Per una storia di Avanguardia Nazionale
Aldo Giannuli, Per una storia di Avanguardia Nazionale, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 48, no. 4, dicembre 2019
1. Premessa
Avanguardia nazionale [An] rappresentò, assieme a Ordine nuovo [On], la maggiore organizzazione dell’estrema destra fra gli anni Sessanta e i primi anni Settanta. Tuttavia, non ha ricevuto alcuna particolare attenzione storiografica1 e quello che c’è, sostanzialmente si reduce alla memorialistica o dalla pubblicistica di parte2.
Al contrario, le vicende di questa organizzazione, nell’insieme ristretta (non raggiunse mai i 10.000 aderenti, anche se va detto che erano in massima parte attivisti) sono un frammento rilevante per comprendere molti aspetti della strategia della tensione, a cominciare dal rapporto fra estrema destra e apparati di sicurezza. Uno spiraglio venne aperto già dai primi anni Ottanta con le interviste di Delle Chiaie a giornali latino americani e, poco dopo, dalla sua audizione davanti alla Commissione di Inchiesta parlamentare sul Terrorismo e le Stragi presieduta dall’onorevole Gerardo Bianco, nell’aprile 1987 (il cui verbale, però) venne segretato e tale restò sino al 19963.
Quasi nello stesso tempo, vennero le memorie di Vincenzo Vinciguerra4, una figura assolutamente anomala nel panorama di queste vicende: militante prima di On e poi di An dalla quale, pure si allontanò deluso, fu l’autore reo confesso della strage di Peteano, che, nei suoi intenti avrebbe dovuto spezzare l’asse fra le forze della destra extraparlamentare e gli apparati dello Stato democratico di cui lui, fascista rivoluzionario, si dichiara fiero avversario. Vinciguerra ha sempre rivendicato il suo diritto a dire quello che sa su quelle vicende, senza mai chiedere alcuno sconto di pena e le sue dichiarazioni hanno sempre avuto riscontro. Per questi motivi, i suoi libri ed articoli costituiscono una fonte privilegiata ed affidabile per ricostruire la trama della “strategia della tensione”.
L’origine lontana di questa ricerca è negli incarichi peritali svolti da chi scrive questo articolo, fra il 1996 ed il 2007, per conto del Giudice Istruttore dottor Guido Salvini di Milano5 e della Procura della Repubblica di Brescia6 (dott. Francesco Piantoni e Roberto De Martino) da cui provengono i documenti qui citati7.
Avanguardia Nazionale: dagli esordi allo scioglimento
Nel 1957, un gruppo di giovani, guidato da Stefano Delle Chiaie, si distaccava da Ordine Nuovo per formare i Gruppi di Azione Rivoluzionaria che, nel 1959, si trasformavano in Avanguardia Nazionale Giovanile.
Il gruppo di Delle Chiaie si differenziava da quello di Rauti per diversi aspetti, quali:
I) l’estrazione sociale più modesta dei dirigenti di An rispetto a quelli di On;
II) la minore capacità di contatti a livello internazionale o con il mondo istituzionale e giornalistico;
III) la scarsissima propensione alla elaborazione teorico-politica compensata da una spiccata propensione attivistica, espressa, il più delle volte, nella forma di un virulento squadrismo.
Le ripetute violenze causarono una valanga di procedimenti penali, che, nel 1965, spinsero Stefano Delle Chiaie a sciogliere il gruppo:
…uno stratagemma tattico, dato che la leadership si impegnava a “tenere unito l’ambiente per le inevitabili lotte future”. Alcuni dei militanti più in vista uscirono di scena per una sorta di maquillage politico; altri rientrarono nel Msi.”8 D’altra parte: “i legami con il Msi non erano mai venuti meno”, come si legge nelle dichiarazioni processuali di Paolo Pecoriello: “Non si può parlare di un netto distacco fra il Msi ed An. Infatti servimmo la prima volta il candidato Ernesto Brivio nella campagna elettorale per le elezioni amministrative. Successivamente, nelle politiche, An tentò di proporre un proprio candidato per il Parlamento, Paolo Signorelli, nelle liste del Msi. Ma Avanguardia dette il massimo del suo contributo nel duello fra Almirante e Michelini nell’imminenza del congresso di Pescara. L’on. Almirante, promotore della corrente di Rinnovamento, mise nelle mani di Stefano Delle Chiaie l’organizzazione di detta corrente incaricandoci di prendere in mano, in poco tempo, la direzione del maggior numero di possibile di sezioni onde poter disporre in sede di congresso dei loro voti.
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Il che, però, non impediva al gruppo di svolgere propaganda anche per il movimento pacciardiano di Nuova Repubblica10.
A partire dal 1965, anno dello “scioglimento tattico” di An, il referente privilegiato degli avanguardisti nel Msi diventava l’onorevole Pino Romualdi11 che, manifestava intermittentemente l’intenzione di uscire dal Msi, per promuovere un’aggregazione con i gruppi della destra extraparlamentare.
Avanguardia nazionale, continuava, quindi a vivere come gruppo interno-esterno al Msi, intervenendo nelle elezioni politiche del 1968 in appoggio al Msi (a differenza di On e Fn che optarono per la scheda bianca), e – stando alle informative dello Uaarr – progettando attentati12.
In questo contesto, va inserito il pro-memoria del 18 dicembre 196813:
Verso la fine del 1964 l’Ang fu sciolta, per riformarsi dopo brevissimo tempo in maniera totalmente diversa: alcuni elementi di sicura fede, appartenenti alla vecchia Ang, furono avvicinati cautamente e singolarmente e fu loro proposto, nelle forme che il caso richiedeva, se volevano entrare a far parte di una organizzazione segreta, composta da persone disposte a qualsiasi sacrificio […]
Tale organizzazione segreta […] fu costituita in modo che non tutti i componenti potessero conoscersi fra di loro: furono pertanto formati gruppi di due, tre o quattro persone al massimo.
Molti elementi, mentre facevano parte dell’Ang, erano stati istruiti sull’uso delle armi e degli esplosivi da un ex ufficiale francese della legione straniera14, in uno scantinato sito in via Amari Michele a Roma
Con la costituzione dell’organizzazione segreta, a tali lezioni teoriche di carattere politico e paramilitare, seguirono, nell’ estate del 1966, corsi pratici in Antrodoco (Rieti).
[…] Tale corso, che ebbe la durata di una quindicina di giorni, fu tenuto da un ex ufficiale tedesco di circa 38-40 anni.
[…] Oggi il maggior numero degli attivisti di tale organizzazione si trova a Roma […] Alcuni invece si sono trasferiti in città dell’Italia Centro Settentrionale.
Il documento sembra essere qualcosa di più della nota di un informatore; anche l’insolita titolazione di “pro-memoria” fa pensare piuttosto a dichiarazioni rese informalmente, a un ufficiale di polizia, da qualche aderente all’organizzazione stessa.
