Domenica 11 agosto 1968. Nei Feuillets d'Hypnos di René Char, scritti nel '43-'44, molte “illuminazioni” (il richiamo a Rimbaud è d'obbligo, per Char). Una mi colpisce, soprattutto: “Etre du bond. N'être pas du festin, son épilogue” (n. 197).
Char è partecipe del bond, come militante consapevole della Resistenza.
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La storia delle parole è la storia degli uomini che le usano. Con questo non si vuole spacciare per una novità quella che in realtà è la scoperta dell’acqua calda: solo, si tratta di non negarsi al problema di scavare le viscere delle parole che usiamo per capire l’autentico significato attraverso l’uso che ne facciamo. Giacché è l’uso, non il vocabolario, non il codice civile, che alle parole dà il loro valore semantico. E guardando all’uso, si finisce per incontrare sorprese: come parole che contengono in se stesse il significato e insieme il contrario del significato, pur rimanendo lessicalmente identiche a se stesse. Ma è proprio possibile?
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Grandezza inesauribile di Virgilio. Ad apertura del libro, trovo (II libro) il racconto della fine di Priamo, fatto da Enea. E’ la catastrophé finale di Troia, una situazione che ciclicamente si ripete lungo la storia del mondo. Leggerla oggi, dopo l’esperienza del 1945, aggiunge significazioni nuove alla compostezza dei versi latini, e fa risuonare la radicale profondità di parole elementari e decisive. La scena di Ecuba e delle figlie abbracciate all’ara degli dei e che
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