A life: Lawrence Ferlighetti. Beat Generation, ribellione, poesia
Maria Teresa Martini, A life: Lawrence Ferlighetti. Beat Generation, ribellione, poesia, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 44, no. 10, luglio/dicembre 2017
La mostra, curata da Luigi Di Corato, Giada Diano, Melania Gazzotti, mette in luce l’importanza della figura di Lawrence Ferlinghetti, americano di origini bresciane, poeta, pittore, editore e figura di primo piano nell’impegno culturale -sociale contro la guerra e la violenza, negli anni Cinquanta e Sessanta fino ad oggi, all’interno del movimento della Beat Generation. Beat, parola che in inglese ha molteplici significati: beat come beaten, sconfitto ma anche come radice della parola beatitude, beatitudine, nel vocabolario musicale, in particolare del jazz, beat come ritmo, battuta- fenomeno culturale, musicale e di costume.
Ripercorrere la carriera di Ferlinghetti consente di rendere omaggio all’intero movimento letterario di quegli anni e al ruolo determinante di Lawrence nella diffusione dell’opera degli scrittori della Beat Generation, tramite la sua libreria e la casa editrice City Lights Bookstore, comprese le sue raccolte di poesia. La più venduta al mondo, A Coney Island of the Mind (1958).
Il percorso espositivo racconta l’influenza in Italia di questa corrente letteraria grazie a Fernanda Pivano (traduttrice e critica letteraria), che per prima ha fatto pubblicare l’opera di Ferlinghetti e degli autori da lui sostenuti Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Gregory Corso, Charles Bukowski e persino Pasolini.
Ferlinghetti, Kerouac e Ginsberg parteciparono a diverse conferenze e Festival anche in Italia e a Brescia.
La mostra ripercorre la storia e l’atmosfera di quegli anni attraverso materiali a stampa, fotografie e registrazioni video. Molti dei libri e documenti in mostra, oltre a una serie di fotografie (che provengono proprio dall’archivio di Fernanda Pivano, oggi curato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e dalla Fondazione Corriere della Sera). Gli scatti di Sottsass, le fotografie di Robert Capa, Aldo Durazzi, Larry Keenan, Allen Ginsberg, Christopher Felver e Fred Lyon, raccontano i suoi avventurosi viaggi in giro per il globo…fino alla conclusione della costante ricerca delle proprie origini a Brescia (suonando porta a porta)L’esposizione documenta anche la carriera artistica di Ferlinghetti che aveva iniziato a disegnare e dipingere nell’immediato dopo guerra, mentre si trovava a Parigi, ES il prezioso olio su tela Deux del 1950, un’ampia selezione di disegni realizzati tra gli anni Cinquanta e Duemila, mai esposti in Italia prima d’ora. Tele di grandi dimensioni, provenienti direttamente dalla collezione dell’artista, rappresentano la moglie, le battaglie per i diritti civili, mari in tempesta solcati da barche a vela , Il suo ritratto da marinaio in sintonia con l’immagine di Corto Maltese.
Le ultime sale della mostra in Santa Giulia sono riservate al rapporto di Ferlinghetti con l’Italia, le sue foto nel bresciano alla ricerca della casa paterna, il suo ultimo libro: areoplani, e appena prima, in una parete dedicata alla poesia, “in morte a Pasolini”.
Il poeta aveva scoperto di avere origini italiane solo a vent’anni, al momento della richiesta del certificato di nascita (volontario nella Marina degli Stati Uniti, parteciperà allo Sbarco in Normandia). E nel 1955 il poeta deciderà di prendere ufficialmente il proprio cognome italiano per firmare tutta la sua opera letteraria e artistica. Solo nel 2005 riuscirà ad individuare la casa da dove il padre era partito per emigrare giovanissimo negli Stati Uniti, la casa è posta nel cuore del quartiere del Carmine.
Entriamo nelle 4 macro-sezioni della MOSTRA: “Guerra, pace, arte”, “Beat”, “L’impegno”, “Le origini”, che ripercorrono gli eventi biografici e artistici di Ferlinghetti, tra Stati Uniti ed Europa.
1 – Guerra. Pace. Arte : foto, disegni,manifesti, pagine di diari che raccontano gli anni 40/50
Arruolatosi nel 1941, nella Marina degli Stati Uniti ha prestato servizio a bordo di cacciasommergibili al largo delle coste inglesi e francesi. Nel 1944 ha partecipato allo sbarco in Normandia, nel ‘45 Ferlinghetti si appassiona alla Poesia di Prevert che tradurrà e pubblicherà nel 1958, con la sua casa editrice City Lights,- collana Pocket Poets Series- n. 9.
Restiamo nel 1945: sei settimane dopo la bomba atomica, la nave di Ferlinghetti attracca a Sasebo (in Giappone): l’immagine di Nagasaki annientata lo colpisce a tal punto da trasformarlo in un “pacifista radicale”. Nel 1947, dopo essersi congedato dalla Marina e aver ottenuto un Master of Art alla Columbia University, Ferlinghetti decide di stabilirsi per un periodo a Parigi. Frequenta la Sorbona, comincia a scrivere il suo primo romanzo Her, “un libro nero surreale e semi-autobiografico” , nel frattempo si dedica al disegno dal vero, seguendo i corsi dell’Académie Julian. Incontra George Whitman, fondatore della libreria Shakespeare & co. sulla Rive Gauche della Senna, che lo indurrà a creare la sua City Lights Bookstore in San Francisco, al rientro in USA.
