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Alessandro Barbero incontra gli studenti alla Festa internazionale della Storia
di , , numero 54, dicembre 2022, Letture e Recensioni, DOI

Alessandro Barbero incontra gli studenti alla Festa internazionale della Storia
Come citare questo articolo:
Filippo Melani, Irene Strinati, Alessandro Barbero incontra gli studenti alla Festa internazionale della Storia, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 54, no. 25, dicembre 2022, doi:10.48276/issn.2280-8833.10152

1. La Festa Internazionale della storia: origini, finalità, sviluppi
La Festa Internazionale della Storia è un appuntamento fisso da diciannove anni per la città di Bologna e per tutti gli appassionati di Storia. È oramai considerato un evento irrinunciabile, un momento importante di incontro della società con la Storia, un luogo di ascolto e confronto tra storici e studenti di ogni ordine e grado, ma anche con Istituzioni ed Enti del territorio. La Festa Internazionale della Storia è un evento che ha contribuito a ridefinire, negli anni, il concetto di divulgazione storica in Italia e all’estero.
Questa manifestazione si tiene ogni anno dal 2003 nel mese di ottobre per una settimana, ed è preceduta e seguita da altri eventi ed incontri collegati all’iniziativa, che si svolgono da settembre fino a dicembre1.
È interessante indagare le origini e le motivazioni dietro a questa manifestazione che ha l’obbiettivo di divulgare la storia e contribuire a decostruire gli stereotipi che tradizionalmente ruotano intorno a questa disciplina. Infatti, tra la maggior parte degli studenti è opinione diffusa che la storia sia una materia noiosa e mnemonica, basata su una conoscenza passiva di fatti ed eventi, il cui apprendimento è basato su uno studio che non prevede alcuno sforzo critico. È invece necessario ripensare l’insegnamento della storia come una materia in cui, al contrario, è necessario un apprendimento attivo2. Bisogna partire dal concetto secondo cui la “Storia siamo noi”, l’interesse per la materia può muovere dalla conoscenza di sé stessi, delle proprie origini, del territorio e del patrimonio culturale attorno a noi, anche come premessa verso l’obbiettivo di un’analisi storica del mondo che ci circonda. La Storia, dunque, è una materia che ci riguarda da vicino, una materia viva e che richiede un’analisi critica3. È da queste premesse legate alla interattività e ai processi di apprendimento attivo della storia che ha inizio nel 2003 l’avventura della Festa Internazionale della Storia. Proprio per rendere l’apprendimento della Storia attivo, la strategia della rievocazione storica come modalità di apprendimento è risultata vincente.
Il simbolo della città di Bologna sono senza dubbio i portici, basti pensare che nel 2021 i portici della città di Bologna sono diventati Patrimonio Mondiale dell’Unesco4. Per queste ragioni nel 2003 si pensò di rievocare l’episodio del 17 ottobre 1677, quando la popolazione decise di partecipare in prima persona alla costruzione dei portici che portavano, e portano ancora oggi, all’effige della Madonna di San Luca. Il problema della costruzione dei portici nel 1677 era legato al trasporto dei materiali edili e così la popolazione si attivò e con un “passamano” aiutò il trasporto di materiali e con questo atto solidale è stata possibile la costruzione del porticato. Si è compresa da subito l’importanza didattica e civica di rivivere un episodio di solidarietà locale. Dal 2004 in poi il Passamano di San Luca apre e chiude la Festa Internazionale della Storia5.
Quello che rende la manifestazione un momento centrale nel dialogo tra accademia e società è la partecipazione attiva di centinaia di cittadini che collaborano a vario titolo alla ricerca, alla scoperta e alla diffusione della storia divenendo una comunità̀ di apprendimento.
La Festa Internazionale della Storia rappresenta dunque un evento legato alle public history, ovvero alla capacità di rendere di interesse pubblico e comunitario la storia come materia di crescita e conoscenza della società6.
Il Comitato scientifico che porta avanti le iniziative, le finalità e gli obbiettivi didattici della Festa Internazionale della storia è il Centro Internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio (DiPaSt) del Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Alma Mater Studiorum Università di Bologna7.