Una conferma indiretta viene dagli errori e dallo stile (l’autore indica scrive Delle Ghiaie anziché Delle Chiaie, gen. Di Lorenzo anziché De Lorenzo, che sembrano altrettante trascrizioni fonetiche, sino a quell’illuminante: “via Amari Michele ” che tradisce l’abitudine burocratica di premettere il cognome al nome, estesa, per l’occasione, alla toponomastica), che suggeriscono l’immagine di un verbalizzante di basso grado, in qualche commissariato di quartiere (un informatore o un funzionario dell’Uaarr difficilmente sarebbe incorso in questi errori sui nomi).
È da ricordare che proprio nel dicembre del 1968 aveva luogo l’inchiesta sugli attentati, del 19, 20, 21 e 26 novembre di quell’anno, contro alcuni istituti scolastici romani. In occasione degli arresti seguiti, alcuni indiziati (Mario Palluzzi, Alessandro Pisano e, soprattutto, Alfredo Sestili, Mario Merlino ed Enzo Maria Dantini) avevano fatto pesanti ammissioni chiamando in causa Delle Chiaie15. Sembra ragionevole dedurre che il pro-memoria sia in qualche modo connesso a quell’evento. La vicenda si sgonfiò rapidamente a causa delle versioni successive e contraddittorie fornite da Sestili. In ogni caso, il documento presenta motivi di interesse che vanno ben al di là degli attentati del novembre 1968. Innanzitutto, colpisce la data in cui avrebbero avuto inizio i “corsi pratici” ad Antrodoco, l’estate del 1966, cioè il momento di formazione dei Nuclei di Difesa dello Stato. Inoltre, è interessante il riferimento all’ex ufficiale francese che avrebbe addestrato gli elementi di An all’uso di esplosivi, che ricorda molto da vicino quel «certo Jean, un francese dell’Oas … istruttore militare ed esperto di esplosivi» di cui si legge alla p. 186 dell’inchiesta La strage di Stato quale abituale frequentatore, in quegli anni, di Delle Chiaie. Anche il teste Paolo Pecoriello, nel corso dell’inchiesta del dottor Guido Salvini, ha dichiarato:
Ho effettivamente frequentato un corso di addestramento alla guerriglia, nel cui contesto veniva anche insegnato l’uso di esplosivi… Nostro istruttore era un francese che mi venne presentato come ex ufficiale dell’Oas… Il corso si tenne in una ex sede di Avanguardia, in un sottoscala di via Michele Amari
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Dunque, sembra che il promemoria abbia riscontri che lo rendono credibile. Interessante è anche la struttura compartimentata dell’organizzazione segreta.
3. La vicenda dei “manifesti cinesi”
Intorno al periodo dello “scioglimento tattico”, si verificò il notissimo episodio dei “manifesti cinesi” sul quale, Pecoriello, nella deposizione riportata nella citata Sentenza Ordinanza, ha fornito una ricostruzione ricca di particolari (come il fermo, a Livorno, di alcuni avanguardisti impegnati nell’affissione, immediatamente rilasciati e senza alcun motivo apparente). È utile incrociare questo racconto, con le dichiarazioni si Stefano Delle Chiaie davanti alla Commissione Parlamentare sulle stragi il 9 aprile 1987:
Nel 1965 venne da noi un camerata, … Pino Bonanno di Ceccano, il quale ci espose l’iniziativa di diffondere circolari e manifesti che attaccavano il revisionismo sovietico e confermavano la linea stalinista. Questo doveva servire per creare una frattura all’interno del Pci. Si era a cavallo fra il 1965 ed il 1966, alla vigilia dell’autoscioglimento […] Valutammo la situazione, la possibilità e l’interesse che potevamo avere con un’azione politica di questo genere e accettammo l’operazione. Ci fu un primo manifesto […] successivamente ce ne furono altri, finché ci fu un incidente, il giorno dopo la veglia per il Viet Nam all’Adriano. Non ricordo esattamente il giorno, ma durante la veglia ci furono degli incidenti, fu fermato un camerata, che fu interrogato e catturato. Disse che avevano individuato la sua auto nella zona, però egli sostenne che l’auto l’aveva prestata a un suo cugino che era in Abruzzo. La cosa non rispondeva al vero. Allora io accompagnai questo camerata all’Ufficio Politico, per fare in modo che ritrattasse la sua deposizione […] durante la deposizione, il dottor Mazza, che era allora il capo del settore di destra dell’ufficio politico, si congratulò per l’operazione dei manifesti cinesi. Io chiesi a cosa si riferisse. Egli mi disse che era stato fermato un elemento di Avanguardia a Massa, mentre affiggeva i manifesti cinesi: “L’operazione è vostra. Mi sembra un’operazione valida. In qualsiasi momento sono a disposizione.” Io negai e, tornato in sede, mi consultai con i camerati, riferii il fatto e […] decidemmo di chiedere una collaborazione al dottor Mazza. Ci venne il dubbio circa l’origine dell’operazione dei manifesti cinesi. Fino a quel momento avevamo saputo da Bonanni che era una iniziativa di un gruppo di camerati, che dopo la seconda guerra mondiale erano rimasti in contatto fra loro e avevano deciso di fare questa operazione. La versione di Mazza ci allertò e ci fece pensare che potesse esserci qualcosa di diverso. Allora, un camerata chiamò per telefono il dottor Mazza e gli dette un appuntamento a Piazza Venezia dove mi incontrai appunto con il dottor Mazza e altre due persone […] a Mazza fu chiesto se era in grado di darci copertura. Egli rispose di si.
Lasciammo Mazza e tornammo a Piazza Zama, dove era la nostra sede. Forse erano trascorsi quaranta minuti dal momento in cui avevamo lasciato Mazza […] Chiamammo Bonanni, per avvertirlo del fatto accaduto. Pino Bonanni, prima che potessimo parlare, per telefono disse che Mario Tedeschi, che era l’ideatore di questa operazione era inferocito, perché aveva saputo che avevamo chiesto la copertura a Mazza. Questo ci fece capire immediatamente […] Il giorno dopo andammo da Bonanni a Ceccano, per chiedergli spiegazioni. Il Bonanni ci disse che il gruppo era rappresentato da una struttura nata dopo la seconda guerra mondiale, della quale facevano parte alcuni ex camerati e alcuni partigiani bianchi […] Allora il Bonanni ci spiegò di questa struttura, che l’operazione era finanziata dalla Cia e che passava attraverso il Ministero degli Interni. Capimmo quindi qual’ era il giro che aveva motivato l’operazione dei manifesti cinesi
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Non è del tutto convincente la versione di una iniziale inconsapevolezza degli avanguardisti, al momento in cui assunsero l’incarico dell’operazione “manifesti cinesi”. Infatti, è per lo meno strano che essi non abbiano cercato di sapere qualcosa di più su questo gruppo di «camerati restati in contatto fra loro dopo la IIa guerra mondiale», soprattutto in considerazione dell’insolita proposta. Si immagina che gli uomini di An conoscessero abbastanza bene il mondo dell’estrema destra italiana, per cui questo gruppo, che non aveva neppure una denominazione precisa, avrebbe dovuto insospettirli. E qualche dubbio sarebbe dovuto affiorare in occasione del fermo, seguito da pronto rilascio, degli attivisti a Livorno come dice Pecoriello o Massa come dice delle Chiaie: non è chiaro se si tratti dello stesso caso e uno dei due ricordi male, o se si tratti di due vicende distinte. Infatti, non è usuale che la polizia trovi estremisti di destra impegnati ad affiggere manifesti di opposta parte politica e li rilasci senza cercare spiegazioni ulteriori. Eppure, Delle Chiaie ed i suoi attesero le congratulazioni del dott. Mazza per iniziare a nutrire qualche dubbio.
