L’Île des esclaves di Marivaux. Sofferenza e potere come esperienze trasformative
L’Hôtel de Bourgogne fu il primo edificio ad ospitare la mise en scène dell’L’Île des esclaves di Marivaux, nel 1725. Come poté questa pièce, ibrido tra favola filosofica, farsa all’italiana e terapia curativa, essere replicata ben ventun volte prima di essere messa in scena a Versailles? La vicenda trattata è tutto sommato molto lineare: dopo essere naufragati sull’isola, schiavi (Arlequin e Cléanthis) e padroni (Iphicrate ed Euphrosine) sono costretti a scambiarsi le rispettive posizioni sociali per un tempo limitato, alla fine del quale i loro reciproci rapporti saranno risanati. È il capo del governo repubblicano che vige sull’isola, il «maestro di cerimonia» Trivelin, a prescrivere l’inversione di ruoli: «Non fatevi scrupoli, sfogatevi pure con furore, trattatelo per miserabile, e fatelo anche con noi: adesso tutto vi è permesso. Ma trascorso questo momento, non scordatevi che siete Arlequin, che lui è Iphicrate e che voi siete per ... continua a leggere
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