Kyiv è splendida a maggio di Davide Zadar
Veronica Cerasa, Kyiv è splendida a maggio di Davide Zadar, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 55, no. 29, giugno 2023, doi:10.48276/issn.2280-8833.10729
Kyiv è splendida a maggio è un romanzo che intreccia storia e memoria, passato e presente, all’interno di una narrazione di fantasia.
Davide Zadar, lo pseudonimo dell’autore, è un giornalista di origini italiane che collabora con importanti testate internazionali. Nel libro emerge il suo personale rapporto con l’Ucraina e la profonda conoscenza del suo popolo. Già nel titolo è presente un’attenzione speciale: l’autore utilizza Kyiv, il toponimo in lingua ucraina della capitale, invece del più conosciuto Kiev, in lingua russa.
Il libro è diviso in tre parti. Nella prima, senza dubbio quella più romantica e appassionata, l’incontro del giovane protagonista Alessio con Elena rappresenta il momento sliding doors della sua vita. Infatti, è proprio l’amore per questa ragazza di nazionalità ucraina che lo porterà a conoscere meglio una nuova realtà, dalla quale resterà stregato.
A poco a poco inizia a conoscere la storia complessa di un popolo che cercava nel nuovo millennio di dare concretezza ai sogni e alle speranze ancora irrealizzate dopo il crollo dell’Unione Sovietica. In questo senso, le elezioni rappresentano un’occasione di democrazia e partecipazione irrinunciabile. Infatti, quando nel novembre 2004 durante le elezioni presidenziali tenutesi tra Viktor Janukovyč, primo ministro uscente e capo del Partito delle regioni, e Viktor Juščenko, leader di Ucraina nostra, si registrano brogli e irregolarità, un movimento di protesta chiede di invalidare i risultati.
La contestazione pacifica, inizialmente guidata da Juščenko stesso, finirà per coinvolgere decine di migliaia di ucraini e attirare l’attenzione dei media internazionali, arrivando ad ottenere nuove consultazioni. Anche Alessio partecipa a quella che verrà chiamata “Rivoluzione Arancione”, una rivoluzione partita dal popolo e condivisa col popolo, in cui il protagonista capisce di avere un vincolo sempre più forte con l’Ucraina e decide di trasferirsi nella capitale.
È in queste pagine che si può apprezzare al meglio il lavoro dell’autore. Zadar e Alessio si addentrano a conoscere l’Ucraina più profonda, non solo visitandone i luoghi più remoti. In ogni suo spostamento amici e personaggi curiosi lo accompagnano alla scoperta delle caratteristiche di un popolo in cui le disuguaglianze ereditate dal periodo sovietico si sono trasformate in laceranti contraddizioni.
Alessio racconta i suoi incontri trasmettendo la curiosità del suo spirito. Tenta di sbrogliare le incoerenze e, nonostante le sue origini culturali occidentali siano così lontane dal mondo post- sovietico, mette in campo uno sforzo di comprensione mai giudicante.
Tuttavia, quella che sembra una ricerca curiosa e appassionata di un futuro giornalista, assume sempre più la piega di un’indagine, in cui ogni fatto sembra dover spiegare il perché della sua permanenza in quel Paese. Improvvisamente, un altro evento, in questo caso drammatico, cambia nuovamente le sorti della sua permanenza in Ucraina. Confuso e smarrito decide così di tornare a Vienna, la città da cui tutto era partito.
“L’Ucraina mi attirava a sé come una mantide religiosa fa con il proprio amante e io accettavo l’ineluttabilità di tale gesto, nonostante le fatiche che esso a volte comportava e sebbene non riuscissi a capirne la ragione profonda. Con quello stato d’animo ripartii da Kyiv”1.
La seconda parte del libro si apre con un espediente dal sapore manzoniano. Alessio trova un vecchio diario che gli svela le sue vere origini. Inaspettatamente lo scenario cambia e il lettore si trova catapultato nell’Austria del primo Novecento. La narrazione è condotta da Andreas, un ragazzo viennese che ripercorre gli anni della sua transizione da giovane socialista a militare dell’esercito austriaco.
Rapidamente entra in scena il nazismo e in seguito all’ Anschluss, Andreas viene integrato nella 44esima divisione della Wehrmacht combattendo in alcuni dei principali fronti della Seconda Guerra mondiale.
Nel 1941 il racconto si sposta sul fronte orientale, l’obiettivo dell’esercito è puntare a Kyiv. Così, Andreas si trova ad essere tra i responsabili delle atrocità di Babi Yar, luogo dello sterminio di migliaia di ebrei visitato solo poche pagine prima da Alessio.
“Un’attitudine cinica e pragmatica sostituì il mio precedente idealismo”2. Si giustifica così Andreas che da giovane frequentatore di salotti letterari viennesi diventa perfetto ingranaggio di una macchina di morte. Ma non sono sufficienti i suoi incubi ricorrenti, talvolta un po’ posticci, né i blandi tentativi di disobbedienza a spiegare la sua personalissima “banalità del male”.
Le coordinate geografiche si sovrappongono: le avventure di Alessio e la storia di Andreas diventano espedienti narrativi che vogliono suggerire altro. Sembra che l’autore stia cercando di legare il destino dei suoi due protagonisti al presente delle vicende della guerra tra Russia e Ucraina.
Ed è così che sul leitmotiv di un’occupazione ingiusta, si viene condotti alla terza ed ultima parte. Alessio, in nome del suo legame con l’Ucraina, decide di tornarci nel 2022 per supportare la popolazione durante i primi mesi del conflitto. Ritrova la forza del popolo di cui era rimasto affascinato, ma anche la risposta a un legame che da anni sente così profondo.
Ed è proprio in questo intreccio narrativo, tra Seconda guerra mondiale, gli anni post-sovietici dell’Ucraina e il conflitto oggi in atto, che il romanzo risulta forzare il lettore a ricollegare le fila della storia. Se è ben riuscito il tentativo di raccontare il popolo ucraino, oggi sulla bocca di tutti, meno convincente è la volontà di caricare di significato incontri ed esperienze personali, riconducendole alla complessità di vicende storiche e attuali controverse.
Nonostante ciò, è facile farsi coinvolgere dalla passione con cui Alessio va alla scoperta di questa cultura e dalla sua necessità di cercare un significato più profondo alle sue scelte. Un significato che lo ha guidato per tutti gli anni trascorsi in Ucraina e che svelerà solo nelle ultime pagine, chiudendo il cerchio intorno a un Paese e un popolo squarciato da anni di violenza.
Note
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