Accostandosi a un libro di George Orwell, occorre tenere a mente due principi che informano la sua scrittura, nonché la sua visione della vita, ossia l’orrore che egli provava per ciò che, ne La strada per Wigan Pier, definì “il dominio di un uomo su un altro uomo”; e la sua inesausta ricerca di una verità che fosse il più possibile obiettiva e non viziata da pregiudizi ideologici. Orwell rifuggiva da qualunque dogmatismo, volendo essere sempre fedele a ciò che vedeva – e pronto a cambiare idea. L’ideale che sempre perseguì è un ideale d’integrità etica e intellettuale: suo fu sempre l'odio verso l’autorità “come la intendo io”, affermò in Perché scrivo (un testo del 1946), ovvero verso un’autorità che, anziché perseguire... continua a leggere
tag: letteratura, orwell, totalitarismo
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In a painting by Matthias Grünewald, the Archangel Gabriel appears to the Virgin Mary: a gust of wind moves the robe and cloak he’s wearing and, at the same time, stirs the pages of a book, the book that Mary was reading; some words are made clearly readable by the painter: Ecce Virgo… Mary was reading the prophecy which announces the miraculous birth of Christ; she was reading and pondering on it; we are allowed to think so by recalling the words of Luke in his Gospel: while the three kings were adoring Jesus, “Mary kept all these things and pondered them in her heart” (2, 19).
Grünewald is not the only one who depicted the Virgin Mary in the act of reading. We can remember the paintings by Antonello da Messina, Piermatteo d’Amelia, Tiziano and Giorgione. All these painters show us a woman reading and pondering. Keeping this image in our minds we can shift our attention to a woman who actually read and pondered on religious matters, Princess Eliza... continua a leggere
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Un ampio canzoniere accolto tra due ali di esiguo peso, ma dall’inequivocabile significato di soglie, una d’ingresso e una di uscita: l’autore ha scelto di collocare la propria collezione poetica in una coppa di massime e aforismi, di adagiarla tra frantumati cristalli di prosa.
In apertura sono Cocci fra terra e cielo, citazioni tratte da molti maestri di morale e utili strumenti per il viaggio. Sono inevitabili, bisogna camminarci sopra prima di entrare, e restarne feriti. Uno per tutti, l’ultimo (il 66, numero che pone più di un quesito), che fa compiere infine, col dolce tocco autoritario della firma di Ceronetti, il lancio nel canzoniere: «La poesia ripara gli errori della Ragione, riempie i vuoti dei sensi, toglie il “velo di Maya” dai nostri occhi. È la vera Conoscenza».
E se all’inizio sono cocci, alla fine ecco alcune schegge firmate dall’autore, il fragile artigiano, che nelle prime compie, sc... continua a leggere
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