Una generosa passione anima i saggi di Misure del ritorno. Scrittori, critici e altri revenants1, di Luciano Curreri. Si manifesta non tanto riguardo ad autori od opere particolarmente amate (legittima ovviamente, ma che di per sé non costituirebbe un apprezzabile segnale di originalità), quanto nei confronti dell'indagine in sé, della tensione a capire e a spiegare, a scrutare il mondo attraverso le lenti della letteratura, e soprattutto a leggere tramite esse la contemporaneità, che, per il solo fatto di esserci dentro, è, per chi tenta di interpretarla, di gran lunga il tempo meno facilmente decifrabile. La ricognizione di Curreri è scandita su otto capitoli, sviluppati attraverso un indice inverso dal settimo allo zero, in una esplorazione che ha certo un senso cronologico (prende le mosse da Salgari e termina, grosso modo, con Stajano), ma anche e soprattutto eminentemente soggettivo: man mano che si inoltra nella sua materia e ne percepisce le incandescenz... continua a leggere
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Maggio, 8. Primi simulacri di esercizi militari sulla piazza di Talamone… Concorso di maremmani intorno al Generale; si arruolano parecchi volontari, altri se ne annunciano da Piombino.
(dal “Diario della spedizione dei Mille”, di Ippolito Nievo)
2 settembre 1849.
Un fischio lungo, poi uno più breve. Matteo scrutò a destra e sinistra, fin dove l’occhio poteva penetrare il buio della notte sul lungo rettilineo che, flebilmente imbiancato dal chiarore lunare, tagliava netta la pineta in due. Poi, saltò fuori dai cespugli in cui si era seppellito. Stirò le membra aggranchiate per troppa immobilità, e attraversò la strada con la sua corsa dinoccolata da quindicenne.
- O Matteo, son qui ! –
Si indirizzò veloce verso il cespuglio da cui veniva la voce di Tommaso. Nel buio riuscì a malapena ad indovinarne la curva lenta della guancia allargata ancor più del solito da un sogghig... continua a leggere
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Una ben meditata sapienza ha concesso a Giovanni Tesio, docente universitario e critico di vaglia, la felicità di sintesi che pervade questo suo I più amati. Perché leggerli? Come leggerli? (Interlinea, 2012), libretto all'apparenza scarno, ma ricchissimo in realtà di suggestioni. Tesio prende le mosse dalla sua personale avventura di lettore, un'infanzia e un'adolescenza vissute in ambiente contadino, connotate dalla stupefazione per le scoperte che la lettura favorisce, stagioni della vita nelle quali già era dato intravedere i segni di una vocazione ("niente come la letteratura avrebbe potuto interessarmi così a fondo"), poi sviluppata nell'esercizio metodico degli studi. La cifra del libro è nascosta allora dentro le pieghe dello sghembo ed imperfetto ossimoro sprigionato dal contrasto tra semplicità e profondità. Solo un'esperienza di sistematico approfondimento consente, infatti, di cogliere il cuore dei più impegnativi problemi di teoria della letterat... continua a leggere
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Mino Milani è autore straordinariamente prolifico, e la sua produzione sconfinata svaria dalla narrativa per ragazzi (dal ciclo di Tommy River, pubblicato in primis sull’indimenticato Corriere dei piccoli, a I cavalieri della Tavola rotonda, a L’ultimo lupo), a quella per adulti (Fantasma d’amore, Romanzo militare - sul quale si veda Bibliomanie n. 26 Luglio/Settembre 2011 - L’uomo giusto, ecc.), fino alla saggistica storica, nella quale spiccano gli studi dedicati al periodo risorgimentale (La crociera del «Maddaloni». Vita e morte di Nino Bixio, Boezio. L'ultimo degli antichi, fino alla splendida Giuseppe Garibaldi. Biografia critica.).
