La ricerca ha il pregio e il difetto di essere infinita, di metamorfizzarsi in modo inesorabile. L’effetto Dante mi ha portato a contattare il professor Paolo Valesio via mail. Lo stupore della sua gentile risposta mi ha costretto ad indagare sul percorso dantesco Italia-America-Mondo. Chi più di lui, che ha insegnato nelle prestigiose Università di Yale e di Columbia, può aver attraversato la condizione di homo viator, sognando nelle lingue di continenti diversi? Nella sua risposta mi colpì subito questa interessante osservazione che riporto pressoché interamente:24 bottles
claudie pierl... continua a leggere
tag: letteratura, Paolo Valesio
torna su
«Sì come dice lo Filosofo nel principio della Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere.»
«La ragione di che puote essere [ed] è che ciascuna cosa, da previdenza di prima natura impinta, è inclinabile alla sua propria perfezione; onde, acciò che la scienza è ultima perfezione della nostra anima, nella quale sta la nostra ultima felicitade, tutti naturalmente al suo desiderio semo subietti»
Affrontare un tema pressoché impossibile come la felicità può parere uno sforzo titanico. E lo... continua a leggere
tag: Alluvione, dante, Guareschi, Zambrano, Zibaldone
torna su
Per me raccontare di Pasolini è sempre una sfida che mi provoca costantemente. Forse non si riuscirà a definire mai nulla di questo autore e del resto non si può delimitare chi era eretico e corsaro allo stesso tempo. Ho scelto di partire dal verso «tremando di intelletto e di passione» della poesia intitolata “La Crocifissione”, tratta dalla raccolta Versi dal paese dell’anima. Intelletto e passione sono due parole chiave dell’immaginario pasoliniano in un accostamento ossimorico estremamente significativo, rafforzato dal verbo tremare di derivazione dantesca:
« […] tremando disse queste parole: «Ecce Deus fortior me, qui veniens dominabitur mich... continua a leggere
tag: cinema, pasolini, poesia
torna su
Chesterton era innamorato della sua cantina piena di depositi dimenticati, ricordi sepolti ma vivi e palpitanti, che chiedono di essere riportati alla luce o definitivamente gettati. Ognuno di noi ha la sua cantina. Dopo anni, ho riesumato la mia tesi di un’indimenticabile borsa di studio londinese con un titolo un tantino generico: Coleridge poeta e alcuni traduttori italiani.
Negli ultimi fogli sbiaditi, appoggiata distrattamente quasi come un regalo, trovo un’intervista a Mario Luzi (1914-2005) datata 4 novembre 1993.
Ricordavo di averlo incontrato a casa sua. Eravamo due universitarie con la passione della scrittura e l’assoluta ammirazione per i poeti. Guardavamo adoranti il suo viso simpatico di capra semita. Nella mia memoria è sempre viva la... continua a leggere
torna su
Vico scrisse un’autobiografia (Vita di Giovanbattista Vico scritta da se medesimo) fra il 1725 e il 1728. Molte delle notizie riguardanti la sua vita sono tratte da questo libretto, improntato – variatis variandis – su un modello letterario inaugurato, si sa, da Sant’Agostino.
Fin qui tutto bene. Ma chi è Gian Battista Vico? Non me ne voglia la Fondazione a lui intitolata che annovera tra gli obiettivi precipui quello della divulgazione del pensiero filosofico dello storico napoletano, ma per i miei ospiti mattutini delle aule liceali “il signor Gian Battista Vico che nacque in Napoli l’anno 1670” è un illustre sconosciuto. Che sia il nome di una via? In effetti, anche scandagliando a fondo i testi riformati, di lui rimangono tracce appena visibili: un brano incomprensibile tratto dai Principi della Scienza Nuova, un commento inutilmente snello che invita il docente con l’ansia di finire il programma ad un triplo salto mortale verso gli autori c... continua a leggere
torna su
“Non si può andare avanti così! Sono spenti, fissano il vuoto… e poi lei ride. Ride continuamente”. Spesso suo figlio si lasciava sfuggire l’amarezza dalla bocca, mentre facevo i compiti. “Papà, per favore, sto studiando algebra e non capisco nulla. Ti ci metti pure tu!”. Mi divertiva rimproverarlo per dirgli che c’ero anch’io e sentirlo balbettare qualche scusa. Quando usciva dalla stanza, nonna era tutta per me. Angela, una filippina minuta senza età, l’accudiva perché non camminava più ed era assente. Mi districavo allegramente nei meandri dei numeri quando nonna mi faceva compagnia: le formule astruse del quaderno parevano danzare leggere con lei vicino.
Ridere. Questo era ciò che pensava mio padre: in realtà quelle virgole di labbra appena appena sollevate esprimevano una letizia nuova per me che mi faceva tanto bene. Ancora di più i suoi occhi erano un balsamo speciale: fingevo di scrivere ma fissavo quei due pezzi di cielo. Av... continua a leggere
torna su
Dissipatio.
“Vediamo. C’è una mia vecchia lettura, un testo di Giamblico che ho avuto sott’occhio non ricordo per che ricerca. Parlava della fine della specie umana e s’intitolava Dissipatio Humani Generis. Dissipazione non in senso morale … nella tarda latinità pare che dissipatio valesse ‘evaporazione’, ‘ nebulizzazione’, o qualcosa di ugualmente fisico … solvens saeclum in favilla”.
