Fosca di Igino Ugo Tarchetti (1839-1869) rappresenta con ogni probabilità, nel vario ed eterogeneo panorama della Scapigliatura di un'Italia ancora da farsi, un romanzo d'importanza tutt'altro che secondaria: se, da una parte, appare accogliere parecchi motivi dominanti in questo movimento culturale affatto sui generis, dall'altra si rivela – a ben vedere – tendenzialmente sovversivo persino nell'anarchico "canone" scapigliato, nonché proiettato, talvolta quasi visionariamente, verso tematiche, fermenti e temperie assai... continua a leggere
tag: letteratura, romanzo, scapigliatura
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Marina Cvetaeva ha scritto: “Tutti i poeti sono ebrei”. Proficuo chiedersi subito, forse, in che senso una figura determinante nella civiltà letteraria russa del secolo passato abbia rivendicato un’identità culturale così precisa – e, conoscendo la Cvetaeva, non si trattava di una mera presa di posizione intellettuale, assunta per affinità o solidarietà da vittima. Ella puntava più in alto.
Analogamente, è oltremodo interessante domandarsi cosa si afferma quando si dice “siamo tutti ebrei”? – o “siamo Charlie Hebdo”. E che significhi – di là dallo slogan e dalla sua efficacissima portata emotiva – assumere un’identità e rivendicare, in virtù di essa, un prototipo esistenziale.
Un’eccellente risposta al primo quesito – e forse anche al secondo – la offre, a nostro sentire, un testo mirabile di Judith Riemer e Gustav Dreifuss, pubblicato anni fa pure in un’egregia traduzione italiana (Giuntina, Firenze, 1994).
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Con rara misura e carsica presenza Cristina Campo – nome connotato di Vittoria Guerrini (Bologna, 1923 - Roma, 1977) – attraversa la letteratura italiana dal dopoguerra agli anni settanta. E la sua forma di “critica poetica” costituisce, ad avviso oramai di molte voci de race, un unicum nel panorama della seconda metà del secolo
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In poesia tutto è traducibile. Una riflessione sulla poesia di Pasolini può forse partire da questa considerazione, e porre il problema del passaggio da lingua a lingua quale tema fondante della riflessione sul linguaggio e sulla possibilità etica e storica che l’appropriarsi di una lingua poetica dischiude. Tale asserzione non è mero rovesciamento: appare invece necessità di approccio, se si pensa che l’autore di Poesie a Casarsa scrive «non siamo più a un cromatismo dialettale, ma siamo ancora in un ambito di fisicità, ossia di intraducibilità»
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tag: pasolini
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Lo scheletro del Candide del Teatrino Clandestino si riempie di segni e simboli: reliquia di una bizzarra deflagrazione ricomposta con la tecnica del papier collé, idee, visioni, frammenti di materia vi galleggiano insieme con una zattera alla deriva di nome Europa. E di materia si tratta, un palcoscenico-ring, costruito e distrutto, fagocitato da un’azione scenica totale, in febbrile modellamento
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