Bibliomanie

La serie musicale del se una notte d’inverno un viaggiatore: un dialogo meta-mediale tra il principio combinatorio calviniano e il serialismo integrale di Pierre Boulez
di , numero 57, giugno 2024, Didactica

La serie musicale del <em>se una notte d’inverno un viaggiatore</em>: un dialogo meta-mediale tra il principio combinatorio calviniano e il serialismo integrale di Pierre Boulez

Il presente contributo, seguendo i suggerimenti e le sollecitazioni innescate dagli studi relativi alla contaminazione strutturale tra musica e romanzo, si propone di analizzare il romanzo calviniano Se una notte d’inverno un viaggiatore in relazione e confronto con i principi della composizione seriale, riferendosi in particolare al serialismo integrale proposto da Pierre Boulez. Per quanto possibile, in conformità con l’assunto della specificità di ciascun media e linguaggio artistico, gli elementi e le tecniche di composizione utilizzati da Italo Calvino nella scrittura di questo romanzo “in serie”, verranno accostati in dialogo metaforico ai criteri di estetica e tecnica musicale della musica seriale. La ricerca si focalizzerà sugli scritti teorico-tecnici e le considerazioni prodotte da Boulez durante e successivamente l’esperienza ai Ferienkurse di Darmstadt. Dopo aver presentato le ragioni teoriche e le ricadute strutturali a livello dei piani narrativi del modello combinatorio dell’ultima scrittura di Calvino (inaugurata con il discorso preparato in occasione del ciclo di conferenze tenut... continua a leggere

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La polifonia e le forme poetico-musicali nei mottetti montaliani
di , numero 57, giugno 2024, Didactica

La polifonia e le forme poetico-musicali nei <em>mottetti</em> montaliani

1. Introduzione L’obiettivo di questa ricerca consiste nel comprendere se la sezione Mottetti all’interno del secondo libro montaliano possa celare un legame concreto con l’omonima forma musicale, e se tale rapporto possa svolgere una funzione semantica nel contesto non solo di singole liriche, ma anche dell’insieme dei componimenti di questa parte della raccolta. Sebbene Montale sia legato in particolar modo al teatro d’opera, tale ipotesi non sembra del tutto priva di realtà se si considera la dimestichezza che l’autore poté vantare con la musica, dapprima come (quasi) esordiente baritono e in seguito quale critico musicale per il “Corriere della Sera”. Inoltre, senza ricordare qui che le prime prove poetiche di Montale sono proiettate verso un orizzonte musicale, è stato rimarcato come la presenza della musica si avverta anche nell’andamento sinfonico delle Occasioni e in precedenza già di Ossi di seppia. Si procederà pertanto a un’analisi specifica di vari mottetti, in primis di quelli in cui sembra di poter ravvisare la duplice linea melodica che carat... continua a leggere

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Da ecfrasi a personificazione: la musica in Alberto Savinio e Giorgio Vigolo
di , numero 57, giugno 2024, Didactica

Da ecfrasi a personificazione: la musica in Alberto Savinio e Giorgio Vigolo

Si apre il sipario, la musica comincia, attrice della rappresentazione; anzi, protagonista, nonché regista e sceneggiatrice. Essa rapisce e travolge, è una forza incontenibile, che possiede e investe chi la ascolta; non è possibile addomesticarla, né provare a contenerla. Non è azzardato definire la musica come il grande tema che emerge nelle opere di critica musicale di Alberto Savinio e Giorgio Vigolo, i quali, tra passione, paura e ammirazione nei confronti di essa, l’hanno esaltata, descritta e indagata. Con esperienze, formazioni e punti di vista diversi, entrambi hanno scelto in particolare la musica come oggetto della loro produzione, anche se spesso le loro impressioni su di essa divergono radicalmente. Entrambi restano convinti che non sia possibile giungere a una definizione essenzialistica di un’arte in movimento continuo come la musica, chiamata infatti da Savinio «l’Arte Non Mai Conoscibile»: La sola definizione che si addica alla musica è la Non Mai Conoscibile. E non senza ragione. La non conoscibilità della musica è la ragione della su... continua a leggere

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Considerazioni sul tema musicale nei romanzi sveviani
di , numero 57, giugno 2024, Didactica