L’aspetto più rilevante delle dichiarazioni di Delle Chiaie riguarda, invece, la questione della “struttura” anticomunista di cui gli avrebbe parlato Bonanno.
Il riferimento all’epoca di costituzione della struttura (dopo la IIa guerra mondiale) farebbe pensare agli antecedenti di Gladio (è da notare che Delle Chiaie parla nel 1987, quando di Gladio non si sapeva ancora pubblicamente) ma Gladio, almeno ufficialmente, era alle dipendenze delle gerarchie militari, non del Ministero degli Interni, né nei suoi elenchi sono mai comparsi i nomi di Tedeschi e Bonanno. Questi altri elementi suggeriscono invece che Bonanno parlasse di un’altra struttura, parzialmente convergente. Una struttura su cui Delle Chiaie torna ripetutamente nel corso della sua audizione per aggiungere qui e lì qualche ulteriore particolare:
Noi abbiamo saputo di una struttura occulta che spesso ha attraversato anche le frange del nostro movimento […]
Evidentemente, durante il periodo in Spagna abbiamo compiuto delle analisi, delle valutazioni. Una di queste riguardava la struttura nata dopo la seconda guerra mondiale. Penso che ad essa si riferisca Vinciguerra nel parlare di struttura di sicurezza. La nostra analisi ci aveva condotto un po’ più in là, portandoci a ritenere che tale struttura fosse stata utilizzata nel tempo a fini di equilibri interni tra gruppi di potere, che tendevano a rafforzare il sistema, non a creare rotture al suo interno, limitandosi solo a modificare equilibri, spazi di potere. La struttura nata per motivi esterni -credo che si riferisca ad accordi per difendersi dalla minaccia che poteva venire dal partito comunista alla stabilità interna- si sarebbe trasformata in un mezzo di lotta politica.
Ho detto che nacque dopo la fine della seconda guerra mondiale una struttura che comprendeva …sia partigiani bianchi, sia camerati, i quali furono organizzati in funzione anticomunista. …. Quando parlo di struttura, non significa che questa sia organica ed omogenea; può anche essere in compartimenti stagni, utilizzata di volta in volta “in funzione di”. Mi spiego?
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Per la verità avrebbe potuto spiegarsi meglio, ma, dall’insieme dei brani, possiamo ricavare questo questa descrizione sommaria dell’organizzazione segreta: costituita dopo la Seconda guerra mondiale, composta da ex partigiani bianchi e da fascisti organizzati in funzione anticomunista, ma in diversi compartimenti impermeabili l’uno all’altro; con un’articolazione che consentiva, di volta in volta, di mobilitare il compartimento idoneo all’azione voluta; finanziata dalla Cia, ma coordinata, almeno in Italia, dal Ministero degli Interni; occulta; sorta da esigenze di ordine esterno ma, via via, piegata in funzione di scontri di potere interni. Inoltre, Delle Chiaie manifesta sospetti di infiltrazioni nell’ambiente “nazional-rivoluzionario”, ad opera di questa “struttura”, attraverso Chiesa ed un non meglio identificato “Legionario”19 (di un tale soprannominato “Legionario” parla anche Vinciguerra), e, ma il riferimento si fa più sfumato, attraverso Spiazzi e Degli Occhi.20 Un’ombra lambisce anche Cristiano De Eccher.21
Naturalmente, Delle Chiaie assume questa “struttura”, ed i suoi infiltrati, come una sorta di “convitato di pietra” che ha ostacolato in ogni modo l’unificazione delle forze nazional-rivoluzionarie22 ed Avanguardia Nazionale come una vittima indiretta di questa azione disgregatrice.
Nel complesso, si ha l’impressione che la descrizione fatta da Delle Chiaie sia una sorta di cocktail fra alcune caratteristiche di Gladio, altre degli Nds con, in più, i riferimenti al Ministero dell’Interno.
Di fatto, la trasformazione di An in organizzazione segreta dedita ad attività paramilitari, si colloca fra la pubblicazione dei due volumetti sulla guerra rivoluzionaria di Giannettini (seconda metà del 1964) e la costituzione dei Nds (estate del 1966) e mostra caratteri organizzativi assai simili a quelli descritti nel brano del secondo intitolato “La parata e la risposta”.
4. Avanguardia Nazionale e i rapporti con l’Ufficio Affari Riservati
Queste considerazioni riportano al problema centrale della storia di An: quali sono stati i suoi reali rapporti con lo Ufficio affari riservati?
Delle Chiaie ha sostenuto, nella sua audizione, di aver compreso solo dopo la conversazione con Bonanno di essere stato strumentalizzato da una catena che, passando per Mario Tedeschi e Federico Umberto D’Amato, giungeva a Mariano Rumor e a Giulio Andreotti23. Naturalmente, il leader di An afferma di essersi ritratto dall’iniziativa non appena comprese tutto ciò. La “diceria” su rapporti inconfessabili fra An e Uaarr, la “leggenda” di “A. Ministero” (come era definita negli ambienti ordinovisti) nascerebbe, dunque, da questa singola vicenda che vedrebbe gli avanguardisti inconsapevolmente usati.
La tesi opposta, di un Delle Chiaie agente consapevole dell’Ufficio Aarr è stata sostenuta, nell’arco di quasi trent’anni, da moltissime persone delle più diverse collocazioni politiche ed ha trovato largo consenso negli ambienti di destra. Fra i più accaniti sostenitori di questa accusa ricordiamo il segretario del Msi Almirante24, Marco Pozzan, il direttore del “Candido” Giorgio Pisanò, il Comitato per la Liberazione di Franco Freda. La stessa accusa venne dal senatore Gastone Nencioni, nel corso di un intervento al Senato, nell’ottobre del 1974, nel quale dichiarò che «Avanguardia Nazionale era sempre stata gestita dal ministero degli Interni25».
Proprio a quei giorni (11 ottobre 1974) risale una nota informativa al Ministero dell’Interno, proveniente da Milano26 che riferiva:
Romualdi sta cercando di coalizzare alcuni giovani e fino ai quarantenni, col preciso scopo di eliminare la candidatura del sen. Mario Tedeschi, quale prossimo segretario del Msi. Le voci che circolano su finanziamenti di Enti dello Stato o di partito, ai gruppi extraparlamentari di destra, vengono attribuite proprio all’attivismo dei camerati di Romualdi. I quali, d’accordo con lo stesso, penserebbero di indire fra qualche settimana una conferenza stampa a Roma, e che verrebbe promossa dai gruppi di Avanguardia Nazionale.
