Il crepuscolo della variante
Antonio Castronuovo, Il crepuscolo della variante, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 22, no. 8, luglio/settembre 2010
Frequente imbattersi in autori che si compiacciono di non scrivere al computer. Si dà la circostanza di chi mestamente rievoca la bellezza delle penne stilografiche, e chi il gioioso ticchettio della Lettera 22, la macchina da scrivere portatile che Olivetti lanciò sul mercato nel secondo dopoguerra. Se per i primi lo scricchiolio del pennino e l’abituale incaglio calligrafico rappresentano motivi di stimolo inventivo, per gli altri è il timbro dei martelletti e la laboriosità di reperire nastri inchiostrati a costituire sprone di scrittura. In ambo i casi è palese il compiacimento di non appartenere alla belluina categoria di coloro che, adoperando un programma di videoscrittura, esprimono il proprio estro mediante la tastiera di un computer
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