Bibliomanie

Un articolo, tante zampe
di , numero 57, giugno 2024, Didactica, DOI

Un articolo, tante zampe
Come citare questo articolo:
Angela Zangaro, Un articolo, tante zampe, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 57, no. 45, giugno 2024, doi:10.48276/issn.2280-8833.11690

Scritto dall’autrice con gli allievi della 2 A, Scuola Secondaria di Primo grado, Istituto San Giuseppe, Bologna
Quest’anno ho avuto la possibilità di insegnare Geografia o meglio Geography (che secondo la metodologia CLIL prevede un’ora di geografia “standard” in italiano e una in inglese con insegnante madrelingua) nella scuola secondaria di primo grado e alla prima occasione ho proposto ai miei alunni di 2A di scrivere un articolo di giornale tutti insieme.
La call for paper della rivista ci invitava a parlare di mondi animali partendo dall’impatto che l’uomo ha avuto sulla vita di questi sotto innumerevoli punti di vista: esercitando su di loro il proprio potere, imponendo delle regole, ma anche rendendoli divini, usandoli per fini scientifici, cercando incessantemente una relazione e punti di incontro tra i due mondi.
Ed è proprio quello su cui abbiamo deciso di lavorare come classe.
Il nostro, infatti, si presenta come un lavoro a metà strada tra il mondo degli umani e quello degli animali, laddove questi si incontrano.
Ci siamo dati un appuntamento con gli animali in cui ci identifichiamo, abbiamo cercato tutti insieme dei modi di dire capaci di paragonare al meglio i due mondi e abbiamo riflettuto indagando un po’ sulla loro origine ma anche ponendoci alcuni quesiti come: questi modi di dire ci piacciono? Aderiscono alla realtà attuale? Li cambieremmo?
Gli studenti hanno iniziato le loro ricerche partendo dai modi di dire che già conoscevano, approfondendo quelli per loro più simpatici.
Addentriamoci insieme nell’analisi delle frasi che siamo soliti sentire nella vita partendo dal primo prezioso contributo.

Lento come una lumaca

La lumaca è uno degli animali più lenti del mondo! Percorre poco più di un centimetro al secondo, quindi in un’ora riesce a coprire una distanza che non raggiunge neanche cinquanta metri!
Anche l’autore Luis Sepúlveda si ispira a questo animale per scrivere una breve favola che si intitola Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza dove la protagonista, che non accetta di non avere un nome proprio, e vuole indagare sul perché della caratteristica che la contraddistingue e cioè la lentezza, intraprende un viaggio all’insegna del coraggio che porterà se stessa e le compagne verso la libertà.
«Credo che andare piano, essere prudenti e prendersi i propri tempi sia molto utile e dia la possibilità di pensare prima di agire. La lumaca rappresenta con la sua casina tutto questo ed è molto bello che possa portarla sempre con sé.»

Furbo come una volpe

Tra i vari modi di dire quello forse più comune è proprio “sei furbo come una volpe”. Si narra infatti che  la volpe sia l’animale simbolo dell’astuzia, sia nelle favole dello scrittore greco Esopo, che in tanti racconti.
La sua furbizia non è solo legata alla capacità di cacciare, ma anche al fatto che pur di sopravvivere sia stata in grado di adattarsi ad ogni ambiente.
Si parla, poi, di volpi astute quando queste si dimostrano in grado di rubare galline e conigli per cibarsene e sopravvivere.
Oggi, però, più che la furbizia è la loro diffidenza a salvarle e tutto questo è un po’ triste.
Anche nella favola di Pinocchio troviamo il personaggio della volpe. In questo caso si tratta di un imbroglione che insieme al gatto si approfitta dell’ingenuità di Pinocchio per rubargli delle monete.
Dire a qualcuno che è furbo come una volpe non significa necessariamente offenderlo, al contrario può anche essere un complimento che significa essere molto intelligenti.