Dell’autore pavese Mursia propone adesso Dall’Impero alla Repubblica. 1470 anni di storia italiana, che nasce da un aggiornamento della Storia d’Italia a puntate, uscito tra il 1978 e 1980 su Storia illustrata. Con esso, Milani offre ai lettori una robusta sintesi delle vicende attraversate dal nostro paese, dall... continua a leggere
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Ci sono opere letterarie che, per il senso di inadeguatezza che suscitano in chi legge, non finiscono con la chiusura dell’ultima pagina. È un’inadeguatezza che non attiene tanto alla più o meno ampia disponibilità di chi legge di farsi pervadere da ciò che ha letto, quanto alla sensazione di difficoltà a cogliere tutto intero e tutto in una volta il significato dell’opera. Ben oltre la crosta dell’apparenza (la trama, ma non solo, ovviamente), le molteplici intenzioni di chi ha scritto si percepiscono per approfondimenti progressivi, e ad essi conseguono per chi legge altrettanti mutamenti di prospettiva, che inducono a riletture, rivisitazioni, ripensamenti a volte, e anche a nuove accensioni dell’immaginazione, in ragione di come si cresce, negli anni e con i libri. A questa categoria di libri appartiene di diritto una delle più considerevoli raccolte di racconti della nostra attuale narrativa, La felicità terrena, di Giulio Mozzi, che per merito di... continua a leggere
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Difficile che la dozzina di pagine che formano il vero e proprio Diario della spedizione dei Mille di Ippolito Nievo si possano ascrivere a pieno titolo alla “letteratura garibaldina” nell’accezione crociana della locuzione. Troppo sintetica la forma, troppo stringata la narrazione per superare lo stadio del semplice appunto, dell’annotazione stilata “tra un combattimento e un bivacco” come il primo esegeta dell’autore, Dino Mantovani, scrive in Il poeta soldato dell’altra sua opera “garibaldina”, gli Amori garibaldini racconto in versi della campagna dell’anno precedente. Questi sì, a buon diritto, possono per contro rientrare nel canone individuato da Croce, sia pure nell’eccezionalità della forma poetica prescelta, invece della più solida prosa, ritenuta dagli autori del canone garibaldino più consentanea alle vicende guerresche narrate. E, tuttavia, si tratta di un documento di indubbio interesse, e non solo perché capace di aggiungere ... continua a leggere
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Tra l’autunno del 1943 e il gennaio del 1944 si consuma uno dei drammi più cupi del fascismo, il processo e la condanna a morte di Galeazzo Ciano, genero del duce, a i repubblichini di Salò non perdonano di essere uno dei promotori del voto con cui il Gran consiglio del fascismo il 25 luglio decise la destituzione di Mussolini. Da questo episodio, Sartori prende spunto per questa sua ultima opera, Cielo nero (Gaffi editore, 2011). Costruita su 32 scene o brevi capitoli, scandite a mo’ di diario in terza persona sulle giornate più significative della storia, si sviluppa intorno alla figura di Galeazzo Ciano, rinchiuso nel carcere degli Scalzi di Verona, in attesa del processo. Uomo dolorosamente sopravvissuto all’immenso potere di cui ha disposto fino a pochissimo tempo prima, vive giornate gravide di rimpianti, recriminazioni, speranze, in un incessante altalenare tra abissi di sconforto e momenti di improbabili progetti per un futuro che a volte è r... continua a leggere
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I giorni si succedono nella banale mediocrità di un quotidiano disordine esistenziale, tra gli esuberanti ragazzi della sconfinata provincia argentina dei primi anni Ottanta che Magliani riesuma nelle prime pagine del suo ultimo libro, La spiaggia dei cani romantici, uscito agli inizi dell’anno presso la torinese Instar libri. Nel cuore della Pampa, in una cittadina chiamata Lincoln, un gruppo di ragazzi vive la sua disordinata giovinezza tra feste