2. Il Premio “Il Portico d’Oro – Jacques Le Goff” e Alessandro Barbero
Negli anni il modello della Festa della Storia si è diffuso in Italia ed in Europa ed è diventato una realtà con sempre più attori coinvolti8. Per questo, nell’ambito dell’evento si è deciso di conferire dei riconoscimenti a coloro che promuovono le finalità della Festa con il proprio operato scientifico e divulgativo. Un esempio è il premio internazionale “Il Portico d’Oro – Jacques Le Goff”, un premio internazionale conferito a figure ed opere che si impegnano nella diffusione della storia dentro e fuori dall’accademia e nell’ambito della didattica della storia. Il primo “Portico d’Oro” è stato conferito a Jaques Le Goff, a Parigi, nel 2008 nell’ambito della V Edizione della Festa Internazionale della Storia, per il suo impegno nella diffusione della storia ; in seguito, il premio è stato a lui intitolato.
Nel 2013 il riconoscimento è stato conferito ad Alessandro Barbero, nell’ambito della IX edizione della Festa della Storia. Il contributo di Barbero nella diffusione della storia e dunque nell’ambito della public history è indiscusso. L’attività di divulgatore inizia con la vittoria del Premio Strega nel 1996 con il romanzo Bella vita e guerre altrui di Mr Pyle, gentiluomo, edito da Mondadori. Scrittore di libri di divulgazione editi da Laterza, Alessandro Barbero ha collaborato a programmi televisivi come Superquark e Passato e Presente; ha fatto parte del comitato scientifico del programma di Rai Storia Il Tempo e la Storia; nel 2021 conduce il documentario Ei fu. Vita, conquiste e disfatte di Napoleone Bonaparte.
Alessandro Berbero è oggi in Italia uno dei volti della divulgazione storica. Egli ha anche un legame con la Festa Internazionale della Storia, non solo per il premio a suo tempo conferitogli, ma anche per la partecipazione assidua all’evento.

3. XIX Edizione della Festa Internazionale della Storia. Incontro con Alessandro Barbero
Il Prof. Barbero ha partecipato alla XIX Edizione della Festa della Storia, il cui tema è stato “Ri-pensare la Storia. Cosa e come apprendere tra lasciti, moniti e strumentalizzazioni” con un incontro tenutosi alla Fiera di Bologna il 18 ottobre 2022.
Questa volta il suo intervento non è stato convenzionale, non si è trattato di una riflessione legata al tema della XIX Edizione o di un intervento su tema storico9, ma è stato invece un vero e proprio dialogo con studenti e studentesse dell’Università di Bologna, dei corsi di Scienze della Formazione Primaria e del Master di II Livello in Comunicazione Storica. Barbero ha infatti accettato la sfida di rispondere alle domande degli studenti, senza un canovaccio predefinito.
L’incontro si è basato, infatti, sulle domande degli studenti e sulle risposte di Barbero, un dialogo dinamico, che ha aperto riflessioni sui temi della didattica della storia10 e della comunicazione storica11.
Per cercare di riassumere in maniera critica l’incontro è possibile notare come, in generale, le domande degli studenti e delle studentesse di Scienze della Formazione Primaria, si siano incentrate più sul tema della didattica storica nelle scuole e sulla biografia ed esperienza lavorativa di Barbero stesso.
Secondo il Prof. Barbero, che ha la possibilità di rianalizzare la sua biografia in questa sede, un momento chiave nella sua carriera di divulgatore è la vittoria del Premio Strega (1996) e insieme a questa l’esperienza televisiva con Piero Angela a Superquark.
Sia nell’ambito televisivo, sia in quello editoriale, la chiave del successo, secondo lui, è da un lato la passione che lo storico riesce a trasmettere per la materia, dall’altro la capacità di analizzare e studiare non solo le biografie dei personaggi più illustri o i grandi eventi della storia, ma spiegare come la “Storia siamo noi”: la Storia è una rete fatta di persone, di micro-storie12, di errori, di sentimenti ed azioni comuni, e tutti questi elementi dovrebbero concorrere a rendere, nell’ambito della didattica della storia, molto più interessante, vicina e reale la disciplina per gli studenti. Per far comprendere questo, Barbero porta l’esempio della rappresentazione della figura di Cristoforo Colombo. Sostiene che sarebbe molto più interessante spiegare come egli fosse un uomo mosso da una tale passione che, pur di ottenere i mezzi per realizzare la sua impresa è arrivato a falsificare molti calcoli, piuttosto che raccontarlo come colui che da un momento all’altro con le sue azioni porta il mondo dal Medioevo all’età Moderna.
In sintesi, Barbero, sollecitato sulla questione di come si possa proporre la Storia nelle scuole italiane in maniera efficiente, insiste sulla stessa formula: passione, analisi e studio degli esseri umani, unita alla conoscenza approfondita della storia e della sua metodologia, per poter essere capaci di trasmettere la materia agli studenti. Sostiene che la storia che appassiona è quella del “dettaglio rivelatore”, un dettaglio, magari biografico, capace di evocare l’idea che i grandi della storia siano prima di tutto delle persone, vive e reali. Questa analisi del dettaglio è un processo che si realizza meglio, ad esempio, nelle serie tv e nei film che hanno un tema storico. Conclude dicendo come nelle scuole italiane il sistema dei manuali e le poche ore dedicate alla storia mortificano e quasi impediscono queste dinamiche.
Con questa riflessione Barbero rende conto anche sulla tematica della XIX Edizione della Festa Internazionale della Storia ovvero come ripensare la storia, in termini umani e legati alle proprie passioni e conoscenze.
Gli studenti del Master in Comunicazione Storica hanno posto invece delle domande legate alla divulgazione, alla comunicazione, alla tecnologia, e ai social media in associazione alla storia. Barbero risponde a queste sollecitazioni da parte degli studenti in maniera molto chiara e risoluta: la ricerca e la divulgazione sono due piani distinti, il mondo della divulgazione e della comunicazione e quello della ricerca storica sono separati.
Secondo Barbero, il mestiere dello storico è lo studio della materia prima tutto, tramite la ricerca; in seguito, un buon metodo per lo storico che ha intenzione di divulgare la sua conoscenza è proprio quello di partire da un argomento che ha studiato e scrivere su questo.
Barbero viene sollecitato su quali siano oggi gli esempi di buona divulgazione. Lo storico sostiene che in molti film e documentari c’è un’assenza di realismo storico su vari piani, dai dialoghi all’ambientazione. Critica il costante bisogno di attualizzazione e di inserimento di quei valori tipici dell’Occidente contemporaneo che vanno quindi a rendere banale la resa storiografica di un documentario o film.
Barbero spiega alla platea che non sa bene come la comunicazione storica possa essere insegnata, o meglio, è un percorso complesso, e secondo lui c’è il rischio che venga insegnata con un’ottica troppo legata alla comunicazione e poco alla storia; nel suo caso biografico lui prima ha imparato la materia e il mestiere dello storico e poi ha “scoperto” di saperla comunicare.
Il Professore non crede che lo storico oggi debba essere “costretto” a saper comunicare al grande pubblico quella che è la sua conoscenza scientifica acquisita in ambito accademico. Secondo lui, la conoscenza della storia va avanti quando lo storico si confronta con i suoi colleghi e questo è un elemento centrale, quello della divulgazione viene dopo, fatta dagli storici che intendono occuparsi di questo.
Barbero, in sintesi, ci spiega come lui stesso non abbia delle conoscenze in ambito della comunicazione, è estraneo al mondo della tecnologia e dei social media e per questo si schernisce dal dare delle risposte esaustive alla sollecitazioni degli studenti che invece uniscono la conoscenza storica allo studio delle tecniche comunicative.
Una riflessione conclusiva sul tema della comunicazione storica è legata alla necessità, in un mondo così intrinsecamente immerso nella comunicazione, nella tecnologia e nei social-media, di avere una figura professionale che acquisisca in ambito accademico delle conoscenze legate alle tecniche della comunicazione che siano spendibili sia in un mondo del lavoro che ormai le ritiene necessarie, ma anche nelle aule delle scuole ogni ordine e grado per poter realizzare in maniera moderna ed efficace quello che lo stesso Barbero auspica, ovvero: una didattica della storia che sia in grado di appassionare13.