Fra i tanti temi e le prove che esisterebbero, Avanguardia Nazionale, farebbe risaltare che ad essa, fra l’altro, gli è stato consegnato un milione di lire dal sen. Tedeschi, da parte del Ministero dello Interno. Dicono che si tratti di un assegno circolare. Inoltre, metterebbero in particolare rilievo anche alcuni fatti, come quello riguardante la sempre cospicua documentazione che il Tedeschi ha circa le formazioni illegali, che essi affermano non poter provenire da altri, che da vari servizi di informazione
27.
Ad un primo esame, l’informativa appare inverosimile: pur di colpire un avversario politico, An sarebbe stata disposta ad ammettere pubblicamente di aver ricevuto denaro dal Ministero dell’Interno, dando così ragione ai suoi detrattori di sinistra e di destra.
D’altra parte, lo “scandalo” avrebbe colpito Tedeschi (ed il suo alleato Nencioni) che, paradossalmente, nelle stesse settimane si affannava a sostenere, che An era eterodiretta dallo Uaarr, ma certamente non avrebbe mai ammesso di esserne il tramite.
In questo modo, lo scambio di accuse si sarebbe risolto in un doppio suicidio politico. Ne deriverebbe, quindi, un giudizio di inverosimiglianza del documento, se non vi fosse un particolare: il momento in cui si svolgono queste convulse manovre. Nel 1974, a seguito delle stragi di Brescia e San Benedetto Val di Sambro, l’estrema destra era travolta da una tempesta politico-giudiziaria senza precedenti: On era già stato sciolto il 22 novembre del 1973 e si era aperto un procedimento penale per ricostituzione del Pnf contro An, con oltre 100 imputati.
Si prospettava, dunque, lo scioglimento anche di An (in effetti, esso avverrà nel 1976) che si difendeva con durezza:
In una conferenza stampa tenuta in un albergo romano dal segretario Adriano Tilgher, dall’esponente del Fn Zerbi e dall’avvocato Giorgio Arcangeli. Secondo Tilgher e Zerbi, non si contano i tentativi dei cosiddetti ‘corpi separati’ (Sid ed Ufficio Affari riservati) e dei singoli esponenti politici per strumentalizzare la loro associazione.
In qualche caso – ammette Zerbi – questi tentativi sono riusciti e le vittime sono state alcuni nostri giovani aderenti, i più immaturi e romantici! Tilgher e Zerbi dichiarano che il ministro socialdemocratico Mario Tanassi “ha cercato di avere rapporti con il Fronte Nazionale” ed accusano il senatore missino Mario Tedeschi, direttore del settimanale ‘Il Borghese’: “Oggi ci attacca duramente -dice Tilgher- eppure nel ’64-65 aveva molta simpatia per noi, tanto che ci finanziava regolarmente con un assegno mensile di 300 mila lire”
28.
Dunque, la chiamata di correo (ovviamente in termini politici, più che giudiziari) nei confronti di Tedeschi faceva parte della linea di difesa del gruppo contro la minaccia di scioglimento. E di un finanziamento di fonte ministeriale per trecentomila lire al mese aveva già detto il libro La strage di Stato (dunque era fatto non nuovo).
Tedeschi e Nencioni, dal canto loro, avevano dato vita alla campagna contro An, nel quadro della più generale presa di distanza del Msi da questo gruppo.
Dopo gli incidenti milanesi del 12 aprile del 1973 (nei quali un giovane agente di Pubblica sicurezza perse la vita per il lancio della bomba da parte di due neo-fascisti) e dopo l’avviso di reato, per ricostituzione del Pnf, inviato dalla procura milanese ad Almirante, il Msi aveva deciso di recidere ogni rapporto con l’estrema destra extraparlamentare, cercando di scaricare su di essa l’intera responsabilità delle violenze degli ultimi anni. E, il settore “perbenista” del partito (Nencioni, Tedeschi) si poneva alla testa di questa campagna, anche per ridimensionare Almirante e prepararne la successione.
A questa presa di distanza, An reagiva rinfacciando, ai suoi accusatori del momento, i trascorsi, peraltro non remotissimi, di collaborazione. Peraltro, la chiamata in causa di Tedeschi preludeva ad un obiettivo ben più ambizioso: legare le mani allo stesso Uaarr, minacciando di trascinarlo nella propria rovina.
A chiarire questo aspetto della linea difensiva di An, provvedeva, il 30 giugno 1975 il “Bollettino di controinformazione nazionale rivoluzionaria”:
Chi pensasse ad un indolore provvedimento amministrativo contro Avanguardia Nazionale ha sottovalutato la forza e la decisione di questa organizzazione. Se poi si arriverà al processo, Avanguardia Nazionale chiamerà sul banco dei testimoni ministri, uomini politici, segretari di partito, corpi separati e quanti in un modo o nell’altro hanno prima cercato l’amicizia di Avanguardia Nazionale e poi, visti respinti i tentativi, hanno deciso la fine di una organizzazione non incasellabile nei giochi di sistema
Prosa sin troppo chiara per richiedere spiegazioni. Dodici anni dopo, davanti alla Commissione presieduta dall’onorevole Bianco, Delle Chiaie, interrogato in proposito, replicherà con imbarazzate vaghezze e calcolate reticenze:
Non so chi scrisse quello che lei sta leggendo […] Evidentemente e comunque ci si riferiva in generale agli uomini politici. È inutile nominarli qui, perché erano molti quelli con i quali avevamo avuto contatti.
Ad una precisa domanda su chi si indicasse con il termine “corpi separati”:
Se fossi stato l’estensore non avrei messo “corpi separati”. Non ho mai ritenuto che Labruna o le altre deviazioni siano il frutto di corpi separati
Nè migliore risposta ebbe una domanda sul plurale a proposito degli uomini politici (che Delle Chiaie aveva ristretto al solo Almirante) o dei ministri:
Chi ha scritto quelle note non poteva sapere che ci sarebbe stata una Commissione parlamentare che avrebbe chiesto chiarimenti su una frase
29.
Alla luce di queste considerazioni, la citata nota confidenziale dell’11 ottobre 1974 appare verosimile, aprendo la porta ad una ipotesi: che An non avesse tanto intenzione di esibire effettivamente l’assegno circolare di un milione nel corso della conferenza stampa (e, in effetti, ciò non accadde), quanto di far sapere, a chi ne aveva interesse, che avrebbe potuto farlo. In margine alla vicenda, notiamo anche un particolare: Delle Chiaie ed An hanno sempre ammesso, dal 1975 in poi, di aver ricevuto contributi da Tedeschi, ma solo per il biennio 1964-1965, per importi, più o meno regolari, intorno alle 300.000 lire, mentre hanno sempre negato ulteriori sovvenzioni. L’informativa, invece, parla di un assegno circolare per un importo più consistente, dunque non sembra che esso possa far esser riferito alle “sottoscrizioni” di dieci anni prima, quanto a pagamenti ben più recenti.
