Il buon soldato, scritto nel 1913 e pubblicato nel 1915, è uno dei libri più controversi nell’ampia e complessa opera di Ford Madox Ford. Anche se l’attenzione della critica si è principalmente concentrata sulla tetralogia fordiana nota come Fine della Parata, ritenuta il capolavoro di Ford e il punto più alto della sua produzione artistica, Il buon soldato è stato definito dal suo autore – spesso in disaccordo con i suoi critici – come “il libro migliore che io abbia scritto”.
Esso effettivamente mantiene intatto oggi, a un secolo dalla sua stesura, il fascino che deriva dall’intricato meccanismo del racconto e dall’ambiguità delle psicologie dei suoi protagonisti. E’ un libro che, scritto agli albori del Novecento, anticipa e annuncia le successive sperimentazioni artistiche raccolte oggi sotto l’etichetta di Modernismo, ma che proprio perché non succube delle esigenze incessanti di stravolgimento delle tecnic... continua a leggere
tag: letteratura
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Partiamo da qui, dal tempo: il Tempo con la t maiuscola, anzi. Ma quale tempo? Il Tempo filosofico o il Tempo della grammatica? In italiano non c’è differenza lessicale che aiuti a far chiarezza fra questi due concetti, che pure sono così ben distinti; ma gli inglesi, a cui piace la precisione, che respingono l’ambiguità quantomeno per esigenza comunicativa – lo vedremo bene nel cosiddetto “futuro” –, che amano dire le cose come stanno e si preoccupano delle interferenze di significato, gli inglesi, dicevo, distinguono eccome lessicalmente i due termini, cosicché le parole che definiscono l’una il Tempo filosofico e l’altra il Tempo della grammatica sono affatto diverse.
Ma facciamo un passo indietro; cosa s’intende qui per Tempo filosofico e per Tempo della grammatica? Ebbene, proviamo a spiegarlo in breve.
Il tempo che chiamo filosofico è un concetto astratto, universale; è una categoria del pensiero grazie alla quale possiamo... continua a leggere
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Leggere attentamente Oscar Wilde è sempre un’esperienza rivelatrice; lo si legge tuttavia sovente – io credo – con un poco di prevenzione, specie perché ne si hanno in mente gli aforismi, i paradossi, oppure qualche battuta delle commedie più famose. E così, prima ancora che per Il ritratto di Dorian Gray, Wilde è conosciuto come un formidabile conversatore ed un eccentrico di genialità indubitabile. La figura del dandy, poi, è quella che a numerosi lettori di tutto il mondo rimane più impressa nella memoria. Qualche tempo fa, mi è capitato, fra l’altro, di vedere un pupazzo che avrebbe dovuto rappresentare Wilde: era vestito di tutto punto in un completo viola ed ornato di un magnifico fiore all’occhiello
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