«In fondo, la mia vita è un ininterrotto ascoltare, dentro me stessa, gli altri» diceva Etty Hillesum in una pagina del suo Diario 1941-1943. Un’arte che deve imparare necessariamente chiunque inizi a tracciare i confini di un testo, ma in modo privilegiato chi decide di intraprendere il cammino rischioso di raccontare le vite di altri e, attraverso questi pochi prescelti, di una schiera infinita di con-sorti, persone che hanno ricevuto il fardello dello stesso destino. Di questa profonda capacità di mettersi in ricezione attiva delle voci altrui è testimonianza il libro di Silvia Cuttin, Ci sarebbe bastato.
L’opera avrebbe avuto il materiale e il respiro per diventare una grande saga, e dal genere desume l’accorgimento di inserire in apertura l’albero genealogico intrecciato dei due clan ebrei, i Goldstein e il Lager, di cui riporta le vicende. Viene in mente, prima tra tutte, La famiglia Moskat di Singer, con quel suo irresistibile fluire tolstojano... continua a leggere
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«In fondo, la mia vita è un ininterrotto ascoltare, dentro me stessa, gli altri» diceva Etty Hillesum in una pagina del suo Diario 1941-1943. Un’arte che deve imparare necessariamente chiunque inizi a tracciare i confini di un testo, ma in modo privilegiato chi decide di intraprendere il cammino rischioso di raccontare le vite di altri e, attraverso questi pochi prescelti, di una schiera infinita di con-sorti, persone che hanno ricevuto il fardello dello stesso destino. Di questa profonda capacità di mettersi in ricezione attiva delle voci altrui è testimonianza il libro di Silvia Cuttin, Ci sarebbe bastato.
L’opera avrebbe avuto il materiale e il respiro per diventare una grande saga, e dal genere desume l’accorgimento di inserire in apertura l’albero genealogico intrecciato dei due clan ebrei, i Goldstein e il Lager, di cui riporta le vicende. Viene in mente, prima tra tutte, La famiglia Moskat di Singer, con quel suo irresistibile fluire tolstojano... continua a leggere
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In occasione della traduzione delle sue poesie in italiano, da giovedì 27 a sabato 29 aprile è straordinariamente in Emilia Romagna Lorand Gaspar, importante protagonista della cultura francese: amico e collaboratore di Bonnefoy, chirurgo di professione, poeta, fotografo, traduttore.
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