Salvatore di Giacomo, Poesie
Matteo Veronesi, Salvatore di Giacomo, Poesie, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 05, no. 16, aprile/giugno 2006
Secondo un aneddoto narrato dallo stesso poeta, Di Giacomo abbandonò gli studi di medicina dopo aver visto, in una piovosa mattina d’autunno, cadere, lungo le scale della morgue, un groviglio osceno ed immondo di «membra umane», «teste mozze», «gambe sanguinanti». Orrori non meno atroci vide, forse, negli anni a venire, compiendo, nella veste di fotografo e cronista di nera, una sorta di catabasi agli inferi metropolitani, di oscura calata nel fondo lurido, promiscuo, e insieme brulicante di una vita ostinata e feroce (nella «scarrafunera», nel nido di scarafaggi, come lo chiama nei sonetti giovanili di ‘O fúnneco verde), del «ventre di Napoli».
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