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Rispetto alla sua prima canzone con lo stesso titolo, composta nel 1834, la seconda A Giacomo Leopardi (1848) di Alessandro Poerio si presenta incentrata su una rispondenza ancora più stretta tra analisi critica - o precritica - dell'opera leopardiana, e destinazione, fruizione, nonché rinvii testuali utilizzati quasi a contrappunto dei passi ideologicamente più significanti. Facili vi appaiono i riscontri testuali: "eterna idea"(v.3), "beate larve"(v.7), "Invocata morte" (v.12), "d'amor cura segreta" (v.16), "e lamentavi che la tua (giovinezza) perisse / come vecchiezza" (vv.32-33) - evidente qui la citazione diretta da Il sogno, vv.51-52: "giovane son, ma si consuma e perde / la giovanezza mia come vecchiezza"-, "care pupille", "mortal velo"(v.42), "te certo ella porrà"(v.74), "se fatta ignara e stolta, / servitù non l'aspetti un'altra volta"
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Pur se in maniera certamente meno palese rispetto agli altri "maggiori" del suo secolo, anche Leopardi, nell'arco di tempo che va dal 1837 all’inizio del secolo scorso, ha avuto una schiera di epigoni, che ne hanno evidenziato alcuni tratti a scapito di altri, in consonanza generalmente con lo spirito romantico prima, tardo romantico poi dell'epoca. Il che, tra l'altro, anche a prescindere dalla statura letteraria dei protagonisti, ha provocato una sensazione diffusa di esaurimento delle possibilità del magistero poetico del Recanatese alla svolta del nuovo secolo, poco prima che altra svolta, questa di intima intelligenza dell'autore da parte di una nuova generazione di poeti, gli desse nuovo impulso
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Oggi le due retoriche, della denigrazione di noi stessi e dell’autoesaltazione, non ci confondono più: siamo veramente maturi per capire i tempi e l’anima dei nostri garibaldini”. Così oltre sessant’anni fa scriveva Giani Stuparich, nell’introdurre una delle prime antologie di memorialisti garibaldini. Si tratta di una valutazione fortemente connessa alla contingenza storica. Le speranze dell’immediato dopoguerra, il ricordo recente e dolorosissimo della tragedia appena trascorsa, le memorie personali di volontario nella prima guerra mondiale: tutto ciò connota in maniera indelebile lo splendido saggio dello scrittore giuliano. È tuttavia per lo meno singolare che
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Si deve probabilmente ad un conciso giudizio di Benedetto Croce una sia pur limitatissima sopravvivenza nelle antologie letterarie dell'Ottocento della più nota delle poesie di Nievo, L’abisso. Ad essa viene concesso l’onore della citazione completa: "... La più bella delle poesie del Nievo (nonostante l'eccesso analitico e qualche stento o fiacchezza di frase) è, se non m'inganno, quella che ha per titolo: L'abisso, e che delinea un momento che ritorna poi, diviso in più momenti, nelle Confessioni
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Gli Amori garibaldini, secondo uno schema di palese ascendenza ortisiana, seguono la trama di un duplice amore, l'amor di patria e l'amor di donna. Lo stesso Nievo accredita le derivazioni tematiche ortisiane, parlando più volte di "primo amore" - l'amor di patria - e di un altro amore - l'amore per Bice
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Negli Amori garibaldini si può seguire tutta la storia della campagna del Cinquantanove, nella gioia delle prime battaglie e nella costernazione dell'armistizio peggiore di una sconfitta, nel riso squillante dei giovani volontari e nell'interno sgomento innanzi all'ignoto avvenire”. Così Dino Mantovani, autore della più antica biografia critica di Ippolito Nievo
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In tempi di pensieri deboli ben venga un’idea forte di letteratura che riesca a collocare la fruizione del testo letterario tra le esperienze esistenziali fondamentali. E’ a questo che tendono gli studi di Antonio Spadaro, che da oltre un decennio si vanno esplicitando in scritti sempre più sistematici ed in colloquio dinamico sia con la produzione contemporanea sia con opere che sono patrimonio ormai acquisito del canone letterario non solo italiano, ma anche europeo e nord americano. Alcuni dei concetti fondamentali erano già presenti in testi monografici dedicati ad autori dai caratteri eterogenei, da Carver a Tondelli, ma indagati secondo il metro comune della capacità di trasformare chi legge, di farsi per essi esperienza vitale. Il pensiero dell’autore si costituisce poi
