Che cosa penso dei libri
Mauro Conti, Che cosa penso dei libri, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 49, no. 20, giugno 2020
Questo è l’ultimo contributo di Mauro Conti scritto il 22 febbraio 2020, tre giorni prima della sua improvvisa scomparsa. Lo aveva preparato con la consueta passione e la sua inconfondibile profondità per la biblioteca del Liceo Scientifico Copernico di Bologna dove insegnava.
Cosa penso dei libri? Per anni ho condiretto una rivista online dal titolo evocativo: Bibliomanie, figuriamoci. Il nome francese lo avevamo rubato al racconto omonimo di Flaubert ma andava bene anche per l’italiano perché di manie riguardo ai libri non ce n’è una sola, ma tante. L’amore maniaco o meno per i libri ho cominciato a praticarlo tardi, all’Università. Il mio maestro, Ezio Raimondi, era solito citarne almeno una decina a lezione, ragion per cui, oltre alla trentina di testi che avevamo da affrontare per l’esame finale, la maggior parte dei pomeriggi li passavamo in biblioteca ad esplorare quegli scrigni di meraviglie che si trovavano sugli scaffali polverosi della biblioteca di Lettere.
È un caso fortunato che i compagni di avventure di allora siano i miei colleghi di oggi al Copernico. Un dialogo che non si è interrotto, coi libri e con i miei amici. Si, perché, diceva Benedetto Croce, il libri sono i discorsi degli uomini e il tentativo di comprenderne i significati apre al significato dei significati, vale a dire al significato dell’esistenza: leggere ha a che fare col vivere, con la conoscenza. Respirare libri è come respirare il nostro presente, l’eternità del presente, o di ciò che si racchiude tra passato e futuro, la sua gioia, la sua divinità. Giusta la metafora: viviamo in un mare di storie, le nostre vite sono narrazioni.
Allora è bello pensare che, varcato il ponte che ci collega a palestra e biblioteca, inizi il mare, ci sia la spiaggia, ci siano le barche per imbarcarci sul nostro viaggio. Viaggio di ritorno, o di sola andata, dentro di noi, fuori di noi, nell’attimo sospeso chi ci riscatta, ci redime, ci esalta, nella scoperta o nel riconoscimento, riconoscimento dell’altro, dell’altro assoluto, del nostro destino? Che significato può avere un viaggio? Che significato può avere un incontro? ah saperlo!… gli scaffali di filosofia, di letteratura, di matematica, di storia, fisica e scienze nascondono forse la risposta a questo interrogativo, la risposta a una domanda che non è nemmeno una domanda, a una domanda che non si pone, a una domanda che si nasconde come la verità della natura raffigurata nella statua velata di Iside, o, forse, la risposta che, contagiati dalla nostra passione per i libri, andremo a scrivere nel nostro Libro, un nuovo Libro dei Libri, specchio non dei nostri vezzi, dei nostri narcisismi, ma del nostro convivere, del nostro vivere con gli altri tra liberi e libri, nell’autenticità di un nuovo significato.
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