Sarà vero che a Cuma una lumaca consuma la giornata sull’amàca?
Tra le tante città dell’Atlante di Toti Scialoja, popolate da comuni animali dalle stravaganti abitudini, Cuma compare un’unica volta. Il poeta però intitola un’intera silloge alla Sibilla cumana, Le sillabe della Sibilla (1988), e ai vaticini sibillini affidati a foglie che il vento scompiglia: «tutte le foglie vogliono / che la Sibilla sillabi». Anzi, già dalla malinconica raccolta Scarse serpi (1983), si ha l’epifania della Sibilla:
Il fermaglio scintilla
se la Sibilla sibila:
«Quale alibi sobilla
e assilla ogni tua labile... continua a leggere
tag: #animali, #poesia, #TotiScialoja
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«Kircher e altri immaginano invece che nel centro del canale del Maelström, ci sia un abisso che entra nel globo terrestre per uscire in qualche altra lontanissima regione»
La letteratura occitanica moderna e contemporanea non si insegna in Italia. Rarissime le traduzioni. Questo dato di fatto ha sottratto agli studiosi un patrimonio di grande bellezza e interesse, anche per quanto concerne il ruolo che vi gioca l’ambiente naturale e il mondo animale.
Restando solo nell’ambito di quello che è riconosciuto come uno dei massimi poeti e prosatori, Joseph d’Arbaud (1874-1950), cantore della Camargue, possiamo iniziare osservando il suo mondo degli ani... continua a leggere
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«Qui les connaît encore aujourd’hui, sinon les enfants, dont se nourrissent les contes, et les médiévistes qui sont, nul ne l’ignore, de grands enfants?»
Straordinario e prolifico scrittore, Jacques Roubaud è un matematico, poeta e romanziere che dal 1966 fa parte dell’OuLiPo. Cultore della letteratura medievale, dei romanzi graaliani pratica la riscrittura, assicurandone in questa forma la trasmissione e la memoria.
Le Chevalier Silence rimanda alle avventure narrate nel Roman de Silence di Heldris de Cornuälle (XIII sec.). Ma l’autore rivendica la paternità della versione originar... continua a leggere
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«C’è un solo Dio eterno. Ma ci sono stati alcuni dèi, degli dèi nati dal mondo, che per il mondo ora sono morti. Forse non riesci a comprenderlo davvero. I semidei esistono. Vivono una vita sovrana, abbeverati alle sorgenti dell’etere, inebriati dall’alito della materia, e padroni di un universo in fiore, partecipi della danza delle stagioni e delle stelle, cantano con la stessa voce dei raggi di luce e del mare. […]
C’è un solo Dio eterno. Ma i semidei nascono, vivono e invecchiano, e dopo una vita che nella tua mente non riusciresti a immaginare senza perderti, muoiono, sì, muoiono, tornano agli abissi dello spazio e del tempo, e per parte mia non so dove li riconduca la volontà che un bel giorno li fece apparire.» (pp. 69-70)... continua a leggere
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