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Considerazioni sul tema musicale nei romanzi sveviani
di , numero 57, giugno 2024, Didactica, DOI

Considerazioni sul tema musicale nei romanzi sveviani
Come citare questo articolo:
Camilla Vairo, Considerazioni sul tema musicale nei romanzi sveviani, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 57, no. 36, giugno 2024, doi:10.48276/issn.2280-8833.11662

1. Introduzione.

La musica è protagonista nell’opera e nella vita di Italo Svevo: lo stesso Svevo è un musicista dilettante e al suo violino dedica molte pagine affettuose e ironiche. Nei romanzi risuona la musica, in una fitta trama di riferimenti alla musica operistica, alla musica da camera, alle canzoni popolari e alle romanze da salotto. Alcuni capitoli dei romanzi sveviani offrono elementi per esplorare il carattere di un personaggio: la musica spesso arriva dove non arrivano le parole, e viene percepita come un evento che lascia una traccia significativa. Più volte è la musica, il linguaggio universale, a creare piattaforme di contatto tra i personaggi; è il tema della musica ad affiorare in modo preponderante soprattutto nella loro caratterizzazione, nei loro rapporti e nel loro destino; ed è, infine, una certa relazione con la musica a contraddistinguere la figura femminile sveviana nei suoi tratti più profondi. L’intento di queste pagine è analizzare, rispettando l’ordine di composizione dei romanzi, i modi e le forme con le quali lo scrittore racconta i primi avvicinamenti dei protagonisti ai personaggi femminili. In tali processi, la musica avrà un effetto rivelatore, costituendo la chiave di accesso alle relazioni di forza e ai destini dei personaggi stessi.

2. I personaggi.

Nel romanzo Una vita, Annetta è la figlia del banchiere Maller, e Alfonso è un impiegato della banca Maller, arrivato dalla provincia grazie a un’amica della madre, Francesca, che fa la governante in quella casa ed aspira a diventare la moglie del banchiere. Il rapporto tra Annetta e Alfonso, protagonisti del primo romanzo di Italo Svevo, nasce nella musica: Alfonso viene accolto in casa Maller, il padrone della banca in cui lavora, dove conosce Annetta, sua figlia. La ragazza colpisce subito Alfonso, benché al primo incontro i due non si rivolgano parola1:

Quelle note dolci gli rivelarono la ragione del suo malessere. Il desiderio ch’esse gli diedero di udire una parola amichevole da quella magnifica creatura che aveva una voce così bella, lo fecero accorto che ancora non ne aveva ricevuto alcuna.

Più avanti, il protagonista riesce ad avvicinarsi alla donna, e il pretesto della loro comunicazione è legato alla musica2:

mormorò che volentieri avrebbe udito Annetta a sonare e si era proposto di dire,
fermandosi al frizzo fatto da Macario, che se egli avesse avuto l’emicrania, il suono del
piano gliel’avrebbe fatta passare. Precisamente l’emicrania, raccontò Annetta,
l’aveva spinta al pianoforte.
Annetta si alzò per porgere a Macario il pezzo di musica ch’ella aveva sonato e fu con gioia che
Alfonso si sentì trasalire dal desiderio improvviso. Ella gli era tanto vicina che alzatasi egli non poteva vederla tutta.
Aveva sonato una sinfonia di Beethoven ridotta per pianoforte. 
— Chissà come l’avrai sonata! 
— Non bene! — disse Annetta sorridendo
— Dev’essere difficile! — osservò Alfonso guardando una facciata nera di note.
— Impossibile! — corresse Annetta. Raccontò che poco tempo prima ella l’aveva udita eseguita da un’orchestra. Non si poteva essere soddisfatti di un’esecuzione al pianoforte. — Del resto io mi accontento di molto meno che della perfezione. Di queste note per esempio ometto la metà.  — Però — fece Alfonso — deve bastare per il divertimento… specialmente per chi l’ha udita… le note che si omettono si sentono lo stesso. 
— Ah! sí! per fantasia! 
— Quando si ha la fantasia che ha dei doveri verso l’esecutore, — osservò Macario calmamente. 


