Recensione “Valdo Spini, ‘Sul colle più alto’, Solferino, 2022”
Luca Petroni, Recensione “Valdo Spini, ‘Sul colle più alto’, Solferino, 2022”, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 57, no. 31, giugno 2024, doi:10.48276/issn.2280-8833.11482
Questo libro, dedicato alle figure dei Presidenti della Repubblica Italiana, si presenta con una impostazione insolita: infatti, inizialmente, delinea sinteticamente il ruolo concepito dai Costituenti per il Capo dello Stato; tratteggia, subito, l’assetto della Italia politica durante il periodo immediatamente post-bellico, correlandosi al quesito referendario su Monarchia o Repubblica; puntualizza, poi, le condotte dei personaggi più influenti ed evidenzia i rapporti – talvolta anche molto tesi – fra il CNL, Casa Savoia e De Gasperi (ricordato anche quale Capo provvisorio dello Stato nel giugno 1946); e, infine, richiama i conflitti ideologici diffusi pure all’interno dei singoli partiti nonché la evoluzione dei loro rapporti.
Il testo di Valdo Spini, progressivamente e tramite accattivanti riferimenti alle caratteristiche caratteriali, culturali e sociali dei singoli Presidenti – a partire da De Nicola (eletto dalla Assemblea Costituente), signorile e apprezzato, ma definito “il professionista delle dimissioni” – acclara il contesto e le modalità delle rispettive elezioni; inoltre, con chiarezza, fa emergere le differenti loro personalità; infine, evidenzia dei dettagli comportamentali spesso ignoti o degli aneddoti che richiamano i rapporti diretti fra alcuni Presidenti e l’Autore, deputato dal 1979 al 2008.
Lui, tuttavia – malgrado la nota e dichiarata posizione partitica – non tende a imporre una impostazione politologica o giuridica degli eventi; il testo, semmai, suscita subito curiosità verso i fatti e i personaggi: si percepisce, l’intento – talvolta rispettoso e talvolta quasi ironico – di evidenziarli in modo puntuale, documentato ma coinvolgente e anche divulgativo. A tale scopo, l’Autore – dopo una breve illustrazione dei poteri nonché del ruolo assegnato al Presidente della Repubblica italiana dalla mediazione dei Costituenti – richiama le procedure formalizzate nella Costituzione per la sua elezione nonché quelle materializzatesi a seguito dei pesanti condizionamenti correlati alle relazioni internazionali oppure alle manovre operate dalla smaliziata condotta delle segreterie dei partiti.
Il testo, opportunamente, sottolinea come alcune previsione costituzionali non erano state introdotte (la mancanza di una esplicita assegnazione al Primo Ministro o al Capo dello Stato dei poteri rilevanti per la formazione del Governo); mentre, altre erano riuscite a garantire (come il mandato settennale) la indipendenza del Presidente della Repubblica dalle mutevoli maggioranze; oppure, quelle finalizzate ad uno scopo, ma che erano poi state stravolte (p.es.: il quorum qualificato per le prime tre votazioni: concepito a sostegno delle minoranze, era invece stato utilizzato per spiazzare la prassi – ben presto affermatasi e molto bene delineata nel libro – dei c.d. franchi tiratori, apparsi numerosi, proprio in occasione della elezione a Presidente della Repubblica del liberale e filo-monarchico ma stimato Luigi Einaudi).
Questo libro, comunque, non mira a proporre una riforma costituzionale; semmai, talvolta, si limita a indicare alcuni apprezzati strumenti ricavabili da altre costituzioni (francese e tedesca in primis) come quelli finalizzati a stabilizzare le maggioranze, quali: la soglia di sbarramento elettorale, la sfiducia costruttiva, il rapporto fra Primo ministro e Capo dello Stato, la incompatibilità fra componente del Parlamento e dell’Esecutivo, … Un argomento tuttora molto attuale.
Riguardo alle figure di ogni candidato, l’Autore intende descrivere – innanzitutto – come agiscono i medesimi e le correnti di partito per condizionare le votazioni: i contatti preliminari fra i partiti, gli sgambetti, gli accordi occulti e poi le modalità di voto dei parlamentari. Queste saranno definite e garantite soltanto grazie al perentorio intervento di Scalfaro (1992) il quale inventa e impone – quale presidente dell’Assemblea – una cabina protettiva occultante il parlamentare: proprio per consentirgli di esprimere il proprio voto in segretezza! Chi lo sapeva? Il libro lo ricorda a tutti noi. Anche riguardo alla incisività e autonomia degli eletti e ai rapporti fra loro e segreterie dei partiti, forse, sarebbe opportuno procedere alla riforma della legge elettorale, questione affrontata in modo sinora poco entusiasmante.
Successivamente, Valdo Spini descrive la personalità di ogni eletto alla carica di Capo dello Stato, l’ambiente familiare di provenienza o la sua evoluzione culturale, le principali iniziative o qualche aspetto caratteriale: il tutto non sempre conosciuto al grande pubblico. Infine, gli aneddoti su ciascuno di loro oppure sui contatti personalmente intercorsi con gli stessi, da Cossiga in poi: spesso poco noti, però molto utili e illuminanti per ogni profano che desidera capire o compenetrare il mondo partitico.
