Bibliomanie

Recensione di Laura Corazza, Per una cittadinanza scientifica, Scholé 2024
di , numero 58, dicembre 2024, Letture e Recensioni, DOI

Recensione di Laura Corazza, <em>Per una cittadinanza scientifica</em>, Scholé 2024
Come citare questo articolo:
Ruggero Rollini, Recensione di Laura Corazza, Per una cittadinanza scientifica, Scholé 2024, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 58, no. 22, dicembre 2024, doi:10.48276/issn.2280-8833.12058

Come fare per costruire un progresso etico che sia parallelo e proporzionale al progresso tecnico? Lorenzo Milani ci ha indicato una strada: educare ragazzi e ragazze a diventare cittadini sovrani, perché ognuno si senta l’unico responsabile di tutto. Oggi questo insegnamento è vero più che mai e si traduce in un’educazione civica fondata sullo sviluppo di un pensiero razionale e critico, sulla capacità di scegliere e di cambiare se le condizioni sono considerate inique.
Il libro di Laura Corazza ricostruisce il concetto di educazione alla cittadinanza in chiave contemporanea, con un approccio interdisciplinare, associato a un’idea di scuola di qualità e con un affondo sull’apprendimento attivo, partendo dagli spunti forniti dalle interviste a 21 insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado. Si tratta di docenti provenienti da tante regioni italiane e appartenenti a generazioni diverse, testimoni privilegiati perché in possesso di elevate competenze e con un ruolo nella scuola che non si esaurisce nell’insegnamento: molti di loro collaborano con gruppi di ricerca universitari o con enti ministeriali, partecipano a progetti nazionali o internazionali, fanno formazione ai docenti, hanno partecipato a premi, pubblicano o fanno attività divulgativa con i media digitali. Essi restituiscono il quadro di una scuola bella, impegnata, fatta anche da professionisti che, senza clamore, ogni giorno fanno la differenza nel percorso formativo e di crescita di tante ragazze e di tanti ragazzi.
Il primo capitolo ci introduce nell’attualità e presenta i concetti di educazione alla cittadinanza e di educazione civica così come vengono comunemente intesi oggi nei paesi europei e in Italia, per arrivare a definire il concetto di cittadinanza scientifica, che stabilisce un rapporto stretto fra scienza e democrazia. Ci introducono su questa strada tre testimoni del Novecento: la dottoressa Maria Montessori, che crede nella scienza come strumento di autonomia e autodeterminazione, don Lorenzo Milani, che lotta per difendere il diritto di tutti a esercitare la propria sovranità in un paese democratico, il maestro Alberto Manzi, sostenitore di un metodo didattico innovativo per la formazione di una mentalità scientifica. L’attualità di queste testimonianze si riconosce nel moderno concetto di cittadinanza scientifica, che prevede un rapporto biunivoco fra scienza e democrazia: la scienza ha bisogno della democrazia, nel senso che deve continuamente riconquistare il valore fondante di conoscenza per tutti; la democrazia ha bisogno della scienza, del suo rigore e della sua tolleranza.
Nel secondo capitolo sono analizzati i metodi didattici più citati. Il metodo della lezione frontale, che prevede un insegnamento trasmissivo, è poco adatto a formare competenze come la capacità di risolvere problemi, di sperimentare con metodo scientifico, di pensare in modo critico e proattivo, di prendere decisioni comuni. Un aiuto viene dall’applicazione dei metodi “attivi”, in cui le studentesse e gli studenti svolgono un ruolo, appunto, attivo nella costruzione della propria conoscenza.
Il terzo capitolo affronta il tema dell’Educazione alla sostenibilità, in relazione all’Educazione civica e con l’approccio integrato STEM. Le finalità di un insegnamento per la literacy scientifica sono la costruzione di un metodo scientifico e di un pensiero razionale nell’affrontare le questioni legate alla convivenza sociale per la salvaguardia dell’ambiente, della salute personale e pubblica, dello sviluppo sostenibile. In questo senso, gli obiettivi educativi si intrecciano con quelli legati all’educazione civica secondo una prospettiva interdisciplinare: formare gli strumenti culturali per agire in modo responsabile nella società; sviluppare in modo creativo soluzioni innovative e migliorative; analizzare criticamente il contributo apportato dalla scienza e dalla tecnologia per il miglioramento delle condizioni di vita; divenire consapevoli del valore sociale delle proprie scelte di vita.
L’ultimo capitolo del libro propone una lettura dei temi prevalenti che sono emersi dal dialogo con le professoresse e i professori e che sono diventati oggetto dei primi tre capitoli. Tutti gli insegnanti intervistati hanno anche riflettuto sull’istruzione di qualità, concetto espresso nell’obiettivo 4 dell’agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile e hanno dato le loro interpretazioni: il tema che più frequentemente è stato associato al concetto di qualità è quello dell’inclusione e nelle parole delle insegnanti e degli insegnanti una scuola di qualità è inclusiva quando, ad esempio, «si impegna fino all’ultimo nel portare al successo scolastico tutti gli alunni»; «offre diversi canali, linguaggi, strumenti e metodologie»; «riconosce le diversità per poi smettere di sottolinearle perché l’eterogeneità diventi normalità».
In appendice sono riportati i testi integrali delle interviste. Qui di seguito, un pensiero tratto da ciascuna intervista, per restituire l’idea dell’ampiezza dei temi trattati e la profondità del ragionamento.

«Io credo che la scuola sia di qualità se favorisce un apprendimento vero, non superficiale legato a uno studio mnemonico, ma che fa entrare nei significati profondi delle cose e dà gli strumenti per capire e la curiosità di imparare» (Eleonora Aquilini).