Annetta suona Beethoven: una musica che suscita desideri, l’idea stessa della musica che sussurra all’uomo un anelito prima calpestato, che risveglia passioni, stimola o scatena il desiderio. Esiste questo legame privilegiato del mondo dei suoni con la passione amorosa, e nel romanzo sveviano finisce per diventare una linea tematica. Le note suscitano in Alfonso il desiderio di conoscere Annetta, di ascoltare la sua voce. La comune aspirazione alla scrittura avvicina i due, che cominciano così una relazione; ma dopo che Alfonso, di fronte alla responsabilità di un matrimonio, si sarà allontanato per tornare al suo paese natio, finirà poi per scoprire, tornando dopo una lunga assenza, che Annetta si è fidanzata con Macario.
La passione generata dalla musica, nonostante la forza evocatrice e di suggestione, si rivelerà, così, tragica, dal momento che costituirà l’inizio di una rovina che avrà nel suicidio del protagonista il proprio epilogo. La possibilità aperta della musica non dovrà compiersi: Alfonso rinuncerà ad Annetta e scoprirà di non essere più interessato a lei; la musica lo avrà ingannato, rappresentando l’impossibilità dell’ideale nel reale. L’amore verrà smentito quando si scoprirà essere il frutto di una suggestione, di una illusione in grado di evocare, senza compierla, una possibile felicità.
Il senso di illusione e il pericolo della musica diverrà l’inizio di una condanna, come nella celebre Sonata a Kreutzer di Tolstoj. Come Pozdnysev, il protagonista del racconto tolstoiano, ascolta La sonata a Kreutzer di Beethoven, eseguita da sua moglie e dal violinista Trukhachevsky, e la sua gelosia è generata da questa percezione musicale, che esacerba l’immaginazione dannosa al punto da spingerlo all’irragionevolezza, così Alfonso intensifica il senso di un innamoramento a seguito delle profonde ma ingannevoli associazioni che la musica aveva creato in casa Maller. La musica diventa dunque un’arte ingannevole ed esasperante, che aggrava la condizione di personaggi come Pozdnysev e Alfonso e, in entrambi i casi, conduce a gesti estremi, ai quali i personaggi si vedono indotti.
Anche Zeno e Augusta, nella Coscienza di Zeno, si conosceranno eseguendo insieme, al violino e al pianoforte, una sonata di Beethoven. Quando Zeno Cosini si reca in casa Malfenti, il suo violino si trasforma in uno strumento di seduzione allo scopo di attirare a sé una delle sorelle della famiglia. La musica illude sulla possibilità di una rinnovata connessione spirituale fra chi la produce e la pratica insieme. Ma prima di accennare agli ultimi due romanzi, è opportuno fare un riferimento alla commedia L’avventura di Maria, che pullula di figure professionali e amatoriali che compongono il mondo musicale cittadino. La protagonista, Maria, è una violinista, che si mostra quasi posseduta da un demone dionisiaco. Nelle prove del secondo atto, attende con impazienza l’arrivo di un preludio beethoveniano, perché ammette 3:

M’influisce perfino sulle dita, mi sento le falangi più libere, più volenterose. Attendo con impazienza che tocchi a me, curiosità di udire quello che farò, come fosse la prima volta che avessi a suonarlo. Quel preludio mi pone immediatamente faccia a faccia con Beethoven.