Considerazioni sul tema musicale nei romanzi sveviani

1. Introduzione. La musica è protagonista nell’opera e nella vita di Italo Svevo: lo stesso Svevo è un musicista dilettante e al suo violino dedica molte pagine affettuose e ironiche. Nei romanzi risuona la musica, in una fitta trama di riferimenti alla musica operistica, alla musica da camera, alle canzoni popolari e alle romanze da salotto. Alcuni capitoli dei romanzi sveviani offrono elementi per esplorare il carattere di un personaggio: la musica spesso arriva dove non arrivano le parole, e viene percepita come un evento che lascia una traccia significativa. Più volte è la musica, il linguaggio universale, a creare piattaforme di contatto tra i personaggi; è il tema della musica ad affiorare in modo preponderante soprattutto nella loro caratterizzazione, nei loro rapporti e nel loro destino; ed è, infine, una certa relazione con la musica a contraddistinguere la figura femminile sveviana nei suoi tratti più profondi. L’intento di queste pagine è analizzare, rispettando l’ordine di composizione dei romanzi, i modi e le forme con le quali lo scrittore racconta i primi avvicinamenti dei protagonisti ai... continua a leggere

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Gli usi analogici e metaforici della musica nella produzione narrativa di Alberto Savino
di , numero 57, giugno 2024, Didactica

Gli usi analogici e metaforici della musica nella produzione narrativa di Alberto Savino

«Che il pensiero della musica non abbia mai abbandonato Savinio risulta, con tutta evidenza dalla frequenza e dai modi con cui essa si palesa nella sua opera letteraria.» Sulle orme di questa intuizione di Mila De Santis, leggendo le opere di Alberto Savinio con il filtro della musica, si rende evidente che per Savinio essa rappresenti un mezzo per potenziare la sua narrativa. Alberto Savinio (1891 - 1952) enfant prodige del pianoforte, formatosi come musicista in Grecia e poi a Monaco - «non è un compositore che si confronta con la letteratura e neppure uno scrittore che si diletta di musica: è piuttosto, come è risaputo, un artista dai molti, diversi, interconnessi linguaggi, che con la musica intrattenne tuttavia un rapporto complesso, fatto di attrazione e di repulsione, di amore e disillusione.» Egli stesso, in una illuminante testimonianza che si legge nel catalogo della galleria Levi di Milano, autodichiara la sua continua disponibilità a molte arti - musica, letteratura, pittura - e a molte attitudini mentali, molti interconnessi linguaggi. «Io ho chiara... continua a leggere

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Draghi, fenici, cicale, formiche e altre meraviglie: gli animali fantastici nella letteratura per l’infanzia
di , numero 57, giugno 2024, Saggi e Studi

Draghi, fenici, cicale, formiche e altre meraviglie: gli animali fantastici nella letteratura per l’infanzia

Nel romanzo vittoriano per l’infanzia The Water-Babies dello scrittore inglese Charles Kingsley (1819-1875), edito per la prima volta a puntate tra il 1862 e il 1863, si trova la seguente riflessione: «Did not learned men, too, hold, till within the last twenty-five years, that a flying dragon was an impossible monster? And do we not now know that there are hundreds of them fossil up and down the world? People call them Pterodactyles: but that is only because they are ashamed to call them flying dragons, after denying so long that flying dragons could exist». In queste poche righe Kingsley connette il drago volante allo pterodattilo ovvero unisce la dimensione fantastica a quella scientifica, mostrando come finzione e realtà sovente finiscano per combaciare. E l’autore fa tutto questo in un libro destinato ai bambini i quali amano moltissimo tanto i draghi, quanto i dinosauri: proprio a partire da questa considerazione il contributo intende esplorare le dimensioni narrative della presenza di animali fantastici nella l... continua a leggere

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Un amore davvero incorruttibile. Due secoli senza Vincenzo Cuoco
di , numero 56, dicembre 2023, Didactica

Un amore davvero incorruttibile. Due secoli senza Vincenzo Cuoco

La letteratura è una specie di laboratorio che ci permette di elaborare e d’interrogarci su dilemmi morali, talvolta in modo estremo, esagerato. […] Se si suicidasse un nostro amico, saremmo molto turbati e cercheremmo di capire le ragioni del suo atto, e benché molti ritengano che in letteratura lo stesso gesto possa essere affrontato alla leggera, io lo considero con la gravità che avrebbe nella vita reale. […] Vorrei incoraggiare a prendere i personaggi con la massima serietà, proprio come si farebbe con una persona in carne ed ossa. I personaggi di un romanzo non sono burattini, hanno diritto di essere rispettati. pedro miralles weekend stetson straw cowboy hats outlet geox spaccio online custom nfl jersey borse y not al 70 di sconto zalando... continua a leggere

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Paolo Valesio: un incontro prezioso. Racconto di un’esperienza
di , numero 56, dicembre 2023, Letture e Recensioni