«La qualità la fanno i molti docenti che veramente lavorano e ce ne sono tanti in tutta Italia, perché trovo che ci sia veramente una scuola italiana che funziona» (Luca Basteris).

«I primi anni sono stati frustranti, con classi a volte anche molto difficili; i risultati erano deludenti, c’erano pochi ragazzi che avevano dei buoni risultati e pertanto mi sono interrogata sul mio metodo di insegnamento. Come potevo migliorare?» (Anna Caronia).

«Ti fa proprio venire voglia di andare a scuola, se tu sai che lì c’è un ambiente sano, un ambiente dove ti puoi fidare dei tuoi compagni, a maggior ragione ti puoi fidare dei docenti, dove non ti senti sempre giudicato, messo alla prova o sotto pressione» (Roberto Cighetti).

«Cerco di privilegiare gli argomenti che sono più vicini ai ragazzi, anche in relazione all’ambiente geografico e sociale in cui vivono. Do la priorità ai contesti della vita quotidiana anche per stimolare l’interesse» (Costantina Cossu).

«Guadagnavo molto di più come analista programmatore, ma la soddisfazione nell’impegno quotidiano per il futuro dei ragazzi per me non ha prezzo» (Antonio Curci).

«… le mie prime esperienze di insegnamento sono state in contesti complicati come la scuola di Scampia, in un centro di recupero di minori a rischio dove era indispensabile lavorare in contesti di laboratorialità» (Marco Di Paolo).

«… ho sempre cercato di applicare varie metodologie, come la didattica per problemi, basata sulla ricerca e su compiti di realtà, con studenti attivi nel ricercare, progettare e realizzare» (Leonardo Durante).

«Il mio sogno è quello di riconfigurare completamente la programmazione didattica alla luce proprio dei 17 obiettivi ONU» (Anna Ferrigno).

«Uno su tutti: il cambiamento climatico, che poi è una problematica così grande che praticamente racchiude tutti gli argomenti che fanno capo alle Scienze» (Teresita Gravina).

«Le discipline nell’ambito STEM, secondo me, aiutano a diventare appunto cittadini consapevoli, in grado di scegliere autonomamente, in grado di prevedere le conseguenze delle proprie azioni, delle proprie scelte» (Sara Lasta).

«Nella didattica delle Scienze se non c’è una partecipazione attiva degli studenti non si ottiene l’apprendimento, perché le Scienze non sono solo una teoria da imparare a memoria e ripetere, ma un metodo» (Daniela Leone).

«Si ha qualità quando si crea un ambiente di apprendimento positivo e stimolante, che incoraggi la partecipazione attiva e promuova la curiosità e la motivazione allo studio» (Maurizio Maglioni).

«Il mio sogno: combattere l’abbandono scolastico. E proprio per inseguire questo sogno ho realizzato una didattica finalizzata alla formazione di competenze imprenditoriali» (Carlo Mazzone).

«Per la mia materia di insegnamento e la tipologia di scuola in cui opero prediligo la didattica laboratoriale e dell’inquiry-based learning. La parte di lezione trasmissiva c’è ma solo in piccola percentuale» (Maria Messere).

«La motivazione è la spinta principale e per motivare gli studenti occorre utilizzare molte strategie» (Laura Montagnoli).

«Trovo le Indicazioni Nazionali italiane estremamente avanzate, probabilmente tra le più avanzate d’Europa» (Giuseppe Paschetto).

«Soprattutto nelle classi del biennio il nostro obiettivo principale è quello di formare un buon cittadino, cioè un cittadino che sappia orientarsi quando si parla di ambiente o di salute e che sia in grado di seguire in modo attivo il dibattito sulle questioni fondamentali della vita individuale e sociale» (Gabriella Salerno).

«I miei detrattori mi accusano di spettacolarizzare la scienza, ma io rispondo che la scienza può essere amata anche diventando intrattenimento» (Vincenzo Schettini).

«La mia didattica è soprattutto laboratoriale, intesa proprio come metodo del fare, dello sperimentare e del discutere, non necessariamente in un laboratorio attrezzato ma anche in aula» (Lauretta Storani).

«Conseguire un livello minimo di cultura scientifica non è solo conoscere le leggi e le teorie, ma essere in grado di pensare e leggere la realtà in profondità» (Antonio Testoni).


L’attuale società della conoscenza è caratterizzata dall’espansione della tecnica e della scienza in parallelo al consolidamento della democrazia. Scienza e democrazia hanno bisogno l’una dell’altra, poiché la conoscenza appartiene a tutti. Questo pone le cittadine e i cittadini di fronte alla necessità di partecipare attivamente alle scelte del vivere sociale, sostenendo allo stesso modo i diritti e i doveri di una cittadinanza scientifica. La scuola ha un ruolo importante, poiché ha il compito di formare i cittadini e le cittadine di oggi e di domani. Per fare questo, essa deve fornire strumenti culturali e competenze per imparare a imparare, per realizzare un personale progetto di vita e per partecipare attivamente alla vita sociale del paese, sia come detentori di un sapere esperto (da scienziati), sia in veste di cittadini lavoratori, sia come responsabili delle scelte politiche. I diritti di una cittadinanza scientifica sono molteplici; fra questi ci sono il diritto alla conoscenza, il diritto di consultazione, il diritto di partecipazione. Di conseguenza occorre diventare consapevoli anche dei doveri richiesti alla cittadinanza per la costruzione di una convivenza democratica, fra cui la necessità di imparare, di partecipare attivamente e di prendere decisioni di vita consapevoli e utili a sé stessi, agli altri e all’ambiente.
Il libro è pensato per tutti coloro che hanno a cuore la scuola pubblica italiana e anche per tutti coloro che non la conoscono bene, perché possano lasciarsi ispirare da una storia e da una realtà pedagogico-educativa, quella italiana, di grande spessore culturale.

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