Essere cieco come una talpa

La talpa è un animale che vive sottoterra e scava lunghe gallerie. Per fare ciò non ha bisogno di una grande vista ma non è del tutto cieca: gli occhi sono coperti da una membrana che li ripara dal terriccio e le servono solo per distinguere il buio dalla luce.
Per questo quando qualcuno non vede bene viene paragonato ad una talpa.
Nel linguaggio umano essere una talpa significa anche essere una spia, probabilmente perché l’animale agisce nell’ombra, dove nessuno la vede.
«Lo trovo un modo di dire molto simpatico, sarà perché la talpa è un animale buffo. È tra i protagonisti di molte favole per bambini, probabilmente perché si tratta di un animale tenero e apparentemente goffo e non bisogna dimenticare che laddove la vista viene meno, sono altri i sensi più sviluppati.»

La gallina dalle uova d’oro

L’uomo che trova una gallina dalle uova d’oro è un uomo metaforicamente molto fortunato.
Anche questo modo di dire viene attribuito ad una favola di Esopo, in cui il protagonista è un contadino che possedeva una gallina in grado di produrre ogni giorno uova d’ oro.
Un giorno il contadino uccise la gallina pensando di trovare nel suo ventre tutte le uova d’oro così da impossessarsene avidamente. Dentro la pancia dell’animale non trovò nulla così perse la gallina e le uova.
«Grazie a questa favola ho capito che non è un bene essere avidi. Oggi si utilizza questo modo di dire anche quando si conosce qualcuno che trasforma tutto in un’ottima occasione, e sinceramente credo sia un modo di dire davvero azzeccato.»

Dopo questi tre simpatici modi di dire passiamo a quelli dedicati all’amico dell’uomo per eccellenza: il cane! E ad un animale molto caro ai miei alunni: il cavallo!

Can che abbaia non morde

Pare che questo modo di dire, usato intendendo che spesso ci sono persone che usano con arroganza la loro voce ma non passano mai ai fatti, abbia origine in un passo de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: «Le schioppettate non si danno via come confetti: e guai se questi cani dovessero mordere tutte le volte che abbaiano.»
«Mi sono resa conto che questo modo di dire molto spesso viene usato per tranquillizzare qualcuno che si trova a subire un’aggressione verbale che non si tramuterà in niente altro. Mi fa pensare anche a molti cagnolini che hanno l’abitudine di abbaiare tanto senza passare all’azione, per fortuna!»

Essere solo come un cane

Questo detto deriva dall’osservazione di un cane tenuto rintanato, come spesso accade ad un cane che ha il compito di fare la guardia o riferito ad un cane abbandonato, quindi ormai randagio e solo.
In entrambi i casi possiamo dire che si tratti di animali sofferenti e bisognosi di compagnia.
Il cane viene considerato spesso al pari dell’uomo, anche in situazioni più tristi come questa.

Essere a cavallo

Questo proverbio significa essere a buon punto. Per capirne meglio l’origine bisogna pensare al valore del cavallo nel Medioevo: possederlo e usarlo, nelle attività agricole, per viaggiare, in guerra, era un privilegio.
Oltre a ciò, salire a cavallo dava prestigio e l’uomo che ne possedeva uno semplificava la propria esistenza.
L’importanza dell’animale si capisce anche dal motto «a caval donato non si guarda in bocca» il cui significato deriva dall’usanza antica di osservare i denti di un cavallo per valutarne il suo stato di salute e la sua età.
Probabilmente il detto deriva da una citazione latina di San Girolamo che ha lo scopo di insegnarci a non giudicare il valore di un dono ricevuto, proprio perché è un regalo, infatti, non va valutato in alcun modo. Questo detto è stato anche letteralmente tradotto in tantissime lingue.

Matto come un cavallo

Questo detto è legato al carattere particolarmente irrequieto di questo animale: un cavallo imbizzarrito è difficile da domare.
Dal cavallo passiamo al mulo, un animale meno elegante ma di sicuro altrettanto utile alla vita dell’uomo.

Lavorare come un mulo

Espressione che si utilizza quando si vuole indicare una persona che lavora sodo, proprio come accade solitamente al mulo che viene molto spesso usato in agricoltura per lavori faticosi e continuativi.

Dopo essere stati in compagnia degli animali di terra, passiamo a quelli che abitano in acqua.