Ogni Presidente della Repubblica risulta bene inquadrato dall’Autore riguardo al rispettivo nonché difficoltoso contesto politico: lo schieramento di campo rispetto a USA e URSS; le crisi al buio reputate troppo ricorrenti; il referendum a sostegno del sistema maggioritario di Mario Segni; il terrorismo stragista mafioso e la sua vicinanza a Falcone nonché il violento estremismo ideologico; il presunto tentativo di colpo di stato del 27 luglio 1993 e il timore del peggio, confidato da Ciampi stesso; i finanziamenti stranieri e le tangenti private, funzionali alla sopravvivenza di correnti o di specifici schieramenti politici; le manovre più o meno occulte effettuate dalle segreterie dei partiti (specie quella della D.C. di Ciriaco De Mita) in prospettiva di “bruciare” o eleggere l’uno o l’altro dei candidati; oppure, inquadrato rispetto alla descrizione dei comportamenti tenuti dai medesimi per essere eletti al Quirinale ovvero della rispettiva condotta successiva alla eventuale elezione: si pensi al ruolo notarile e quasi dimesso di Giovanni Leone, rispetto alla irruenza caratteriale diffusamente popolare e apprezzata di Sandro Pertini o alla incisività “regale”… ma indubbia di Napolitano (da molti denominato Re Giorgio), sia nei rapporti internazionali sia durante la coabitazione con Berlusconi.
Successivamente ai capitoli contenenti i ritratti presidenziali, è possibile leggere delle post-fazioni da cui si apprendono prassi, modalità procedimentali inattese, notizie, atteggiamenti, aneddoti che bene illuminano sul comportamento e sugli eventi che accompagnano le crisi di governo (incluse le vicende personali: le valutazioni e le decisioni di Pertini riguardo all’incarico a Craxi, ma comunicategli tramite Spini; o il “suggerimento” di Craxi di proporlo sottosegretario agli Esteri anche per allontanarlo dai vertici del PSI…) ovvero le elezioni presidenziali: talvolta, si leggono informazioni anche inedite e davvero sorprendenti agli occhi della cittadinanza sui riti della 1^ e della 2^ Repubblica, forse pure della terza; con alcuni casi dirompenti come la elezione di Ciampi o la rielezione di Napolitano; la quale, come quella di Mattarella, avviene dopo il ricorso – per volontà concorde dei partiti – alle schede bianche durante i primi tre scrutini per i quali la Costituzione prevede la maggioranza dei due terzi.
In questa ultima parte dei capitoli dedicati alle singole figure di ogni Presidente, il nocciolo delle riflessioni di Valdo Spini sembra svilupparsi e dichiararsi. In particolare, le relazioni personali intercorse – per decenni – con i Presidenti della Repubblica eletti o potenziali tali, come Giuliano Amato, da lui incontrati e frequentati. Durante queste vicende, lui risulta avere ricevuto non poche manifestazioni di stima e quasi di affetto: dagli incontenibili Pertini o Cossiga, al cattolicissimo ma rispettoso Scalfaro (come noto, Spini è valdese); oltreché, spesso, consultato o coinvolto di persona in questioni risolvibili tramite contatti con una Prefettura oppure da riunioni ristrette rivolte a una superpotenza in corsa qual’è la Repubblica Popolare Cinese oppure a una che viaggia con il freno a mano inserito qual è l’Europa.
Certamente, dunque, molte soddisfazioni per l’Autore che però esplicita, marcatamente, un sincero rimpianto: l’insuccesso di una sua proposta di legge (n°1995 datata 01\08\1984) finalizzata a raggiungere la trasparenza dei finanziamenti ai partiti e alle loro campagne elettorali. Questa iniziativa non era stata poi sostenuta allora – e neppure adesso – da alcuna forza politica, né di governo né di opposizione.
Tuttavia, l’Autore sembra sperare ancora di incontrare persone desiderose di impegnarsi per concretizzare condotte corrette ed efficaci. Difatti, Spini trascrive ed evidenzia la frase conclusiva e di incoraggiamento contenuta nella Prefazione scritta da Carlo Azeglio Ciampi per il suo libro intitolato La buona politica (Marsilio, Venezia, III, 2015): “Coraggio, Valdo; guardiamo avanti: c’è ancora tanto da fare per il bene dell’Italia”. Le ultime pagine, infine, evidenziano alcune necessarie iniziative reputate primarie: riconversione ecologica, creatività della iniziativa economica però social-liberale, etica della responsabilità, un sistema elettorale che dia un incisivo potere a tutto l’elettorato…
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Forse, considerando la cultura e gli ideali di queste personalità, l’Autore vorrebbe rivolgersi, informare e coagulare quella cittadinanza più attiva tuttora desiderosa di pluralismo e di buongoverno.
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