Ovviamente, alle smentite di Delle Chiaie si sono sempre associate quelle dei responsabili del Ministero degli Interni, che hanno costantemente negato di aver utilizzato Delle Chiaie come collaboratore o informatore ed un esempio è dato dalla nota interna del 29 dicembre 1970 dedicata al libro La strage di Stato30 che riprende alcuni dati dell’appunto 10 marzo 197031
D’altra parte, dalla lettura dei documenti rinvenuti presso l’APP-mi, si colgono spesso espressioni ostili degli uffici di polizia nei confronti del leader di Ang: ad esempio, Delle Chiaie è costantemente descritto come elemento fanatico e pericoloso (il che accade molto più raramente nel caso di Pino Rauti), spessissimo affiorano espressioni sgradevoli nei confronti di Leda Pagliuca indebitamente definita sua “amante” (mentre, per quanto non sposati, i due ebbero costantemente un rapporto di tipo familiare, ma forse questo, agli occhi di un agente di Ps, negli anni sessanta, non doveva fare molta differenza), persino lo stesso volume del fascicolo personale di Delle Chiaie (ben 13 faldoni, contro i due di Rauti, e gli altrettanti di Graziani o Nardi) denota un’attenzione che difficilmente potrebbe essere definita amichevole.
Naturalmente, tutto questo non esclude affatto che Delle Chiaie possa aver avuto rapporti con dirigenti del Ministero dell’Interno, ma è ragionevole supporre che abbiano registrato fasi diverse e siano stati di natura diversa e più complessa di quella di un rapporto di tipo confidenziale.
A complicare ulteriormente la questione, si aggiungono documenti meno affidabili.
È il caso dell’intervista che Delle Chiaie avrebbe concesso al giornale latino americano “Meridiano” il 17 luglio 198332. L’intervista era preceduta da una postilla che spiegava in che modo si era stabilito il contatto con il latitante italiano:
Uno sconosciuto ha chiamato la nostra redazione… per parlare di alcune dichiarazioni che Delle Chiaie desiderava fare all’opinione pubblica boliviana. Ci siamo accordati con l’anonimo di lasciare un questionario in una piazza vicino alla redazione… Alla fine di questa settimana…la stessa persona che aveva telefonato ci ha detto telefonicamente che potevamo ritirare il questionario nello stesso posto
Va da sé che una simile procedura rende il documento non molto affidabile e l’unico elemento che lo convaliderebbe è l’assenza di tempestive smentite dell’interessato (anche se è possibile, ma non probabile, che egli possa non averne avuto notizia in tempo utile).
Quattro anni dopo, nel corso della citata audizione, Delle Chiaie sosteneva di non ricordare di aver mai concesso quell’intervista33, anzi di non ricordare neppure un giornale di quel nome. Ma, leggendo bene il testo dei resoconti stenografici, si comprende che Delle Chiaie si riferiva a giornali italiani (un parlamentare suggerì potesse trattarsi del “Meridiano d’Italia”), mentre, come si è detto, si trattava di un organo boliviano.
Nell’intervista compariva una frase che, qualora il testo fosse autentico, avrebbe notevole valore ai fini dell’argomento in questione. Per spiegare la sua mancata cattura, nel 1982, il leader di An sosteneva di essere stato avvisato da ambienti dei servizi di sicurezza:
Noi eravamo già informati dal 5 agosto delle intenzioni di alcuni servizi informativi rispetto alla mia persona. Molti anni fa abbiamo infiltrato alcuni giovani militanti nelle strutture del sistema. Oggi, molti di loro occupano dei posti utili a penetrare i segreti del regime. Per questo motivo, e non per altro siamo riusciti sino ad oggi ad anticipare i movimenti dei nostri nemici politici
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Ovviamente, la frase ha senso solo ove si riferisca ad organismi di polizia o dei servizi di sicurezza italiani.
La spiegazione dei rocamboleschi salvataggi, in 17 anni di latitanza starebbe, dunque in questa rete di infiltrati. Ma questo implicherebbe comunque una consuetudine di rapporti fra il capo di Avanguardia Nazionale ed il mondo dei servizi: diversamente non sarebbe comprensibile come abbia potuto infiltrare suoi uomini in ambienti che, si suppone, siano particolarmente inaccessibili a chiunque e, più ancora, al leader di una organizzazione eversiva. Resta, però, il dubbio sull’autenticità del testo.
Considerate tutte queste risultanze, l’ipotesi più ragionevole è che An abbia effettivamente avuto un rapporti con il servizio informative del Viminale che impiegò il gruppo per determinate operazioni (manifesti cinesi, pestaggio durante la manifestazione romana contro la visita in Italia del premier Congolese Moses Ciombe, infiltrazione in gruppi di sinistra ecc.) ma che non vi sia stato un rapporto organico come, invece è più sostenibile nel caso di Ordine Nuovo in relazione al servizio segreto militare. Volendo usare una metafora, diremmo che mentre On era un reparto di fiancheggiatori, An era piuttosto un gruppo con l’autorizzazione alla “guerra da corsa”. In secondo luogo è realistico che il rapporto sia stato particolarmente stretto nel periodo 1963-1970 e che si sia diradato dopo l’imbarazzante vicenda del golpe Borghese, per cessare del tutto intorno al 1973.
5. Avanguardia Nazionale e le infiltrazioni nell’estrema sinistra
Un altro aspetto della vicenda riguarda la penetrazione di An fra i movimenti di opposta collocazione politica. E, infatti, l’infiltrazione a scopo di provocazione è stata la forma di azione prediletta di questo gruppo. Nel documento citato a proposito dell’inchiesta sugli attentati del novembre 196835 leggiamo che:
Il noto Delle Chiaie, avvalendosi di vecchie amicizie e di un certo ascendente che gode negli ambienti estremisti di destra, aveva creato un’organizzazione, da lui capeggiata, per controllare l’attività del Movimento studentesco e per commettere attentati allo scopo di generare disorientamento e intimidazione tra il pubblico, facendo ricadere la responsabilità sui gruppi dell’estrema sinistra.
Per tale fine, il Delle Chiaie si avvaleva della collaborazione di un individuo chiamato “il vecchio”, che è stato poi identificato per il missino Di Chiappari Alfredo36, al quale facevano capo pochi fidati elementi del gruppo anarchico “22 marzo” e dell’Associazione universitaria Nuova Caravella.
Dunque, sul finire del 1968 (a pochi mesi dal viaggio in Grecia cui lo stesso Delle Chiaie, aveva partecipato) era già in atto l’infiltrazione di elementi di estrema destra nei gruppi della sinistra extraparlamentare e, segnatamente, nel gruppo anarchico del “22 marzo”. La manovra, infatti, si era avviata già nell’anno precedente: un rapporto della Questura di Roma del 30 marzo 196737 riferisce che Enzo Maria Dantini (di Lotta di Popolo) e Nino Aliotti (di An), entrambi aderenti a Nuova Repubblica, avevano iniziato ad avvicinarsi ad ambienti comunisti filocinesi, anche se la misteriosa morte di Aliotti aveva in qualche modo ostacolato lo sviluppo dell’iniziativa.