C’è una forma di narrazione musicale, che penetra nel territorio complessivo della narrazione sveviana, legandosi alle vicende interne al romanzo, le quali riguardano azioni, personaggi, ambienti, idee, emozioni. Questo legame stimola e scatena il desiderio, e si fa interprete della memoria, di ogni momento perturbante o scintilla della coscienza dei protagonisti. In uno dei capitoli centrali del romanzo Senilità l’argomento preponderante è una rappresentazione triestina della Valchiria di Wagner: un intenso momento meditativo e lirico. Presso il Teatro Verdi i quattro protagonisti del romanzo assistono in due diverse serate alla prima triestina della Valchiria: ognuno ne risulta distintamente impressionato in base al proprio carattere, alla cifra psicologica che il meccanismo della vicenda ha messo precedentemente in luce. La circostanza è interessante, perché attraverso la musica viene posta una questione interpretativa alla base dell’acquisizione di dati sul carattere, sulla psicologia, sullo stato interiore dei personaggi4.
La prima a comparire è Angiolina, che non sembra minimamente scalfita dalla musica di Wagner: semplicemente, sta a teatro ed è presente, ma non vi andrebbe una seconda volta neppure se le fosse pagato di nuovo il posto. Stefano Balli non viene toccato dall’esperienza wagneriana: si annoia. I fratelli Brentani vivono questa esperienza in modo intenso: Emilio e Amalia, vicini e nel contempo distanti, assimilano la musica ciascuno per sé, dominati dai loro affanni. Amalia sente che «la magnifica onda sonora rappresentava il destino di tutti. […] Anche, per quanto misero, il suo, la fine di una parte di vita, l’inaridirsi di un virgulto»5. Emilio si domanda se la musica possa curare i suoi dolori, anche soltanto per poco tempo, come una parentesi: «l’arte non gli aveva dato che un intervallo di pace»6. Anche Annetta, il personaggio femminile di Una vita, aveva trovato nella musica l’antidoto per la sua emicrania 7.
La Valchiria è un’eroina che rischia, opponendosi al volere del padre, per cercare un amore dai caratteri decisamente umani e mortali. Se il presunto eroe non può essere tale in quanto non è libero, la Valchiria è invece libera nella propria scelta. Potremmo interrogarci sulla distanza-vicinanza della dea rispetto ad Amalia, incolta e grigia sorella di Emilio: colei che in realtà più gode di quella musica, rivivendo attraverso i suoni la propria vicenda sentimentale e partecipando intimamente allo spettacolo. La musica si rivela così affermazione del divenire che procede in contrasto con i personaggi sveviani: come un’arte che canta ed eleva il destino, in contrapposizione alla loro esperienza diretta8.
L’episodio musicalmente più appariscente della Coscienza di Zeno è invece quello dell’esecuzione in casa Malfenti della Ciaccona di Johann Sebastian Bach da parte del violinista Guido Speier. Zeno subisce, in quell’occasione, e di fronte a tutta la famiglia, l’umiliazione più dolorosa9. La sua consapevolezza di ascolto, la sua finezza uditiva, restano intrappolate in quel gioco di seduzione. Quando Zeno incontra Guido, violinista virtuoso e suo antagonista diretto, ammette di aver commesso una prima di una serie di errori, che lo metteranno in una posizione di netta inferiorità rispetto a lui: «Un violinista! Se era vero ch’egli sonava tanto bene, io, semplicemente ero un uomo distrutto. Almeno non avessi sonato io quell’istrumento o non mi fossi lasciato indurre di sonarlo in casa Malfenti»10.
Zeno è infatti un dilettante: «per mettere al posto giusto le note io devo battermi il tempo con i piedi e con la testa, ma addio disinvoltura, addio serenità, addio musica»11. Il violino di Guido esprime, attraverso la Ciaccona di Bach, il proprio fascino seducente. Zeno riconosce, infatti, con un pizzico di invidia, la bellezza della musica proveniente dal violino di Guido e ne è ammaliato, e insieme umiliato12:

A un dato momento Guido domandò il violino. Faceva a meno per quella sera dell’accompagnamento del piano, eseguendo la “Chaconne”. […] contro di me, si mise il grande Bach in persona. Giammai, né prima né poi, arrivai a sentire a quel modo la bellezza di quella musica nata su quelle quattro corde come un angelo di Michelangelo in un blocco di marmo.

