L’uomo politico aristotelico è l’animale più remissivo, più docile, più accomodante, meno selettivo di tutta la rerum natura: nessuna specie animale avrebbe potuto sopportare quello che la storia ha fatto sopportare all’Adamo del Paradiso terrestre, non si sa per intelligenza o stupidità. Arduo è definire il discrimen fra adattamento e stultitia: l’homo sapiens sapiens sopporta rumore, inquinamento, “fetenzie” alimentari, bruttezza, squallore esistenziale, abbandono, ignoranza, ma non tollera l’uso della parola libera, l’ingiuria intelligente, il sarcasmo costruttivo, l’ironia che tutto coglie e punta il dito sull’insensatezza e il grigiore intellettuale
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«È ancora possibile la poesia?» Questo si chiedeva Eugenio Montale in una fredda serata di dicembre, di fronte all’elegante, sceltissima platea dell’Accademia di Svezia. Eravamo nel ’75, e il grigio diluvio tecnocratico in cui la nostra “civiltà” pareva inesorabilmente sprofondare non sembrava lasciare spazio a molte speranze
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Menzogna e sortilegio non è semplicemente uno dei romanzi di Elsa Morante: è il romanzo di Elsa Morante, quello che più di ogni altro ha amato, e nel quale ha trasfuso e incarnato le energie fondamentali del proprio vissuto esistenziale e artistico. Ecco perché nel 1959, nonostante i consensi tributati da critica e lettori a L’isola di Arturo (1957), l’autore non esita a sottolineare la grandezza irripetibile del suo primo lavoro, definendolo «il libro più notevole»
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