Paolo Valesio: un incontro prezioso. Racconto di un’esperienza

La ricerca ha il pregio e il difetto di essere infinita, di metamorfizzarsi in modo inesorabile. L’effetto Dante mi ha portato a contattare il professor Paolo Valesio via mail. Lo stupore della sua gentile risposta mi ha costretto ad indagare sul percorso dantesco Italia-America-Mondo. Chi più di lui, che ha insegnato nelle prestigiose Università di Yale e di Columbia, può aver attraversato la condizione di homo viator, sognando nelle lingue di continenti diversi? Nella sua risposta mi colpì subito questa interessante osservazione che riporto pressoché interamente:24 bottles claudie pierlot outlet schiebermütze black stetson hat zapatillas nike ofertas diego delle palme ... continua a leggere

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Francesco Serantini e la classicità dell’epopea minima
di , numero 44, luglio/dicembre 2017, Note e Riflessioni

Francesco Serantini e la classicità dell’epopea minima

Molti considerano Serantini autore romagnolo, ma ci sono due fatti che giocano a sfavore di questa collocazione. Il suo stile di scrittura. In un’epoca – fine anni Quaranta e primi Cinquanta – in cui dettava legge il neorealismo letterario, Serantini si presentava con uno stile abbastanza inconfondibile, quello dell’epopea minima, della festa popolare. Fu un umanista che restò fedele alle storie vissute, cantore di un’Italia illustre sul piano popolare e garibaldino. Usò uno stile nuovo e antico al contempo, legato al passato ma bagnato nella modernità della sintesi, amante di una narrativa scorciata e dinamica, rapida e sobria, con un senso ironico e smaliziato della vita, fatto di malinconia e di nitidezza classica. Chi lesse Serantini si accorse che era autore colto, dotato di solide e ampie letture, affezionato ai classici ma ben stagionato con il “locale”: nei dialoghi dei suoi personaggi riesce a mantenere i modi colloquiali, dotandosi di formule dell’uso vivo – sprezzature, anacoluti, dialettalismi – ma sempre classicamente calibrate. Il suo era insomma uno stile inconfondibile, che trapianta... continua a leggere

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Le spose sepolte di Marilù Oliva
di , numero 45, gennaio/giugno 2018, Letture e Recensioni

C'è un paese reale, Bedizzole, in provincia di Brescia, dove non esiste una via, una piazza o un vicolo che porti il nome di una donna. Per rimediare pare che la giunta comunale abbia istituito una commissione incaricata di trovare nomi di donne illustri, sostenendo che le denominazioni di piazze e strade contribuiscano a formare la cultura dei cittadini e che siano un potentissimo mezzo di educazione subliminale: tutti li leggono e li imparano e chi ne legge solo di maschili a lungo andare introietta l’idea che non ci siano donne degne di comparire sulle targhe stradali. C'è un paese immaginario, Monterocca, sull’Appennino bolognese, nel quale ogni luogo, monumento o istituzione è dedicato a una donna: via Maria Bellonci, viale Mia Martini, via Anna Magnani, via Gae Aulenti, via Isabella d'Este, fino alla locanda Margherita Hack e alla pasticceria Grazia Deledda. Una Città delle Donne non solo nella toponomastica, ma un luogo ideale governato prevalentemente dalle donne: una sindaca, una vice-sindaca, molte assessore. Il tema utopico della città delle donne è antico, risale a Cristina da Pizzano, nata in provincia di Bologna, vissuta alla corte del re di Francia, più nota col nome francesizzato di Christine de Pizan, che tra il 1404 e il 1405 aveva scritto Le livre de la Cité des Dames, La Città delle Dame, appunto, ambientato in un luogo governato come Monterocca da un manipolo di donne sagge. Comincia con una sfida volutamen... continua a leggere

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In margine alle Myricae di Giovanni Pascoli
di , numero doppio 46/47, luglio 2018/giugno 2019, Note e Riflessioni

In margine alle <em>Myricae</em> di Giovanni Pascoli

Nelle Myricae di Pascoli la poesia, seppur per frammenti e illuminazioni, diviene programmaticamente indefinibile punto d’incontro tra realtà sensibile e realtà ultrasensibile, si fa dimensione d’interscambio tra ciò che non è più e ciò che mai più sarà, è invisibile linea che separa e insieme unisce l’inafferrabile unità del tutto. Il poeta, postosi sulla soglia dell’essere già dal titolo, tocca guarda ascolta quanto ad altri è precluso, rimodulando nel suo canto immagini di un mondo ormai trapassato, che parla una lingua arcana e immortale, lingua non tanto a un livello pregrammaticale, secondo la ben nota definizione di Contini, bensì prenatale e ancestrale, iscritta nel cuore delle cose, simile alla circolarità cantata nella quarta ecloga di Virgilio, da cui il termine myricae è preso, in un eterno ritorno. L’intero verso virgiliano (Ecl. IV 2), posto lapidariamente a epigrafe dell’opera, muta il suo senso originale, perché è volontariamente soppresso il non incipitario, e assume il significato di «a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici», così ... continua a leggere