Colpito e soverchiato da tanta bravura, Zeno attiva la propria facoltà uditiva, scava dentro quella musica. Bach viene plasmato e diventa altro, passa attraverso la scelta interpretativa di Guido e il criterio di giudizio di Zeno. Nasce un quadro musicale nuovo, che porta a maturare un’attenzione uditiva verso le tante parti della composizione, e di nuovo verso la fonte “umana” e psicologica dei suoni. Zeno suona male e associa la prassi esecutiva, la voce e l’articolazione del suo violino al suo stato di salute interiore: potrebbe suonare meglio, se non fosse malato. I gesti dei personaggi sveviani trovano nel suono, nella forma, nello spazio fisico degli ambienti borghesi e nello spazio interiore della coscienza, il loro veicolo di amplificazione. L’idea di strumento musicale sperimenta un allargamento, e diventa sempre più metafora di tutto l’uomo con il suo inconscio, con il suo cervello, con la sua coscienza. La musica amplifica, come in una cassa di risonanza, le mancanze e le inadeguatezze. Annetta, il personaggio femminile di Senilità, ha difficoltà nell’eseguire alla perfezione le note, ma l’attenzione che pone nell’esecuzione distrae da qualsiasi preoccupazione e sensazione negativa. I dolori, la malattia e le delusioni riemergono nei pensieri di Zeno e sono addolciti, grazie al potere confortante della musica. Il violino è uno strumento che ammalia e inganna, rivelando la vera anima di chi lo suona o di chi lo ascolta. Ma l’umiliazione di Zeno riaffiora. Già in precedenza aveva detto di sé13:

So di avere un alto sentimento musicale e non è per affettazione ch’io cerco la musica più complessa; però il mio stesso alto sentimento musicale m’avverte e m’avvertì da anni, ch’io mai arriverò a sonare in modo da far piacere a chi m’ascolta. Se tuttavia continuo a sonare, lo faccio per la stessa ragione per cui continuo a curarmi.

Dopo qualche anno dal matrimonio, Zeno intraprende una relazione clandestina con Carla Gerco, una cantante decisamente poco talentuosa. Durante il loro primo incontro, a Carla viene chiesto di cantare; dopo qualche esitazione, accompagnandosi al pianoforte, esegue La mia bandiera, una romanza da camera di Augusto Rotoli. Svevo presenta dunque nel sesto capitolo, a differenza dei precedenti esempi di musica colta, una canzone popolare, attraverso la quale Carla supererà una particolare difficoltà nel cantare – una situazione che in qualche modo l’aveva avvicinata a Zeno, che aveva detto di lei: «ebbi la sorpresa di sentire la sua voce, quando cantava, perdeva ogni musicalità […] Carla non sapeva neppure suonare e il suo accompagnamento monco rendeva ancor più povera quella musica» 14.
A questo punto del romanzo irrompe così la musica popolare, grazie alla quale si insinua un nuovo carattere di espressività, completamente diversa rispetto al genere lirico drammatico.

3. I riferimenti musicali in relazione alle figure femminili.

Nei romanzi di Svevo è possibile tracciare una continuità fra le diverse figure femminili. Annetta in Una vita è la figlia del banchiere Maller, il mezzo attraverso cui Alfonso può arrivare all’ascesa sociale. Una donna che, alternativamente, si nega e si concede. Tratti simili a quelli di Annetta sono presenti in Senilità nella figura di Angiolina. Sempre in Senilità appare un’altra figura femminile, Amalia, sorella di Emilio, che funge anche da madre e da angelo del focolare. Amalia é una serva ubbidiente, che rimane soffocata dal nido familiare, ignorata dall’uomo di cui è innamorata, Stefano Balli. Nella Coscienza di Zeno, Augusta è la moglie-madre di Zeno, l’angelo del focolare, il ritratto della salute, mentre Ada è la donna desiderata da Zeno, al quale si negherà, preferendogli Guido. Infine Carla, l’amante di Zeno, attraverso la relazione con la quale Zeno scoprirà di amare, tutto sommato, la moglie. In alcuni casi, la caratterizzazione dei personaggi femminili passa attraverso riferimenti alla musica. In Una vita, Annetta suona il piano, e la prima conversazione fra lei e Alfonso riguarda proprio la musica. In Senilità, il campo semantico musicale emerge fin dalle loro prime conversazioni: «non ebbe nessuna nota stonata; non gli disse neppure d’amarlo»15; oppure, «una grave stonatura anche allora venne ad interrompere tutta quella musica»16.
Nella Coscienza, il motivo della stonatura è ripreso in relazione ad Ada, la prima delle sorelle Malfenti che Zeno corteggia17:

