Bibliomanie

Giovanni Greco, Las fabricas del colegio invisible. Abecedario masonico
di , numero 29, aprile/giugno 2012, Letture e Recensioni,

Come citare questo articolo:
Davide Monda, Giovanni Greco, Las fabricas del colegio invisible. Abecedario masonico, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 29, no. 15, aprile/giugno 2012

Non solo in una Res publica delle scienze e delle lettere vieppiù soggetta a disfunzioni gravi quali lo specialismo, il disincanto e il sospetto, bensì nel macrocosmo laico e pluralista che abitiamo – o vorremmo abitare… – è ardua impresa descrivere e, a maggior ragione, patrocinare l’attualità della varia e vasta eredità consegnataci dalla Massoneria. Nondimeno, un cospicuo, policromo e affidabile manipolo di studiosi e pubblicisti ha posto l’accento sull’indubbia rilevanza di questa antica ed insigne Istituzione, che si segnala, inter alia, per l’originalità di pensiero e scrittura, la coerenza effettiva delle posizioni e la consonanza con i più seri e progressivi orientamenti culturali e civili d’Europa.
L’ultimo volume di Giovanni Greco – storiografo di fama internazionale che non necessita certo di presentazioni, e che da molti anni rischiara e diffonde il retaggio latomistico d’Europa – fornisce un contributo rilevante in tal senso, tratteggiando in maniera innovativa e accattivante aspetti decisivi della Massoneria e della sua doviziosa eredità culturale, etica e spirituale. La presente traduzione, realizzata per tutti i paesi di lingua spagnola ma in primis per quelli dell’America latina, giunge dunque opportuna e tempestiva.
Illustrando la positività e la forza dei princìpi massonici, l’autore è confortato dalla certezza che la maggiore e (probabilmente) miglior parte degli studiosi attivi nei due secoli trascorsi abbia riconosciuto che la globalità di quegli alti valori – anche fatta astrazione dalla loro originalità intrinseca – ha influenzato in maniera sempre positiva e in misura tuttora incalcolabile nazioni, costituzioni, codificazioni e organizzazioni di varia natura, tutte determinanti nella vita moderna e contemporanea del pianeta.
E desideriamo aggiungere subito che le convinzioni più profonde e incisive che abitano ed animano questo Las fabricas del colegio invisible possono dire e dare moltissimo non solo al libero muratore, ma a ciascun cittadino del mondo disposto ad accoglierle con onestà complessiva ed autentica apertura mentale.
D’altronde, è indubitabile che molte di esse stanno alla base della nostra paideia, dei nostri diritti e dei nostri doveri; che, in forma più o meno diretta, sono state ponderate dalla maggioranza degli autori più solidi (letterati, filosofi, storiografi, sociologi, antropologi, psicologi etc.) che, per mille ragioni, ci troviamo tutti quanti a frequentare; e che, ancora, sanno spingerci quasi prodigiosamente ad operare a beneficio degli altri, di tutti gli altri, senza però trascurare un equilibrato amore di noi stessi.
Come preciseremo più avanti, buona parte delle tante voci che il volume ci offre alfabeticamente ordinate può migliorare la nostra interiorità, stimolando o consolidando nel nostro “foro interno” virtù che trascendono spazi e tempi: menzioniamo qui solo il rispetto genuino dell’humana dignitas, la tolleranza, la libertà (negativa e positiva), l’uguaglianza (formale, ma soprattutto sostanziale), la fratellanza universale; nonché, in àmbito stricto sensu morale, la fedeltà, la lealtà, l’autodisciplina, la modestia, la dedizione costante e responsabile al lavoro per il bene dell’umanità e – non ultima – l’autentica com-passione, sia verso le persone che ci sono più care sia verso il prossimo.
Quantunque frutto di un’unica ispirazione, questo prezioso “abbecedario” può essere idealmente suddiviso in due parti, le quali procedono peraltro parallelamente. Nella prima, costituita dalle voci più dense e strutturate, lo studioso si prefigge di offrire una propria interpretazione di taluni capisaldi della speculazione massonica, insistendo in special modo sui temi e i problemi che gli paiono più originali e, insieme, più utili per quell’individuo “libero e di buoni costumi” d’oggi che – a prescindere dalla sua appartenenza alla Massoneria – gli sta davvero a cuore. La seconda parte, invece, accoglie forme brevi (massime, sentenze, proverbi, aforismi etc.) composte tanto dall’autore quanto da memorabili scrittori antichi, moderni e contemporanei. Se, leggendo e rileggendo i primi, abbiamo concluso, parafrasando Goethe, che i pensieri di qualità possono sbocciare «solo da una cultura universale, come i germogli dai rami verdi», meditando e rimeditando i frammenti “classici”, non si tarda a capire che, ben lungi dal costituire momenti ludici o divaganti, essi sono sempre scelti con attenzione oculata e sottile, mai dimentica del fine generale dell’intrapresa.
Lasciando qui da parte i pur deliziosi e intensi fragmenta animae in cui prevalgono elementi autobiografici, teniamo a ribadire che sia il massone sia, in generale, ogni cittadino del mondo farebbe molto bene a soffermarsi su parecchie delle considerazioni delineate da Giovanni Greco. Lucido quanto animoso, l’impegno etico-civile del nostro contemporaneista risulta palese sin dall’Introduzione al testo, ove si legge fra l’altro:

