Rispetto al precedente romanzo Cattivo, in cui è evidente la dipendenza del protagonista dall’autore che l’ha creato, soprattutto nelle peculiarità che lo identificano come un ribelle, passionale ma nello stesso tempo freddo e razionale, in Non fare la cosa giusta Berselli apporta elementi di novità nella narrazione. Il protagonista ha una psicologia complessa, vive di vita propria in un romanzo in cui due storie, quella che conduce al crimine e quella che spiega come il narratore viene a conoscenza del fatto tragico, coincidono con i tempi del racconto. La prosa, quando è filtrata dalla necessità di riflettere sugli avvenimenti, ha un ritmo meno frenetico ed è sostenuta da un linguaggio necessariamente più analitico, che conferma la decisa evoluzione stilistica di questo autore
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D. da dove nasce l’esigenza di raccontare questa esperienza attraverso la forma narrativa del romanzo?
R. La decisione di scrivere sulle vicende della crisi del Darfur ha da subito preso la forma del romanzo. Una decisione nata nel corso dell’ultimo anno della mia permanenza in Sudan, il 2007, quando le vicende di quella regione avevano già preso una piega negativa e, temo, irreversibile. Avevo fino a quel momento dedicato larga parte delle mie energie alla trattazione di quella crisi, cercando di capirla innanzitutto, partecipando poi agli sforzi della Comunità internazionale per arginare l’emergenza e per trovare una soluzione politica. Avevo accumulato “materiale” di tutti i tipi in argomento: i rapporti inviati al Ministero degli Esteri e quelli stilati insieme ai colleghi dell’Unione europea; gli appunti presi durante i colloqui con i principali attori coinvolti nella crisi; le impressioni riportate durante le svariate missioni compiute in... continua a leggere
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Non c’è pace per il Darfur, dove continuano soprusi, violazione dei diritti umani, stupri perpetrati ai danni di donne e bambini, su un popolo in condizioni sanitarie gravissime, costantemente in fuga alla ricerca di cibo e protezione.Le donne del Darfur sono da sempre le principali vittime del conflitto in atto nella regione sudanese. E doppiamente vittime. Alcune poco più che bambine, quando sopravvivono allo stupro non riescono a nasconderlo e vengono rifiutate dai mariti o dai padri, allontanate dalle comunità in cui sono nate, cresciute e hanno messo al mondo i loro figli. E nessuno può impedirlo
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