Versare le lacrime da coccodrillo

Questo detto si usa per indicare colui che finge di pentirsi di aver fatto una cattiva azione in realtà commessa di proposito, piangendo appunto lacrime di coccodrillo, cioè finte.
Sembra infatti che i coccodrilli piangano soltanto in due casi: dopo aver ucciso prede umane e animali e quando le femmine divorano i propri piccoli.
In realtà pare che quello di lacrimare sia un bisogno fisiologico dell’animale, che lo fa per tenere gli occhi lubrificati e facilitare il movimento della terza palpebra che è quella usata durante la permanenza in acqua.
Bisogna anche ricordare che il coccodrillo non ha la sudorazione ed è attraverso la lacrimazione o con gli escrementi che espelle i sali.

Occhi da pesce lesso

Questo detto viene utilizzato per indicare lo sguardo perso di una persona, poiché gli occhi di un pesce che non è più vivo risultano spenti e persi nel vuoto. 

Sentirsi un pesce fuor d’acqua

Si utilizza per spiegare lo stato d’animo di una persona che non si sente a proprio agio o prova imbarazzo in una situazione inusuale per lei.
L’origine del detto è a me ignota ma è facile capire che un pesce fuori dall’acqua non sta bene perché viene allontanato dal suo ambiente naturale senza il quale non potrebbe sopravvivere.
Da qui nasce il paragone con una persona che prova disagio trovandosi fuori dal suo ambiente e a mio parere questo detto esprime bene il sentimento di disagio.

Prendere due piccioni con una fava

Il detto deriva da un metodo di caccia al piccione, in cui si usava come esca una fava legata ad un filo fissato a terra. Il significato di questo detto indica la situazione in cui gli umani vogliono raggiungere un doppio risultato con poca fatica.
Siamo arrivati alla conclusione di questo articolo, ma non alla fine di questo progetto che procederà dando a questi e a molti altri animali prima di tutto una collocazione geografica e poi approfondendo con la ricerca delle loro caratteristiche e abitudini.
Tirando le somme credo che un lavoro di questo tipo abbia dato la possibilità ai ragazzi di mettersi in gioco, sfamando la loro curiosità e rendendoli anche più consapevoli di quello che dicono, in questo caso mi riferisco ai modi di dire in cui l’uomo prende spunto dal mondo animale.
Quando si è bambini, si sa, ci si sente particolarmente vicini al mondo degli animali, probabilmente anche grazie alle favole delle quali i nostri sogni vengono nutriti.
Nella mia esperienza oltre che di insegnante anche di educatrice mi sono trovata spesso all’aperto con i bambini che restano affascinati da qualsiasi tipo di animale, molto prima di esserne spaventati, la paura probabilmente si prende per imitazione dagli adulti.
Conservo con affetto nella mia memoria l’immagine di un bambino che di sua spontanea volontà accarezza in piena estate una cicala e quando questa si posa sul suo naso ne è felice.
Anche sulle cicale ce ne sarebbero di cose da dire…
Vorrei che i miei alunni, tutti, riuscissero a conservare per sempre il sano concetto di convivenza con gli animali e con l’animale-uomo, nel pieno rispetto dell’altro.
Auguro loro di essere in grado di saper distinguere i lupi cattivi “che ti mangiano” da quelli buoni, di essere sempre forti come leoni, di non seguire mai il gregge, di riuscire a guardare lontano come fanno le giraffe, di essere liberi come gli uccelli, svegli come il gallo la mattina, ma anche riposati come chi si sveglia dopo il letargo!
La lista potrebbe continuare all’infinito e… continuerà.

Piccola bibliografia

Sepùlveda Luis, Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Guanda, Parma, 2013. Collodi Carlo, Le avventure di Pinocchio, Mondadori 19° edizione, Milano, 2019.
Esopo, Favole, Feltrinelli, Milano, 2014.
Esopo e Fedro, Favole sugli animali, Lapis, Roma, 2020.
Bosco Coletsos Sandra, Gli animali e le parole. Proverbi, aforismi, citazioni, Aracne, Genzano di Roma, 2021.
Di Mauro Nicola, Qui gatta ci cova, Edizioni del Capricorno, Torino, 2021.

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