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Perché progettare un nuovo Medio Evo oggi? Riflessioni su un’avanguardistica mostra londinese
di , numero doppio 46/47, luglio 2018/giugno 2019, Saggi e Studi

Perché progettare un nuovo Medio Evo oggi? Riflessioni su un’avanguardistica mostra londinese

Il primo marzo del corrente anno, una virtuale capsula del tempo è approdata presso il Museum of the Order of St. John, a Londra. Vi ha portato in mostra un campionario di “scene, visioni e frammenti di una storia alternativa” del Medioevo. Anzi, del TechnoMedioevo, con l’obiettivo di condurre «un’esplorazione audace e avventurosa nell’arte contemporanea», dimostrando «i modi con cui la nuova tecnologia può essere utilizzata per reinterpretare soggetti storici». Ora, già l’unione del prefisso “tecno” con il sostantivo “medioevo” potrebbe prestarsi a qualche malinteso o fraintendimento, parendo forse un azzardo, se non un paradosso, rapportare il concetto di tecnologia e le funzioni della stessa ad un’età che solitamente passa per essere regressiva e fortemente deficitaria sul piano delle acquisizioni scientifiche e tecnologiche. E non solo di quelle, va da sé. Se poi vi si aggiunge che a postulare l’esistenza di un siffatto Medioevo, alternativo e a suo modo tecnologico – o, meglio, post-tecnologico – sia un gruppo di studiosi, ricercatori, storiografi e artisti consociatisi q... continua a leggere

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Perché rileggere Il buon soldato
di , numero doppio 46/47, luglio 2018/giugno 2019, Saggi e Studi

Il buon soldato, scritto nel 1913 e pubblicato nel 1915, è uno dei libri più controversi nell’ampia e complessa opera di Ford Madox Ford. Anche se l’attenzione della critica si è principalmente concentrata sulla tetralogia fordiana nota come Fine della Parata, ritenuta il capolavoro di Ford e il punto più alto della sua produzione artistica, Il buon soldato è stato definito dal suo autore – spesso in disaccordo con i suoi critici – come “il libro migliore che io abbia scritto”. Esso effettivamente mantiene intatto oggi, a un secolo dalla sua stesura, il fascino che deriva dall’intricato meccanismo del racconto e dall’ambiguità delle psicologie dei suoi protagonisti. E’ un libro che, scritto agli albori del Novecento, anticipa e annuncia le successive sperimentazioni artistiche raccolte oggi sotto l’etichetta di Modernismo, ma che proprio perché non succube delle esigenze incessanti di stravolgimento delle tecniche narrative, portato a maturazione dal genio di Virginia Woolf e James Joyce, riesce a mantenersi fresco e di felice lettura anche per il lettore contemporaneo. In quest’opera, inoltre, sono portati alla perfezione due aspetti determinanti per l’inquadramento della figura letteraria dell’autore: il primo riguarda la tecnica della scrittura, il secondo la descrizione e l’indagine psicologica dei personaggi. Nel saggio posto a introduzione della sua edizione del romanzo del 1990, ... continua a leggere

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Dentro La fattoria degli animali. L’amara favola politica di George Orwell
di , numero doppio 46/47, luglio 2018/giugno 2019, Saggi e Studi

Dentro <em>La fattoria degli animali</em>. L’amara favola politica di George Orwell

Accostandosi a un libro di George Orwell, occorre tenere a mente due principi che informano la sua scrittura, nonché la sua visione della vita, ossia l’orrore che egli provava per ciò che, ne La strada per Wigan Pier, definì “il dominio di un uomo su un altro uomo”; e la sua inesausta ricerca di una verità che fosse il più possibile obiettiva e non viziata da pregiudizi ideologici. Orwell rifuggiva da qualunque dogmatismo, volendo essere sempre fedele a ciò che vedeva – e pronto a cambiare idea. L’ideale che sempre perseguì è un ideale d’integrità etica e intellettuale: suo fu sempre l'odio verso l’autorità “come la intendo io”, affermò in Perché scrivo (un testo del 1946), ovvero verso un’autorità che, anziché perseguire il bene comune, opera con il solo fine di mantenere sé stessa al potere e gli altri in uno stato di soggezione. Mi piace accostare subito questi principi a quanto Wilfred Owen, uno dei massimi critici della propaganda bellica, morto in battaglia sul fronte francese, nel novembre del 1918, scrisse nell’introduzione (rimasta allo stato d’abbozzo) a q... continua a leggere