Il mondo è un deserto di uomini nell’ultimo romanzo di Guido Morselli che sottrae il titolo a Giamblico, Dissipatio H.G. (humani generis). Il protagonista si accorge con sbigottimento e sorpresa e anche con un senso di liberazione di essere rimasto l’unico su... continua a leggere
torna su
La noia è un gran brutto affare per un professore. “Mi riprometto di cambiare ogni anno percorso, programma ecc.ecc.” Buoni propositi, certo. Ma la lotta per la sopravvivenza si impone sovrana non solo ad Acitrezza e la ‘creatività tecnologica’ dei file accumulati servirà senz’altro a qualcosa nella rincorsa affannosa di spiegazioni, verifiche e programmi. Poi accadono incontri che ti ridestano il gusto, quel pizzicore di ricerca mai sopita, che ti fa spalancare gli occhi sui testi degli autori e i volti imploranti dei tuoi ragazzi. Un professore universitario di storia dell’agricoltura lo scorso anno si è accorto che gli studenti copiavano. Bella scoperta! Capita anche a te nell’alto dei cieli accademici. Ha deciso allora di cambiare metodo. Ha preso la raffigurazione del quadro del Buon governo di Ambrogio Lorenzetti e glielo ha piazzato sotto gli occhi. “Che cosa vedete?” Dopo dieci minuti di inevitabile imbarazzo (del tipo, il prof. è impazzi... continua a leggere
torna su
L’Iliade. Nei banchi del liceo (un tempo anche alle medie) imparavi a conoscere l’asprezza di alcuni versi, l’atmosfera cupa, il presagio di morte. Alla fatidica domanda per scongiurare la noia di alcune mattinate, ‘ma tu quale dei tre poemi preferisci’, puntualmente la mettevi all’ultimo posto. Dopo l’Odissea e l’Eneide, si intende. Diciamoci la verità. Nessuno riusciva a competere con l’Ulisse, il farfallone, l’imbroglione che ti strizzava l’occhio e ti spingeva al di là del consentito. Il non plus ultra. L’Iliade proprio no. Poteva piacere a qualche saputello appassionato di guerre. Ma a noi incantava quel viaggio tra mille perigli, le sirene ammaliatrici, i popoli sconosciuti con abitudini alimentari a dir poco eccentriche. Invece Simone, una donna, ci ribalta la prospettiva, ci racconta la sua lettura dell’Iliade, dove intuisce tutta la violenza dell’epoca nella quale lei vive. Infatti L’Iliade o il poema della forza fu elaborato da... continua a leggere
torna su
Il sole si mangiava le schiene ricurve sui campi intente a raccogliere l’orzo. Più in là i pastori seguivano con lo sguardo le pecore ordinate e dimesse. Mancava poco all’ora di cena, due cose in fretta e furia, un saluto a Sara e poi finalmente dalle sue pergamene. Gli piaceva il latino così dolce ed armonioso, l’aveva imparato di nascosto da suo padre perché era la lingua degli invasori. Una leggera brezza lo accompagnava nella stradicciola di casa dove sempre lo attendeva seduto il vecchio padre che non lavorava più e gli aveva affidato tutti i suoi averi. O meglio quello che era rimasto da quando …
Ma che strano. Il padre stava con le braccia allargate, ancora possente come una statua e ai suoi piedi un miserabile cencioso. Che voleva da lui? Si era sparsa la voce che ormai il vecchio era rimbecillito da quando aveva dato parte dei suoi averi al figlio che se ne era andato ed ora tutti i reietti venivano lì a chiedere. Non si può rimproverare u... continua a leggere
torna su
Quando apparve Il codice di Perelà nel 1911, il sottotitolo romanzo futurista sembrava definire in qualche modo lo stralunato e singolare racconto di Aldo Palazzeschi. La storia di un uomo di fumo che per trentatré anni ha vissuto in una cappa di un camino era dedicata a “quel pubblico che ci ricopre di fischi, di frutti e di verdure”. In effetti i lettori, pur essendo stati abituati alla visione anarchica delle avanguardie letterarie e ai fermenti innovativi della poesia, rimasero attoniti di fronte alle vicende del fil di fumo bigio che scende dall’utero nero del camino dopo la morte delle tre vecchissime donne (Pena, Rete, Lama) che per lui tenevano alimentato il fuoco. Fin dall’inizio gli abitanti del regno di Torlindao, sentendogli pronunciare i nomi della triade materna, decidono di battezzarlo con le sillabe iniziali (Pe-Re-La), coinvolgendolo in una realtà piena di finzioni e di miserie. Ma di che essere si tratta?
... continua a leggere
torna su
Navigare è un verbo dagli infiniti significati e se il web diventa l’alto mare aperto, le sorprese stanno in agguato. Cliccando www. letteraturadimenticata.it, si apre repentinamente la pagina di un sito ricco di studi interessanti. In particolare Maria Enrica Carbognin si è dedicata al Giornalino di Vamba o meglio alle radici culturali di un genere a cui si rivolsero anche gli scrittori più “seri”. A lei va la mia più profonda gratitudine per avermi aperto file vivaci e colorati. Dicono che i ringraziamenti si debbano scrivere alla fine. Ma chi ben comincia, è a metà dell’opera
... continua a leggere
torna su
Marinetti tradusse La Germania di Tacito per la “Romana” nel 1928 perché, a suo dire, «offriva un modo giovanile di iniziare una giornata caprese piena di lunghe arrostiture al sole, tuffi a capofitto nelle liquide turchesi delle grotte verso cieli inabissati, conversazioni immense colla futurista Benedetta mentre allatta la nostra pupa rumorista»
... continua a leggere
torna su