La fonte del Ministero dell’Interno “Agrippina”38, in un suo rapporto informativo del 6 agosto 196939, riferiva che, nel corso del convegno a Barcellona di “Riordinamento Europeo”, Delle Chiaie avrebbe affermato: «di aver collocato più di una dozzina di membri appartenenti al suo gruppo in organizzazioni comuniste filo-cinesi in Italia, i quali si sarebbero già distinti come attivisti nelle lotte di piazza». Mentre, un appunto del Ministero dell’Interno del 29 dicembre 196940 ci fa sapere che, nel 1968 l’attivista reggino di An Giuseppe Schirinzi (altro partecipante alla gita ateniese) aveva improvvisamente aderito al Psiup, salvo passare, pochi mesi dopo, al Fn di Borghese.
6. La ricostituzione di Avanguardia Nazionale ed i rapporti con Borghese
Nel gennaio 1970, Delle Chiaie decideva la ricostituzione del suo gruppo, o, meglio, decideva di tornare a rendere pubblica la sua esistenza, mantenendo, tuttavia un doppio livello organizzativo, così come si legge in un appunto presumibilmente dello Uaarr41:
La struttura di ogni gruppo deve essere la seguente: rigida divisione militanti ed aderenti. I militanti vanno divisi in squadre di pochi elementi ciascuna, a capo delle quali verranno preposti gli elementi facenti parte dell’esecutivo di gruppo; dell’esecutivo faranno anche parte i responsabili dei vari settori (stampa, propaganda, culturale ecc.)
È importante instaurare una rigida disciplina interna: vanno esclusi dal gruppo gli individui che appartengono ad altre formazioni politiche, coloro che hanno contatti di qualsiasi genere con le autorità costituite, gli elementi insofferenti della disciplina interna del gruppo.
I responsabili dei nuclei cittadini dipendono dai dirigenti provinciali e questi ultimi dall’Ispettore Regionale, il quale a sua volta è responsabile dell’andamento politico-organizzativo della propria regione e sottoposto all’autorità della segreteria nazionale.
Come si vede, un modello organizzativo piramidale e compartimentato che riprende parzialmente la struttura che abbiamo visto tratteggiata nel pro-memoria del 18 dicembre 1968.
La “nuova” Avanguardia Nazionale segnava un considerevole successo politico durante la rivolta di Reggio Calabria (estate 1970) nella quale alcuni suoi esponenti, come Felice Genoese Zerbi, assumevano un ruolo di primo piano. In questo contesto, Adriano Tilgher (massimo dirigente del gruppo dopo Delle Chiaie) avrebbe avanzato ad Almirante una proposta: lasciare al Msi la gestione della politica istituzionale, ed ottenere da questi il monopolio dell’estremismo di base proposta che, però, Almirante avrebbe respinto non intendendo cedere il controllo di alcun settore della destra42.
Contemporaneamente, il gruppo di Delle Chiaie avviava una stretta alleanza con il Fronte Nazionale, assumendo il ruolo che era stato degli ordinovisti con i quali, Borghese aveva rotto a seguito della loro confluenza nel Msi.
Nella stessa estate del 1970, l’Autorità giudiziaria spiccava mandato di cattura contro Delle Chiaie nel quadro dell’inchiesta sulla strage di Piazza Fontana. Iniziava, in questo modo, la lunga latitanza del leader di An che si guadagnerà l’appellativo di “primula nera”, periodo sul quale numerose sono le note informative dello Uaarr43.
Durante tale periodo, e sino al 1972, si sarebbero verificati ripetuti incontri fra Delle Chiaie ed Almirante per stabilire le forme più opportune di collaborazione fra le rispettive organizzazioni44.
7. Il Fronte Nazionale e la “notte della Madonna”
Un primo tentativo di organizzare un “fronte Nazionale” trasversale alle organizzazioni della destra, venne compiuto dall’ex comandante della X Max, Junio Valerio Borghese, negli anni Cinquanta, in coincidenza con la crisi di Trieste, ma senza grande fortuna. Il progetto venne poi ripreso dal “Principe Nero” (nel frattempo uscito dal Msi) a metà anni Sessanta, in coincidenza con la crisi altoatesina. Inizialmente, il gruppo di estrema destra con cui il Fn ebbe rapporto privilegiati fu Ordine Nuono, ma la confluenza di questo nel Msi troncò brutalmente la collaborazione e la relazione speciale fu quella con Avanguardia Nazionale. Sin dal 1968 il Principe meditava un colpo di Stato che avrebbe dovuto attuarsi nell’estate 1969, ma fu poi rinviato45.
Come si sa, nella notte fra il 7 e l’8 dicembre 1970, si verificò il fallito colpo di Stato di Borghese46. Vi parteciparono gli uomini del Fn reclutati dal costruttore Remo Orlandini, gruppi minori dell’estrema destra, un reparto della guardia forestale, mentre, sembra che altri reparti militari fossero pronti a intervenire ma non si mossero dalle caserme47, gruppi della criminalità organizzata e, appunto, i militanti di An. Dalle testimonianze raccolte durante l’istruttoria del dottor Guido Salvini, è stato possibile ricostruire un quadro per il quale i partecipanti al tentativo furono circa 20.000 in tutta Italia, un numero non sconvolgente e di certo non adeguato allo scopo, ma non per questo irrilevante e la cosa più interessante, ai nostri fini, è che almeno il 40% di questi effettivi fu fornito da An che, peraltro, portò a termine l’operazione più delicata, l’occupazione del Viminale, al termine della quale, asportò un mitra dal corpo di guardia e, sembra, diversi fascicoli48. Mentre fallivano sia l’obiettivo dell’arresto del Presidente della Repubblica Saragat49 sia quello del capo della Polizia Vicari, nonché l’occupazione della Rai.
Il 18 marzo 1971, l’ufficio politico della Questura di Roma, inviava alla Procura della Repubblica un rapporto riassuntivo di quanto emerso dalle intercettazioni di utenze telefoniche appartenenti ad esponenti di estrema destra, fornendo, nel contesto, una ricapitolazione dell’intera vicenda50:
All’indomani del 7 dicembre si è appreso che la sera precedente vari gruppi di aderenti all’organizzazione erano stati convocati in diverse località del centro e della periferia di questo capoluogo per un’imprecisata azione […] L’operazione secondo alcuni avrebbe dovuto essere una prova generale per un “colpo di stato”, secondo altri avrebbe dovuto essere un’azione di commandos, poi rinviata per inspiegabili motivi, diretta a rapire personalità (tra cui si indica il ministro dell’interno ed il capo dello stato). Secondo quest’ultima versione […] avrebbero dovuto seguirne altre in altre città in modo da creare panico e disorientamento al fine di rendere necessario l’instaurazione di un governo forte […] i proclami per un colpo di stato rinvenuti nella scrivania dello studio del Borghese, lo schema rinvenuto nello studio dell’Orlandini, l’indicazione degli organi di un governo rivoluzionario e delle direttive dell’azione da svolgere, hanno dato la riprova che i dirigenti del fronte avevano organizzato effettivamente un’azione diretta a sovvertire con la violenza i poteri costituiti dello stato.
