Felicità e condizione umana. Una prospettiva fenomenologica e antropoanalitica
Ad una riflessione sia pure succinta su di un tema semplice nel comune esperire e nell’immediato consapere, ma oltremodo complesso negli ambiti dottrinali di riferimento, non è dato svincolarsi dall’imperativo metodologico dell’assunzione di un oggetto. Il nostro oggetto è psichico, ma non è classificabile né fra le pulsioni istintive né fra gli atti di volizione. Una sensazione, una percezione, una rappresentazione, un pensiero sono definibili con generale consenso, laddove il concetto di sentimento pare addirittura sfuggire all’analisi terminologica, rinviando a tutte le formazioni psichiche non chiaramente delineate, quasi “confuse”, cui invero - per dirla con Jaspers - “non si sa dare un altro nome” se non “fatto multiforme” dello psichico “non appartenente alla coscienza obiettivabile”(6). È universalmente ammesso che i sentimenti rappresentino il nucleo della sfera affettiva o timopsiche, posta tra la sfera istintivo-volitiva e quella intellettiva o sofropsiche, e che essi si possano ordinare secondo dimensioni o qualità designate dalla cop... continua a leggere
tag: beatitudine, colpa, felicità, Max Scheler, nichilismo, postmodernità, psiche quadripartita
torna su