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Jan Martin, un giovane olandese agente di un’agenzia europea antifrode, viene in Italia per indagare su fondi europei dirottati a fini di privata speculazione verso la costruzione di un porto turistico dalle dimensioni imponenti, forse il più importante del Mediterraneo. Jan agisce sotto copertura: lo scopo ufficiale della sua venuta, infatti, è un’attività da archeologo
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Enrico mio carissimo, Che giornata di dramma e di gloria fu quella odierna! Te ne scrivo in preda a sentimenti contrastanti ma vivissimi, stupito e quasi incredulo io stesso per essere ancora vivo, e non so se prevalga scoramento o esaltazione, o dolore per i patimenti che questi occhi videro. Oggi fu dunque giorno di battaglia, e prima di ogni altra cosa mi preme farti certo che il tuo fratellone ben si portò alla pugna. Adesso è sera, e vergo queste righe malamente appoggiato al tavolo zoppo da una gamba
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Il critico che sia veramente tale… inventa ciò che già c’è, nel duplice senso dell’invenire latino: lo inventa cioè, nel senso che se lo trova davanti a un certo punto, ma per via d’una prepotente eppure controllatissima immaginazione. Un’immaginazione che è, sempre, e contemporaneamente, proliferazione di proposte, eccesso di sollecitazioni, ma anche rinuncia e sacrificio
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Con il recente Abitare nella possibilità la ricerca di Antonio Spadaro sul significato più profondo della letteratura sembra giunta ad esiti tali da consentirgli una prima organizzazione sistematica alla materia. Il libro costituisce, infatti, il punto di arrivo (almeno per ora) di una lunga riflessione che ha percorso buona parte dei suoi scritti nel corso degli ultimi anni. In particolare, molti spunti di Abitare nella possibilità erano già presenti in quel A che cosa serve la letteratura? che costituisce il primo importante tentativo dell’autore di disciplinare il proprio pensiero secondo alcune linee guida: non a caso, a segnalare la continuità dei suoi studi ma anche un ininterrotto lavoro di approfondimento, alcune parti di quel testo sono riprese, con le opportune integrazioni, in questa sua ultima fatica
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Non è senza peso, nel definire i caratteri della nostra civiltà, che presso di noi le presenze più persuasive e perenni non siano tanto dei capitani o dei politici quanto di coloro che dell’esercizio della parola scritta fecero la ragione della loro vita. Uomini come Dante, Foscolo, Machiavelli prima di essere testimonianze capitali della nostra vicenda storica ne sono anelli insostituibili
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L’ultimo libro di Luisito Bianchi I miei amici, uscito nella primavera scorsa da Sironi editore, raccoglie i suoi diari del periodo 1968 – 1970, che custodiscono la memoria di un’avventura esistenziale particolarissima: l’esperienza di prete e di operaio vissuta in quel periodo presso la Montecatini di Spinetta Marengo, importante stabilimento industriale del polo chimico
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Il Dizionario della critica militante recentemente uscito per i tipi di Bompiani fornisce una mappatura ampia ed esauriente della critica letteraria italiana dell’ultimo ventennio. Il libro si articola in due saggi distinti: il primo, dovuto a Giuseppe Leonelli, abbraccia gli anni Ottanta, il secondo, di Filippo La Porta, riguarda l’ultimo decennio del secolo scorso. Completa il Dizionario una ricca appendice di Caterina Mannucci
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Si tratta di scritti composti lungo tutto l'arco di una carriera poco meno che sessantennale, gran parte pubblicata sui maggiori giornali e riviste letterarie, altra reperita nell'archivio privato dell'autore. Le curatrici li hanno disposti intorno ad alcuni assi tematici, che consentono principalmente di scrutare quell’atteggiamento di cordiale attenzione nei confronti del mondo
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