Poche settimane dopo, il 2 aprile, il Questore di Roma inviava al Ministero dell’Interno una relazione chiaramente derivata dal precedente rapporto dell’Ufficio politico, ma con significative variazioni51 per le quali:
a) il preciso all’indomani del 7 dicembre diventava un più generico nei giorni immediatamente successivi al 7 dicembre;
b) scompariva la dizione colpo di Stato sostituita da un più sfumato colpo di mano e l’azione diretta a sovvertire con la violenza i poteri costituiti dello Stato diventa una meno drammatica azione tendente a sovvertire le attuali istituzioni dello Stato, senza alcun riferimento all’uso della violenza;
c) non si faceva alcun cenno ai propositi di rapire il Ministro dell’Interno ed il Capo dello Stato;
d) si parlava di una “prova generale”, accennando subito dopo a un piano previsto per fine gennaio e poi rinviato.
Non è qui il caso di fare della semantica dell’eufemismo, ma sembra evidente la discordanza di tono – e quindi di giudizio – fra i due testi. Considerando anche gli altri documenti, ed in particolare il rapporto confidenziale dell’11 dicembre, si ha la netta sensazione di aggiustamenti progressivi, tesi a dare una versione plausibile dell’episodio senza per questo sottolinearne la gravità. È sintomatico che nessuno dei documenti faccia cenno all’episodio più grave della notte del 7 dicembre: sembra impossibile che un gruppo di eversori abbia potuto occupare la sede del Ministero degli Interni, restarvi diverse ore, andar via portandosi dietro un mitra senza che, all’indomani, né la Questura di Roma nè gli stessi dirigenti del Ministero si accorgessero di nulla. Dunque silenzi e reticenze non appaiono casuali, ma da ricondurre alla cennata esigenza di fornire una spiegazione non troppo stridente con le precedenti asserzioni sullo scarso pericolo del Fn per le istituzioni democratiche.
Come si sa, la vicenda venne inizialmente archiviata per essere poi ripresa nel 1974 con il noto esito che mandava tutti assolti, anche i rei confessi. Qui a noi interessa sottolineare due aspetti: il peso di An in quella vicenda, sia per il numero di militanti coinvolti, sia per la qualità dell’azione svolta; in secondo luogo, ci permette di capire il perché del declino e dello scioglimento dell’organizzazione.
Abbiamo detto che, verosimilmente, An ebbe rapporti di collborazione abbastanza frequenti con lo Uaarr, ricevendone in cambio sovvenzioni, più o meno stabili, dalla metà degli anni Sessanta ed abbiamo anche detto come, a partire almeno dal 1968-9 le tracce di questa collaborazione si siano fatte via via più rare, sino a comparire dal 1971 in poi. E la cronologia fornisce molti elementi esplicativi. In primo luogo, nel 1970.
Delle Chiaie, accusato di aver fornito un falso alibi a Michele Merlino, per la strage del 12 dicembre, era incriminato per falsa testimonianza e doveva darsi alla latitanza. Poi, nel giugno dello stesso anno, compariva il libro La Strage di Stato che accusava apertamente An di esser la principale organizzatrice (per conto dello Uaarr) della strage del 12 dicembre52 e non era difficile comprendere che una serie di informazioni provenivano dal servizio segreto militare53. In realtà, il maggiore implicato in quelle vicende era proprio il servizio militare particolarmente legato ad Ordine Nuovo, e si comprende l’interesse di questi a sviare l’attenzione verso l’asse Uaarr-An. In ogni caso, lo Uaarr aveva motivo di temere di essere pesantemente implicato nella strage, per cui Delle Chiaie diventava un contatto pericoloso da mantenere. E questo già spiega la crescente freddezza dell’ufficio nei confronti di An. Si aggiunsero poi i moti di Reggio Calabria, nei quali An – per il tramite di Felice Genoese Zerbi, militante sia di An che del Fn – ebbe un ruolo di primo piano54: altro motivo di imbarazzo per lo Uaarr.
Il colpo di grazia venne proprio dal golpe Borghese, nel quale An risultava fortemente compromessa e compromettente: in effetti un alto dirigente del ministero, il dottor Salvatore Drago, sarà accusato, dopo qualche anno, di essere stato colui che aveva aperto la strada ai golpisti all’interno del Viminale.
E dunque si comprende che liberarsi del rapporto con An, già nel 1971, era diventato vitale per lo Uaarr che iniziava ad essere al centro di sin troppe attenzioni, molto più che il Sid.
An sopravviverà sino al 1975 quando, al pari di On, verrà sciolto di autorità. Il che non significa che il nucleo centrale del gruppo abbia cessato le sue attività: una parte confluì con i resti di Ordine Nuovo nell’ambigua formazione di Ordine Nero, a sua volta dissolta. Il gruppo dirigente emigrò in buona parte all’estero, prima in Spagna, poi in Bolivia e Argentina dove avrà un ruolo politico di notevole peso: in Spagna gli uomini di Delle Chiaie furono coinvolti dell’eccidio di Montejura, in Bolivia furono ascoltatissimi consulenti del governo (che da loro fu convinto a respingere la proposta francese di sfruttamento dei giacimenti di stagno). Ma questa è altra storia da riprendere in altra occasione.
Note
- Manca una storia del gruppo, ma in alcuni (rari) testi di autori accademici è possibile trovare notizie su An: Franco Ferraresi, Minacce alla democrazia, Feltrinelli, Milano 1995; Mirco Dondi, L’eco del boato, Laterza, Roma-Bari, 2015; Davide Conti, L’anima nera della Repubblica, Laterza, Roma Bari, 2013. Fra gli autori non accademici ricordiamo il fondamentale testo di Gianni Flamini, Il partito del golpe, Italo Bovolenta ed., Ferrara 1981-81 6 voll.
- In particolare il libro intervista a Stefano delle Chiaie, a cura di Massimiliano Griner e Umberto Berlenghini, L’aquila e il condor, Sperling & Kupfer, Milano 2012; si veda anche: Tomaso Staiti Di Cuddia, Confessione di un fazioso, Mursia, Milano 2006; il testo ideologico base del gruppo ripubblicato: La lotta politica di Avanguardia Nazionale, Settimo Sigillo, Roma 2012.
- Il testo venne poi acquisito presso l’archivio riservato del Senato da chi scrive questo articolo, per conto del g.i. milanese Guido Salvini ed allegato al fascicolo processuale dove può essere consultato.
- Cfr. Vincenzo Vinciguerra, Ergastolo per la libertà, Arnaud, Firenze 1989; Vincenzo Vinciguerra, La strategia del depistaggio, Ed. il Fenicottero, S.L., 1993.
- Proc. pen. n 2/92F R.G.G.I. n 9//)” A R.G.P.M. l’istruttoria del dottor Salvini è poi confluita nel processo Maggi + Zorzi ed altri per la strage di Piazza Fontana e nel processo Maggi + altri per la strage di via Fatebenefratelli.
- Proc. pen. n 91/1997 modello 21: l’istruttoria dei dott Francesco Piantoni e Roberto De Martino è poi confluita nel processo Maggi + Rauti + Tramonte ed altri recentemente conclusosi e gli atti sono contenuti nell’archivio derlla Casa della Memoria di Brescia.