Io, invece, elessi la fanciulla dalla voce tanto grave e dalla capigliatura un po’ ribelle, ma assettata severamente e pensai che, tanto seria, non avrebbe rifiutato un uomo intelligente, non brutto, ricco e di buona famiglia come ero io. Già alle prime parole che scambiammo sentii qualche stonatura, ma la stonatura è la via all’unisono.

Ma quando, dopo il rifiuto di Ada, la donna giusta per Zeno si rivelerà Augusta, la sicurezza e la serenità di lei costituiranno, pur con evidenti limiti, la via all’unisono: «a colazione, senz’altro sforzo, fui lieto ed affettuoso con Augusta. Non ci fu quel giorno alcuna nota stonata fra di noi»18.
E infine, nel momento dell’addio e della separazione tra Zeno e Carla, la giovane amante, il carattere illusorio, finale, della musica19:

Sentii appena allora le note sincopate del “Saluto” dello Schubert ridotto dal Liszt. […] continuai a salire accanto a lei. Ma improvvisamente essa si fermò, s’appoggiò al muro e si mise a piangere senza parole. Lassù continuavano ad echeggiare le note del “Saluto” di quel pianoforte che io avevo pagato. Il pianto di Carla rese quel suono molto commovente. […] Scesi lentamente le scale, fischiettando anch’io il saluto di Schubert. Non so se sia stata un’illusione, ma a me parve ch’essa mi chiamasse: – Zeno!

Note

  1. I. Svevo, Una vita, in Tutti i romanzi e i racconti, Newton Compton, Roma 1991, p. 49.
  2. Ibidem, p. 91.
  3. Italo Svevo, Commedie, Milano, A. Mondadori, 1960, p. 311.
  4. A. Guarnieri Corazzol, Tristano, mio Tristano. gli scrittori italiani e il caso Wagner, Il Mulino, Bologna 1988, pp. 84-85.
  5. I. Svevo, Senilità, in Tutti i romanzi e i racconti, cit., p. 326.
  6. Ibidem, p. 327.
  7. Schopenhauer elegge l’arte, nel Mondo come volontà e rappresentazione, come via di fuga dal dolore. La musica è l’espressione più alta dell’arte: sottrae per un breve tempo l’uomo alla catena della sofferenza, ma la sua funzione liberatrice è comunque limitata, perché è di breve durata.
  8. Tra gli autori di Svevo la figura di Schopenhauer è una presenza costante. La sua mediazione consente a Svevo di articolare la coscienza dei suoi personaggi; come la volontà è la legge oscura della vita, così i protagonisti dei suoi romanzi sono sollecitati da istinti incontrollati, trascinati da un malcontento. Di Schopenhauer lo attira l’espressione del dissidio interiore, da cui è travagliata la volontà di vivere.
  9. R. Favaro, La musica nel romanzo italiano del ‘900, Milano, Casa Ricordi, 2003, p. 193.
  10. I. Svevo, La coscienza di Zeno, in Tutti i romanzi e i racconti, cit., p. 454.
  11. Ibidem, p. 455.
  12. Ibidem, p. 462.
  13. Ibidem, p. 454.
  14. Ibidem, p. 492.
  15. I. Svevo, Senilità, in Tutti i romanzi e i racconti, cit., p. 276
  16. Ibidem, p. 281.
  17. I. Svevo, La coscienza di Zeno in Tutti i romanzi e i racconti, cit., p. 434.
  18. Ibidem, p. 513.
  19. Ibidem, p. 542.

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