Et le tout lointain, près. Per un ritratto di Proust
Elisabetta Brizio, Et le tout lointain, près. Per un ritratto di Proust, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 53, no. 29, giugno 2022
Queste pagine – nella forma di uno stream of consciousness di questioni proustiane in un movimento di scrittura che procede a stratti, e che torna sui propri passi con altre impressioni fuggevoli – sorgono dalla fusione di note parziali e lontane o lontanissime nel tempo e dall’esigenza di non estinguere l’eco delle letture lungo gli anni, di qui il citazionismo diffuso: pour ne pas oublier. Perché «L’oubli comme une brume efface les visages / Les gestes adorés au divin autrefois»… Non era Proust a dire che spesso ciò che le letture «lasciano in noi è soprattutto l’immagine dei luoghi e dei giorni in cui le abbiamo fatte»? Dei giorni andati, sprecati, ma talora, per caso e per istantaneo lumen, irresistibili richiami nel presente. Con la pretesa di un nesso con il tempo e la memoria rifondati nello stile, il titolo qui rovescia due aggettivi di un emistichio («et le tout près, lointain») nei versi di Antoine Watteau, nei Plaisirs et les jours. Ed è per via metaforica che le cose lontane si fanno vicine. E per gli spostamenti dello sguardo, e per la uguale legittimità delle prospettive in Proust, come Curtius faceva notare anche in merito alle impressioni dei paesaggi, dove «le cose lontane si toccano con quelle piú vicine»: relativismo delle prospettive, massimamente fecondo ai fini della creazione artistica.
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