- I fascicoli processuali dell’inchiesta milanese del dottor Salvini e quella bresciana dei dottori Piantoni e De Martino (con le relative perizie ed allegati di chi scrive questo testo) sono consultabili presso gli archivi delle rispettive Corti d’Appello o, per le vie brevi, presso la Casa della Memoria di Brescia, che, a richiesta, rilascia gli interi fascicoli su supporto elettronico. fascicoli su supporto elettronico. Per le collocazioni archivistiche ci siamo regolati in questo modo: per quanto riguarda i documenti provenienti da fonti istituzionali (Direzione centrale della Polizia di Prevenzione, ora Servizio Centrale Antiterrorismo, Sismi, ora Aise, Sisde ora Aisi, Presidenza del Consiglio, Mae, Co-Ge.Guarfi, Questura di Roma) non essendo state ancora tutte versate all’Acs o non essendo ancora disponibili per la libera consultazione, abbiamo lasciato le collocazioni degli archivi di deposito così come sono rinvenibili nelle perizie accluse ai citati fascicoli processuali.
- F. Ferraresi, Minacce alla democrazia, cit., p. 126.
- Ivi.
- Riservata-raccomandata del Questore di Firenze Romanelli alla Direzione Generale di Ps del 7 luglio 1964, non prot; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Riservata-raccomandata del Questore di Roma Di Stefano alla Direzione Generale di Ps del 23 agosto 1965, non prot; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Scheda sul movimento Avanguardia Nazionale Giovanile, del 31 ottobre 1967, prot. 224-26241; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie” p. 4.
- Promemoria anonimo del 18 dicembre 1968 su Avanguardia Nazionale, prot. 224-26899; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Poi identificato in Jean Denise Raingeart de la Bletierre.
- Riservata-raccomandata del Questore di Roma Di Stefano alla Direzione Generale di Ps del 4 febbraio 1969, non prot; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Sentenza Ordinanza del giudice istruttore Guido Salvini 18 marzo 1995 p 361, proc. pen. 2 /92/F Rggi.
- Verbale dell’Audizione del 9 aprile 1987 di Stefano Delle chiaie davanti alla Commissione Palramentare monocamerale sulle stragi in Italia XIV/ 6 e segg.
- Audizione di Delle Chiaie cit. p. XV/2, p. XVII/7, p. XXV/9-10.
- Ivi XVII/8.
- Ivi XX/6.
- Ivi XV/2.
- Ivi, XV/2.
- Ivi XIV/9.
- Appunto del 17 maggio 1982 su Delle Chiaie, non prot.; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Walter Rubini, Il segreto della Repubblica, Milano, Edizioni Flan, p. 123.
- Nota “da fonte attendibile” dell’11 ottobre 1974, prot. 224-31545; APP-mi in fasc. “Msi Varie”.
- Ivi.
- Sandro Forte, Processi alle idee, Roma Europa libreria editrice, 1994, p. 77.
- Tutti i passaggi sono in: Audizione cit. XIV/2 e 3.
- Scheda sul libro La strage di Stato del 29 dicembre 1970; non prot.; APP-mi in fasc. “Borghese” p. 6.
- Appunto del 10 marzo 1970, non prot.; APP-mi, in fasc. “Delle Chiaie”.
- Traduzione intervista di Stefano Delle Chiaie a “Meridiano” nel 1983, prot. illegibile; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Audizione cit XIII/2.
- Traduzione intervista di Stefano Delle Chiaie a “Meridiano” nel 1983, prot. illegibile; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”, p. 5.
- Riservata-raccomandata del Questore di Roma Di Stefano alla Direzione Generale di Ps del 4 febbraio 1969, non prot; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Alfredo Di Chiappari era uno specialista di antica data dell’infiltrazione, avendo lavorato a Roma proprio in quel settore per una delle polizie parallele della Repubblica di Salò.
- Nota da fonte attendibile del 30 marzo 1967, prot. illegibile; APP-mi in fasc. “Accame”.
- Nel Club di Berna, che riuniva I servizi segreti occidentali, era costume dare a ciascuno un nome di copertura tratti dalla classicità, Agrippina era il servizio tedesco
- Nota fonte Agrippina del 6 agosto 1969, prot. illegibile; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Appunto del 29 dicembre 1969, su attentato alla Questura di Reggio Calabria, non prot. ; APP-mi in fasc. “Schirinzi”.
- Appunto del 20 luglio 1970, su ricostituzione Avanguardia Nazionale, non prot.; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Gianni S. Rossi, Alternativa e doppio petto, Isc edizioni, Roma 1992 p. 106.
- Fra le altre: Appunto su Delle Chiaie del 30 marzo 1987, on prot.; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”; Relazione di servizio del 2 febbraio 1976 su Delle Chiaie, non prot.; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”; Lettera del Vice Direttore del Dipartimento della Pubblica Sicurezza ai Questori di Bologna, Catanzaro e Firenze, 28 ottobre 1982, prot. 221-33.133. II 4204-R; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”; Lettera della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza al Direttore del Sisde, 30 settembre 1981, prot. 221-33.133.II-1816/S; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Cfr. verbale audizione Delle Chiaie p. IX/6.
- Sul colpo di Stato del 1969 vedi Camillo Arcuri, Sragione di Stato, Bur, Milano, 2006.
- Oltre che i testi più noti, molto interessanti sul tentativo di Borghese e i rapporti con An sono Angelo Faccia, 7 dicembre 1970, stampato in proprio Perugia, 1991; Adriano Monti, Il golpe Borghese, Lo Scarabeo ed., Bologna, 2006.
- Sulla partecipazione di altri reparti militari si è molto discusso ed esistono numerosi elementi indiziari. D’altro canto diversi alti ufficiali delle tre armi furono coinvolti nell’istruttoria penale che, peraltro sfociò in una sentenza di assoluzione di tutti gli imputati.
- La notizia dell’asportazione di fascicoli del Viminale la si desume da un documento di probabile ma non certa autenticità, il cosiddetto “testamento di J.V. Borghese” sul quale, chi scrive questo articolo, ha compiuto una perizia tecnica v. Rel. 50 Brescia proc pen cit.
- Che avrebbe dovuto essere realizzato dal maestro venerabile della loggia P2, Licio Gelli, secondo quanto si legge nella citata Sentenza – Ordinanza del dottor Guido Salvini.
- Lettera del Vice Questore di Roma Provenza alla Procura della Repubblica di Roma del 18 marzo 1971, non prot.; APP-mi in fasc. “Delle Chiaie”.
- Riservatissima del Questore di Roma Parlato alla Direzione generale di Ps, Divisione Aarr del 2 aprile 1971, prot. illegibile; APP-mi in fasc. “Borghese”.
- E questo continuerà ad essere ritenuta, da gran parte della sinistra, la spiegazione dell’eccidio ancora per decenni, va detto che le inchieste giudiziarie iniziate negli anni novanta, hanno dimostrato che la pista era piuttosto quella di Ordine Nuovo, mentre non è emerso alcun elemento sostanziale a carico di An.
- In particolare è comparso spesso il nome del generale Nicola Falde.
- E non è un caso che anche molto oltre lo scioglimento, la Calabria sia stata la vera roccaforte degli uomini di Delle Chiaie.
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