Salvator Rosa moralista e La Rochefoucauld: un paragone possibile?
Davide Monda, Salvator Rosa moralista e La Rochefoucauld: un paragone possibile?, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 01, no. 7, aprile/giugno 2005
L’ardente e ricca personalità di Salvator Rosa, spirito vivido e mordace, apprezzato pittore ed incisore, scrittore e attor comico d’indubbio talento, non cesserà forse mai d’interessare ed attrarre chi non sia indifferente al fluire complesso e imprevedibile della cultura. Liberato, grazie soprattutto alle puntuali indagini compiute da studiosi del novecento da mitizzazioni settecentesche e romantiche tanto avventurose e seducenti quanto infondate, Rosa non ci appare più né un crudele bandito non privo d’ingegno, né una sorta di poète maudit lontano dal suo tempo né, tantomeno, un romantico ante litteram, ma si presenta invece come un’individualità che, pur atipica e controcorrente, è solidamente radicata nel contesto storico, politico, sociale e spirituale del Seicento: separandolo da tale temperie, infatti, sarebbe impossibile comprenderne non solo le idee e le ansie, ma pure gli ideali estetici ed i modelli di riferimento.
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