L’amore ai tempi delle mostre
Maria Teresa Martini, L’amore ai tempi delle mostre, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 40, no. 11, settembre/dicembre 2015
A) Il bacio
Ben tre tele de Il bacio di Hayez, precedute, qualche sala prima, da L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta, aspettano gli innamorati a Milano. Sono circondate da altre cento opere, inserite nella mostra dedicata al grande artista, alle Gallerie d’Italia, in piazza della Scala (fino al 21 febbraio 2016). I capolavori sono messi a confronto in diverse versioni, accattivanti e di successo, e tutti i visitatori potranno baciarsi accanto all’opera icona di Hayez: bacio-abbraccio appassionato di un fuggitivo, forse alpino, e una tenera amante, in frusciante seta turchese o in mise candida e più pudica. Per gustare a pieno la visita, si può usufruire di un’innovativa videoguida su tablet, con contenuti multimediali.
Francesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882): nell’esposizione assumono particolare rilievo i temi autobiografici. Ce lo confermano i suoi autoritratti, autocelebrativi, ma realistici e rispettosi del passare degli anni, scanditi per decenni: da bohemien (nelle prime sale) a persona matura (negli spazi centrali), fino alla vecchiaia, nelle ultime pareti. Nelle prime sale figurano gli anni dell’amore per la cultura classica, per i grandi miti, fino alla massima espressività nei temi sentimentali, come in due tele di Malinconia e nelle tre del Bacio, (dipinto-icona simbolo di una passione sospesa fra le attese e le inquietudini del Risorgimento).
Dagli anni della formazione a Venezia giungono dieci lunette, ammirate persino da Stendhal durante il soggiorno Veneziano, che facevano parte di un ciclo di affreschi realizzati nel 1819 per decorare l’ufficio della Borsa, al pianterreno del Palazzo Ducale, ora recuperate e restaurate grazie al contributo delle stesse Gallerie e di Luis Vitton . Cinque grandi lunette raffigurano i Quattro Continenti e nove lunette più piccole sono figure di Nereidi e Tritoni, divinità tutelari dei traffici mercantili.
A Roma Hayez celebrava miti storici, nell’ambito del Neoclassicismo, per affermarsi, a Milano, come protagonista del movimento Romantico. Da tanto eclettismo una eccezionale sequenza di opere, capolavori non sempre noti. Vita e arte si intrecciano nella sua personalità in grado di produrre continue invenzione e costanti rielaborazione di temi iconografici. L’artista conferma la sua straordinaria padronanza di stile, l’abilità sia nella pittura a olio che nell’affresco. Banca Intesa espone le opere di sua proprietà, esempi del periodo storico: La morte di Abradate, realizzato nel 1813, Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima crociata del 1835 e L’ultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia, noto come I due Foscari, naturalmente di ispirazione veneziana, resa come una scenografia teatrale.
Dopo la storia, le sale del ritratto – celeberrimi quello del Manzoni: un’immagine austera di commovente intimità. Quello della Principessa Belgiojoso è un’opera stupefacente, essenziale nella resa suggestiva della psicologia della principessa, costretta all’esilio per motivi politici e destinata a diventare leggenda del Risorgimento. Sempre ispirato a temi risorgimentali il ritratto in carcere di Francesco Arese, commovente, inquieto colonnello napoleonico, imprigionato allo Spielberg. Si passa dalle sale della mitologia, alla pittura sacra: nella quale inserisce grandi figure bibliche femminili e maschili, Maddalena, Betsabea, Sansone, Rebecca, Ruth. Indugia raffinato su queste ultime, inquadrandole su sfondi albeggianti, affascinante trait-d’union con i successivi nudi femminili, ai quali aggiunge tocchi da artista-libertino ispirati all’orientalismo. Le declina in sfumature di sensualità variegate, dalle Betsabea a Venere. Eccolo poi appassionato, nelle sale con Opere-scenografie dei melodrammi: nelle quali inserisce la propria presenza, a testimoniare la propria immedesimazione ai drammi del tempo. I diversi riferimenti si intrecciano in un unicum.
