Bibliomanie

Ne usciremo veramente migliori? No. Ma questo si sapeva già. Su Ne usciremo migliori, di Danilo Mengoni, Tresogni Casa Editrice
di , numero 54, dicembre 2022, Letture e Recensioni, DOI

Ne usciremo veramente migliori? No. Ma questo si sapeva già. Su <em>Ne usciremo migliori</em>, di Danilo Mengoni, Tresogni Casa Editrice
Come citare questo articolo:
Francesca Asirelli, Ne usciremo veramente migliori? No. Ma questo si sapeva già. Su Ne usciremo migliori, di Danilo Mengoni, Tresogni Casa Editrice, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 54, no. 21, dicembre 2022, doi:10.48276/issn.2280-8833.10165

L’ironia dissacrante, che nelle pagine del libro di Mengoni abbonda copiosamente, si manifesta già dal titolo e dalla immagine di copertina: il tanto citato drappo arcobaleno che nei mesi duri della pandemia sventolava con ingenuo ottimismo sui balconi di tante case si scioglie in goccioloni disillusi.
Un po’ inusuale il concetto alla base di questo volume: due racconti lunghi, su temi molto distanti tra loro, ma che riconducono entrambi a due argomenti di attualità molto sentiti e discussi: pandemia e riscaldamento globale.
Ma non si pensi certo ad un pamphlet moraleggiante dallo sfondo buonista; tutt’altro!
Infatti, entrambi questi argomenti vengono trattati con pungente ironia, a tratti sarcasmo, in ambientazioni totalmente surreali, ma così ben caratterizzate dall’autore da sembrare del tutto plausibili.
Ma entriamo nello specifico del primo racconto.
“Il Cinepanettone” narra di una cena di Natale al tempo del Covid. Gli attori sono 15 membri di una famiglia un po’ sui generis, dai contorni allargati, a cui si aggiunge il vero protagonista: il vicino di casa, la cui presenza ci consentirà di scoprire tutte le stranezze degli altri personaggi.
Queste stranezze, scopriremo leggendo, altro non sono che stereotipi delle più consuete bassezze, ipocrisie e perversioni della società attuale.
Per non rendere pesante questa esposizione non solo Mengoni utilizza una ironia veramente graffiante, improvvisa, a tratti destabilizzante, ma condisce il racconto con un gioco sapiente di citazioni cinematografiche e musicali (che rendono ancor più reali le varie situazioni) e con l’utilizzo di uno stratagemma narrativo tipico da sceneggiatura: la rottura della quarta parete. Non mi dilungo oltre su quest’ultimo dettaglio per non togliere la giusta sorpresa al lettore che la incontrerà per la prima volta.
D’altronde questo non deve stupire più di tanto: Mengoni ha un passato giovanile da aiuto-sceneggiatore e queste tecniche e questi escamotage dimostra di conoscerli molto bene.
Non ci si deve però soffermare alla sola acuta presa in giro dei quotidiani “vizietti” di questa nostra società decadente; ben altro è narrato tra le righe di questo primo racconto: l’avanzata di una nuova destra, tra rigurgiti nostalgici e nuovi ipocriti populismi. Non possiamo certo definirlo, sotto questo punto di vista, un saggio politico, ci mancherebbe, sempre di racconto si tratta, ma proprio anche grazie a questa apparente leggerezza narrativa, vengono posti agli occhi del lettore (quello più attento) i paradigmi latenti di una tendenza verso queste nuove forme di intolleranza, settarismo, razzismo e classismo che una certa nuova politica sta promuovendo con ipocrita buonismo.
“Spaghetti Western”, il secondo racconto, ha come tema di fondo la crisi ambientale e i cambiamenti climatici. Ma tranquilli, anche in questo caso il tema è ben miscelato all’interno di situazioni grottesche, scenari surreali, dialoghi al limite dell’assurdo e protagonisti talmente improbabili da risultare pressoché reali.
La scena è l’Antartide. Una Antartide rosa, perché colpita da un’alga (di color rosa, appunto) che ha invaso tutto l’ambiente a causa delle variazioni climatiche. Due dei protagonisti devono catturare uno scienziato rifugiatosi in un laboratorio segreto, reo di aver sperimentato un nuovo vaccino-elisir di lunga vita, capace di curare tutti i mali. E qui, ovviamente, tutti i riferimenti agli interessi violati di Big Pharma si srotolano esilaranti. Si scoprirà solo alla fine che lo scienziato si è rifugiato in quel luogo (fortemente simbolico) per fuggire alla desolazione di una società alla quale non sente più di appartenere e per studiare da vicino gli effetti del riscaldamento globale.
Lancinante, da questo punto di vista, il monologo finale dello scienziato.
In questo secondo racconto i temi sono ben più chiari e visibili. Oltre alla consueta presa in giro della società odierna, al solito ridicolizzata con dissacrante ironia, il tema terribilmente politico del cambiamento climatico è ben evidente e alcuni episodi narrativi assolutamente grotteschi servono solo ad allentarne la pesante drammaticità.
Si ride, e non poco alla lettura di questi due racconti. Una bella risata a denti stretti, ma che nasce dal profondo. Una risata amara però, di quelle che fanno riflettere.
Non paghi di come questi due scottanti temi vengono trattati (e bonariamente bistrattati) nella narrazione, autore ed editore hanno ben pensato di inserire ulteriori bonus all’interno del libro: oltre ad una play list, ascoltabile sulle più diffuse piattaforme per accompagnarne la lettura, il libro contiene un QR-Code del quale non è corretto svelarne la funzione, ma l’effetto sì: ancor più destabilizzante del racconto stesso. Ed infine un piccolo gioco rivolto ai lettori più attenti: il “trova l’errore” (in premio un breve racconto inedito dell’autore).
Nel complesso un libro ben riuscito, con spunti di originalità, divertente e dissacrante, sia nella narrazione sia nelle scelte editoriali (oltre a quelli citati anche la scelta di tipi nuovi di caratteri, poco utilizzati in narrativa e che si alternano per dare un ulteriore senso al racconto). Ottimo, soprattutto in clima natalizio, per chi vuole esorcizzare le faticose cene natalizie forzate con parenti-serpenti.
L’unica vera perplessità forte è legata al titolo: per quanto l’immagine possa suggerire una vena ironica, difficilmente viene da pensare che dietro una frase considerata da molti “tristemente famosa” si celi una narrazione così vivace e ricca e che alla fine del libro fa esclamare: “No, non ne usciremo affatto migliori!”.

Questo articolo è distribuito con licenza Creative Commons Attribution 4.0 International. Copyright (c) 2022 Francesca Asirelli