4. Altri temi affrontati nel dialogo con Barbero: fake news e Cancel Culture
Nella fondamentale azione di divulgazione e racconto dei fenomeni storici, la veridicità delle fonti e l’uso che se ne fa rappresenta uno spartiacque significativo. In merito a questo, Barbero, oltre a riproporre il tema molto discusso e poco veritiero secondo cui il Medioevo sia stato un’ epoca di “ignoranza e involuzione”, ha fatto riferimento all’invasione tedesca del Belgio durante la Prima Guerra Mondiale. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, spiega il Professor Barbero, i tedeschi invadono il Belgio e convinti che la popolazione locale formi sacche di resistenza, i comandanti tedeschi decisero di bruciare i villaggi e fucilare la popolazione ad ogni eventuale sparo o azione bellica. Lasciando dietro a loro una scia di morte e distruzione. Subito la notizia si diffonde tra i paesi nemici. Nonostante questa notizia sia verificata, la stampa inglese, come quella francese, ci ricorda Barbero, decise di porre il suo accento su un avvenimento non altrettanto accertato: bambini belgi mutilati14 dai soldati tedeschi durante l’invasione. Con il passare del tempo la notizia legata ai bambini si rivela una fake news. Tale fake news, sarà sostenuta da raccolte fondi, la popolazione si offre di ospitarli ma in definitiva si scopre che questi bambini mutilati non esistono, tutto era stato inventato. È quindi interessante notare come nella narrazione di determinati fenomeni storici, abbiamo preso vita vere e proprie fake news e che il racconto della storia possa cadere in un parossismo dominante. La diversa e spesso infondata interpretazione degli elementi che compongono la storia umana è un tema molto forte e presente nel dibattito inerente la Cancel Culture15, una cultura dal rafforzato revisionismo e sentimento iconoclasta che vede in alcune figure storiche i loro bersagli principali. A proposito di questo tema, Barbero critica come l’abbattimento della statua di un generale schiavista e quindi arrogarsi l’imperativo di giudicare quali icone del nostro passato siano giuste o sbagliate non sia così di aiuto a delle significative battaglie sociali dell’epoca attuale. Da qui il riferimento all’importanza che lo studio e l’insegnamento della storia consideri anche il rispetto per le persone del passato, riuscire ad avere la più ampia e veritiera interpretazione dei fatti accaduti e avere la capacità di inserirli nel loro contesto storico. Secondo il Prof. Barbero, che indefinitiva si dichiara contrario alla Cancel Culture, lo sdegno ed il disgusto verso le statue di personaggi come il Generale Lee, Marco Aurelio o Winston Churchill, rappresentano una pratica che sminuisce il significato storico che questi soggetti hanno lasciato nel panorama culturale collettivo.