Hayez si conferma, con Giuseppe Verdi e Alessandro Manzoni, il maggiore interprete di una unità culturale idealizzata, ancora prima che questa divenisse politica.
“Hayez ,morto a 91 anni, ha attraversato praticamente un secolo di pittura – spiega il curatore Mazzocca – ha assistito a molti cambiamenti del gusto, senza mai cedere nell’impareggiabile stile, cimentandosi nei più diversi generi, sempre con grande successo. […] Guardava al di là delle convenzioni e della moralità vittoriana del tempo”. Il suo “era un linguaggio in cui l’Italia poteva riconoscersi, consacrandolo da subito cantore della bellezza, dell’amore e dei valori risorgimentali, universali…”.
Commenta il professor Bazoli, Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo:
“…la pittura civile di Hayez offrì un importante contributo alla formazione di una coscienza nazionale. Un aspetto, questo, al quale Intesa Sanpaolo ha rivolto negli ultimi anni una particolare attenzione, come dimostra anche il recente rilancio di Casa Manzoni, luogo simbolo di Milano e del Paese.”
Cogliamo il suggerimento per inserirci nei misteri de i Promessi Sposi raggiungendo proprio Casa Manzoni, dopo aver ammirato ancora una volta nell’Atrio la Maddalena di Antonio Canova, suo maestro e protettore e le opere di Vincenzo Vela suo seguace, destinato a diventare il maggiore interprete del Romanticismo in scultura.
Dettaglio accattivante per San Valentino: grazie al celebre dipinto di Hayez, Federico Seneca, per Perugina, ideò poi la scatola blu e argento raffigurante la coppia che si bacia sotto una pioggia di stelle…il Bacio smise di essere un cioccolatino per diventare mito italiano e Perugina si è precipitata a sponsorizzare la mostra e le numerose attività collaterali.
La stessa mostra dedicata ad Hayez, a Milano, invita a vedere di persona i lavori del maestro Canova nelle sale restaurate del Museo Correr a Venezia.
Ci soffermiamo su Amore e Psiche giacenti, immortalati in un abbraccio estatico, opera ad olio che rimanda alla splendida scultura in gesso e in marmo. L’itinerario comprende cinque nuove sale delle Procuratie Nuove, con marmi autografi, bassorilievi giustamente celebri, ispirati ai poemi greco-romani.
Se siete al Correr non potete non raggiungere il secondo piano, per Splendori del Rinascimento a Venezia: Andrea Schiavone tra Parmigianino, Tintoretto e Tiziano.
Potrete fermarvi ad ammirare Cupido e Psiche, che avanzano con passo di danza, coraggiosi e aggraziati, illuminati dalla luce dell’amore, noncuranti di persone severe protette dall’oscurità.
Per il 14 febbraio a quanti optano per Verona, dopo aver curiosato alla casa di Romeo, per passare al balcone di Giulietta, propongo un luogo da ri-scoprire: alla tomba di Giulietta, riposta nella cripta della ex-convento di San Francesco (risalente al XIII secolo) dallo storico archeologo Giovan Battista Cavalcaselle. Il museo si trova all’interno del convento di San Francesco, quest’anno è stata completata una nuova sezione espositiva, nell’ala meridionale del chiostro, volta ad integrare la grande raccolta di affreschi, con importanti opere del Medioevo e del Rinascimento veronese.
All’esterno, ampi spazi destinati a verde e all’esposizione di reperti e frammenti lapidei che preparano alla visione della Tomba allestita nella cripta.
Nel percorso si coglie la storia della città scaligera: cavalieri, armi, onori. A questo punto siamo pronti ad assecondare, più consapevoli, l’attrazione della cripta: ispirata ad architetture medievali piena di suggestioni e rimandi emotivi: Giulietta.
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