2 – San Francisco. Reading, Jazz, foto, copertine di libri, e un jukebox in cui scegliere, premendo i tasti, musiche e parole.
Nel 1951 Ferlinghetti rientra negli Stati Uniti e si stabilisce a San Francisco, dove, nel quartiere italiano di North Beach, dopo aver incontrato nel 1953 Peter D. Martin, fonda con lui City Lights Bookstore, la prima libreria americana di soli tascabili. Nel 1955 affianca alla libreria anche una casa editrice. La prima pubblicazione della futura celebre collana City Lights Pocket Poets è la sua raccolta di poesie dal titolo Pictures of the Gone World. Nel frattempo si dedica a realizzare eventi-incontro fra poesia e jazz.
3 – Beat. Poesia. Ribellione
Nel 1956 Ferlinghetti pubblica Howl and Other Poems di Allen Ginsberg come numero 4 della citata collana Pocket Poets. Una seconda ristampa del volume viene bloccata alla dogana, confiscata con l’accusa di “oscenità”. Segue una terza ristampa negli USA che porta all’arresto di Ferlinghetti e Shigeyoshi Murao, bookstore manager della City Lights, con l’accusa di vendita e diffusione di materiale osceno. Il processo, durato l’intera estate del 1957, si conclude con l’assoluzione.
Dopo Howl, On the Road di Jack Kerouac darà il via alla stagione letteraria della Beat generation. L’espressione viene introdotta per la prima volta nel romanzo Go di John Clellon Holmes, e in un articolo apparso su The New York Times. Da quel momento i media iniziano a parlare di Beat generation, identificandovi un gruppo di scrittori accomunati da un senso di ribellione contro il sistema e da una ricerca di nuove forme di espressione letteraria.
Ferlinghetti pubblica Gregory Corso, William Burroughs, Philip Lamantia, Diane di Prima, Janine Pommy-Vega e Anne Waldman, Pier Paolo Pasolini.
A Coney Island of the Mind, pubblicato nel 1958, è l’opera più famosa di Ferlinghetti, tradotto in dieci lingue e con oltre un milione di copie stampate: manifesto della sua poetica, ove affronta tutti i temi più cari: l’esaltazione dell’eros e la condanna politica, l’arte e la coscienza sociale, l’anarchia e la ricerca del magico nel quotidiano. Negli anni successivi, Ferlinghetti spazia dalla poesia alla prosa, al teatro sperimentale, sviluppando costantemente due esigenze opposte: da un lato il ruolo del poeta come vettore naturale di amore, piacere e gioia, dall’altro lo scrittore engagé come nemico non-violento dello Stato.
L’attivismo politico infatti attraversa tanto la vita quanto l’opera di Ferlinghetti: dalle proteste contro la guerra in Vietnam – che gli valgono un periodo in prigione, a seguito di un picchetto all’Oakland Army Induction Center – alla denuncia dell’operato dei Presidenti degli Stati Uniti: il tutto testimoniato in mostra da documenti, foto manifesti.
4 – Viaggio. Amicizie. Origini
Per essere testimone diretto della storia, Ferlinghetti si fa viaggiatore instancabile, da un continente all’altro, per sua curiosità innata e per il suo lavoro di editore. Partecipa a festival e incontri internazionali di poesia: vola a Cuba per vedere con i propri occhi, racconta Haiti sotto la legge marziale, esplora il Sudamerica e il Messico (molto le foto che lo immortalano nei paesi più a rischio, come in Russia e sulla Transiberiana).
Ferlinghetti visita per la prima volta l’Italia nel 1950, muovendosi in autostop da Parigi, dove allora risiedeva, ma tornerà regolarmente in Italia: nel 1965 per partecipare al Festival dei due mondi di Spoleto, con il poeta russo Evgenij Aleksandrovič Evtušenko e il leggendario Ezra Pound.
Incontra per la prima volta nel 1962 Fernanda Pivano, la traduttrice, che aveva già promosso in Italia diversi scrittori della sua produzione. Da quel primo incontro nasce una profonda amicizia, una fitta corrispondenza, una serie di ritratti di Ferlinghetti scattati dal marito della Pivano, Sottsass, e due bellissimi disegni che Ferlinghetti dedica a Nanda ed Ettore. In mostra tutto viene documentato passo passo, con le ultime pubblicazioni in italiano degli autori citati.
La ricerca delle origini italiane si dipana attraverso l’intera vita di Ferlinghetti. Il padre, originario di Brescia, era emigrato negli Stati Uniti nel 1894 e aveva anglicizzato il proprio cognome.
Dopo decenni di ricerche e congetture, solo negli anni Duemila, Ferlinghetti individua il luogo di nascita del padre. Il ritrovamento dell’originale certificato di nascita di Carlo Leopoldo Ferlinghetti nell’archivio comunale di Brescia segna un momento importante nella vita del poeta, che nel 2005 era in Italia, sia per ritrovare la casa natale del padre, nel cuore del quartiere del Carmine, che per iniziative culturali.
La serie fotografica bresciana scattata da Walter Pescara è particolarmente emozionante, come il ripetesi della parola fluxare ideata dall’artista. Il suo fluxare qui l’ha ri-portato!
Questo articolo è distribuito con licenza Creative Commons Attribution 4.0 International. Copyright (c) 2017 Maria Teresa Martini