Note

  1. Il calendario delle iniziative è consultabile sul sito web della manifestazione, visto il 28/11/2022.
  2. Su questo argomento, il dibattito è molto ampio. Per sinteticità, cfr. Rolando Dondarini, Beatrice Borghi, Filippo Galetti, l «Passamano per San Luca» a Bologna (Italia) tra rievocazione storica e didattica, in “Hermus Heritge and Museology”, n20, 2019, p. 150; cfr. Beatrice Borghi Rolando Dondarini, Un Manifesto per la didattica della storia, in “Didattica Della Storia – Journal of Research and Didactics of History”, Vol. 1, 2019, pp. 1-20.
  3. Cfr. Beatrice Borghi, Rolando Dondarini, Le Radici per volare. Una Festa per la storia, “Hermus Heritge and Museology”,Vol. 6, n. 1, 2014, pp. 5-6.
  4. Cfr. I Portici di Bologna, visto il 28/11/2022.
  5. Cfr. R. Dondarini, B. Borghi, F. Galetti, cit., pp. 159-162.
  6. Cfr. Cfr. B. Borghi, R. Dondarini, cit., p. 6.
  7. Cfr. Festa internazionale della storia, visto il 28/11/2022.
  8. Oggi la Festa Internazionale della Storia è un evento che si è diffuso altre città italiane, francesi e spagnole, come Cahors, Castel San Pietro Terme, Jaén, Milano, Parma, Siviglia.
  9. Un fenomeno recente è legato alla trasformazione delle conferenze del Prof. Alessandro Barbero in podcast, uno strumento multimediale di grande successo. L’aspetto interessante è che questi podcast sono prodotti, senza scopo di lucro, da seguaci di Barbero, che hanno compreso il grande valore divulgativo delle sue conferenze.
  10. Per sinteticità, si rimanda al volume Enrico Valserati (a cura di), Prospettive per la didattica della storia in Italia e in Europa, Palermo, New Digital Press, 2019.
  11. Cfr. Mirco Dondi, Comunicazione storica, ricerca in rete e didattica, in “Didattica della storia – Journal of Research and Didactis of History”, 2 n. 1S, 2020, pp. 194-209.
  12. Tendenza affermatasi nell’ambito della storiografia sociale italiana a partire dagli anni Settanta per influsso della scuola francese degli Annales. Sul piano metodologico ha prodotto indagini di lunga durata che si concentrano su zone geografiche circoscritte o ricostruzione minuziosa e analitica di singoli personaggi. Cfr. Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi, Torino, Einaudi, 1976.
  13. Pier Cesare Rivoltella, Pier Giuseppe Rossi (a cura di) , Tecnologie per l’educazione, Milano-Torino, Pearson, 2019.
  14. Messinger, Gary S., British Propaganda and the State in the First World War, Manchester University Press, 1992.
  15. La locuzione Cancel Culture (in italiano cultura della cancellazione o cultura del boicottaggio) è usata per indicare una forma moderna di ostracismo nella quale qualcuno diviene oggetto di indignate proteste e di conseguenza estromesso da cerchie sociali o professionali – sia online sui social media, che nel mondo reale, o in entrambi, cfr. J. McDermott, Those People We Tried to Cancel? They’re All Hanging Out Together, su The New York Times, 2 novembre 2019; Alan Dershowitz, Cancel Culture: The Latest Attack on Free Speech and Due Process, Hot Books; Cosa vuol dire “cancel culture”, in Il Post, 12 maggio 2021, https://www.ilpost.it/2021/05/12/cancel-culture/ , visto il 28/11/2022.

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