Il Collegio Invisibile lavora per i vivi sui cadaveri, spesso riportandoli in vita, ritorna sui sentieri già percorsi e traccia a fianco nuovi cammini […] ritiene che l’unico modo di valorizzare il passato sia quello di saper essere innovatori, cercando d’immettere il ricordo e le immagini dell’antico in un circuito rinnovato di passioni e di pensieri.

Il lettore ritrova poi tali encomiabili finalità educative e formative, a ben vedere, nella totalità dei lemmi ospitati; esse appaiono, comunque, evidentissime in quelli più densi e impegnativi. Fra questi, ci piace menzionare perlomeno i seguenti: Apofasìmeni, Charta di Bologna, Franklin, Giardino, Labirinto, Massoneria (va da sé), Riti, Saffi, Silenzio, Tavole massoniche, Tricolore, Zero.
Chiunque avrà queste pagine fra le mani, ancora, potrà farne proficuo oggetto di quelli che Pierre Hadot – uno storico del pensiero antico che è stato altresì filosofo e filologo di gran vaglia, e che oggi è ovunque celebre e celebrato – ha chiamato “esercizi spirituali”. Si tratta di una pratica filosofica – o, in altri termini, di uno stile di pensiero e di vita – che ci ha elargito la grande filosofia pagana e che soltanto in seguito il Cristianesimo ha recepito e assimilato.

Io credo che in un àmbito filosofico – ha dichiarato Hadot pochi anni or sono, in una delle sue ultime interviste – l’“esercizio spirituale” possa considerarsi come una pratica volontaria, tutta personale, destinata a provocare una profonda trasformazione dell’individuo, una profonda metamorfosi del sé. Per alcuni filosofi antichi, questa pratica potrebbe essere messa in relazione con il prepararsi ad affrontare le difficoltà della vita: la malattia, la povertà, la mancanza del necessario, la variazione improvvisa della fortuna impongono un esercizio interiore che ci aiuta nella quotidianità e, nello stesso tempo, ci insegna a ragionare e a interiorizzare il sapere.

Tra gli officia precipui della filosofia, ad avviso di Hadot, non spicca quello di progettare e via via portare a compimento «discorsi nuovi» o «edifici concettuali fine a se stessi»: «La filosofia deve soprattutto insegnarci ad andare al di là di noi stessi, a superare il perimetro limitato del nostro io, e a farci prendere coscienza del nostro appartenere alla grande comunità degli esseri umani. Solo così pensiero e azione possono aiutarci a cercare il bene comune, rinunciando a inseguire i piccoli egoismi e le miserie legate al nostro “particulare”».
Seguendo con franco rispetto e, insieme, con giudizio raro le orme di mentori dell’Occidente quali Platone, Aristotele, Seneca, Erasmo, Montaigne, Montesquieu, Voltaire, Goethe, Mann, Pessoa e tanti altri, Giovanni Greco dà prova anche in questa ultima fatica – compiuta, come s’è detto, a beneficio dei paesi di lingua spagnola, ovvero della lingua più diffusa in assoluto – di saper guidare, sostenere e persino confortare, con precetti, coordinate e ipotesi di efficacia formidabile, un novero cospicuo di persone “libere e di buoni costumi”.
Condannando qualsiasi forma di eccesso, servilismo, trivialità e barbarie, schierandosi per gli intramontabili ideali dello studio costruttivo e del sincero engagement morale, questo intellettuale lungimirante e cosmopolita dimostra, ancora una volta, quanto bene possano fare a noi stessi e all’umanità intera valori come la libertà di pensiero e azione, la giustizia reale, la saggezza e la sapienza.

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