Il successo delle opere di Virgilio Malvezzi fu immediato e proseguì per tutto il secolo decimosettimo, in Italia e in Europa. Con il Romulo del 1629 – in cui egli si legava stilisticamente al neostoicismo lipsiano e teorizzava, sin dall’incipit, i cardini dello stile laconico: «mercenario colui che in molti fogli stringe pochi precetti […]. Rubba il tempo che non può restituire […]. Io scrivo a’ principi perché scrivo di principi. Trattenergli in dicerie è un peccare ne’ commodi pubblici. Si medicano i loro malori con le quinte essenze, non si nauseano co’ decotti» – il moraliste petroniano incontrava i gusti di un orizzonte d’attesa pronto ad accogliere la sua soluzione stilistica e ideologica.
Particolarmente sensibile alle sue proposte fu la Spagna del Conte Duca d’Olivares. Già nel 1632 Quevedo, affascinato dal laconismo del Bolognese, traduceva El Romulo e dav... continua a leggere
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I romanzi polizieschi di Willard Huntington Wright (in arte S.S. Van Dine, Chattersville, Virginia, 15 ottobre 1888 - New York, 11 aprile 1939), appartengono a pieno titolo alla “Golden Age” della detective story (1920-1940), e in particolar modo al cosiddetto whodunnit (“giallo deduttivo”), il cui capostipite, ovviamente, è l’immortale Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle (Vance, Poirot, Miss Marple, Nero Wolf, sono tutti eredi del grande deduttore inglese): un investigatore (professionista o dilettante), conduce indagini su un delitto avvenuto in circostanze misteriose e inspiegabili (un inquietudine soprannaturale sembra anzi percorrere le oscure vicende narrate), generalmente in un ambiente chiuso, e lo scrittore, che racconta la vicenda dal punto di vista di testimoni del tutto incapaci di sbrogliare l’intricato filo della matassa, affida al suo “eroe” il compito di ricostruire, attraverso percorsi logici e deduttivi alquanto ri... continua a leggere
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Basato su una rigorosa filologia che trova la sua forza vitale nella storia delle idee – del cui «potere mirabile» Davide Monda ci ha già fornito tante prove – Miserabili in prosa. Ottocento è uno di quei volumi la cui appassionata lettura quasi costringe ad affermare: è un libro che mancava! E spinge a doverose considerazione che, solo all’apparenza, esulano dal compito di una semplice recensione
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È in uscito, per i tipi di Liguori, l’ultimo libro di Davide Monda: Il potere mirabile di un grande amore. Idee e sentimenti nella civiltà letteraria europea. Prendendo le mosse dalla letteratura della Roma imperiale per giungere fino a quella dell’Europa primonovecentesca, i saggi ivi ospitati s’interrogano su diversi volti decisivi e coinvolgenti dell’amore
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Vincenzo Cuoco sosteneva che «scrivere d’istoria eterna dell’umanità, è un’invenzione in cui l’ingegno italiano non ha veruno rivale. Platone aveva appena traveduta Atlantide. Vico, al pari di Colombo, fu il primo a navigarvi». Grazie a Vico dunque, sembra suggerirci Cuoco, veniva meno la polemica sulla sudditanza filosofica dell’Italia alla cultura francese
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Nel 1829 Belli estraeva per il suo Zibaldone numerosi brani dal pamphlet Dei futuri destini dell’Europa, pubblicato anonimo a Bruxelles nel 1828 da Pierre-François-Xavier Bourguignon d’Herbigny
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La corte è riunita e i musici sono pronti a suonare. Ma le vibrazioni dei loro strumenti armoniosi si perdono nelle alte volte del salone del ricevimento, mentre, distratti, i convitati si abbandonano all’assordante e stonato frastuono della chiacchiera. Una dama, sola e incantata
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«Il signor Settembrini è letterato», disse Joachim al cugino Hans Castorp (questi aveva subito notato, nell’espressione del Satana, un invito alla «vigilanza e alla chiarità di pensiero»), «ha scritto per giornali tedeschi il necrologio di Carducci, sai?» («Che ne sai tu di Carducci? Tanto poco quanto me, suppongo», sembrò dire a Joachim, con l’eloquenza di uno sguardo stupito, Hans)
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