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Immagini vecchie e nuove di viaggi verso la Luna. Un itinerario comparatistico
di , numero doppio 46/47, luglio 2018/giugno 2019, Saggi e Studi

Immagini vecchie e nuove di viaggi verso la Luna. Un itinerario comparatistico

La storia della fantascienza, prima come genere letterario e successivamente come verosimile realizzazione di visionari esperimenti, si lega indissolubilmente alla Luna e al desiderio di raggiungerla. Musa silenziosa, astro narrante, falce d’argento, eterna lanterna, l'ispiratrice di evasioni dal mondo terrestre e di contatti con civiltà aliene è poi diventata obiettivo di conquista e di esplorazione. La narrativa è stata la prima a far viaggiare l'uomo verso il satellite alla scoperta di fantasiose e ibride creature che hanno popolato Selene prima che la tecnologia permettesse di raggiungerla davvero. Luciano di Samosata, nel II secolo d.C., è tra i primi a raccontare di un viaggio alla volta della Luna. La sua Storia Vera, pur parodistica, satirica e surreale, diventerà uno dei primi riferimenti della letteratura fantastica e fantascientifica in quanto descrive con dettaglio tutte le caratteristiche somatiche e sociali dei Lunari, gli abitanti del satellite e sudditi del re Endimione, ispirandosi soprattutto all'opera di Plutarco. Luciano è il primo autore a far approdare, con una vera e propria nav... continua a leggere

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Souvenirs de Paris, ovvero una passeggiata a Sandymount
di , numero 45, gennaio/giugno 2018, Saggi e Studi

<em>Souvenirs de Paris</em>, ovvero una passeggiata a Sandymount

Nella tarda mattinata del 16 giugno del 1904, dopo aver tenuto la propria lezione a scuola, Stephen Dedalus sta passeggiando sul litorale di Sandymount. I suoi pensieri sono attraversati da ricordi, che gli balenano nella memoria, e da vivide percezioni, che colpiscono i suoi sensi: la vista delle onde, della torre in lontananza e di una coppia di raccoglitori di telline, il rumore dei passi sugli «scricchiolanti marami e conchiglie» («cracking wrack and shells»), l’abbaiare di un cane, le «tanfate di fogna» che i rifiuti sparsi sulla spiaggia esalano («upward sewage breath»)... Quello che viene offerto al lettore di Ulysses nel terzo episodio (“Proteo”) è il primo, articolato esempio di monologo interiore dopo quelli frammentari di cui sono disseminati gli episodi precedenti: esso fissa il «flusso vitale di una coscienza in cui passato e futuro coincidono nel punto meridiano e focale di un eterno presente»n. E nel passato di Stephen c’è, tra l’altro, un soggiorno a Parigi come ... continua a leggere

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Sulla Giornata nazionale della Letteratura
di , numero 44, luglio/dicembre 2017, Note e Riflessioni

Ma è proprio necessaria, una “Giornata Nazionale della Letteratura”? Non sono diventate esorbitanti, quindi invisibili, le “giornate” dedicate a qualcosa di importante? Non stanno trasformandosi in stanchi post-it scritti con pennarelli esauriti? “Ricordati di ricordare”: ma cosa dovevo poi ricordare? Il catalogo, sappiamo bene, genera indifferenza se non è imbandito da un grande autore, ma di Omero o di Gadda ne incontriamo sempre meno. Allora osiamo il calviniano antidoto dell’esattezza e proviamo ad analizzare la formula parola per parola. Giornata – giorno pieno e lungo, “giorno chiaro e sereno” diceva Leopardi, tutto teso a uno scopo, dentro al lungo anno, una festa, segno rosso sul calendario. È di noi umani la consuetudine di segnare giorni speciali, di darci dei segnalibri, dei sigilli, perché nell’indistinto del tempo non riusciamo altrimenti a fermarci a riflettere e a valorizzare. Nazionale è un aggettivo che ci fa bene ripetere. Nazionale, di tutti; tutti coloro che han messo piede – in quanti modi possibili! – sul suolo italiano. Ius soli, appunto: siamo qua, beatamente affacciati o faticosamente abbarbicati su queste rive: Dante già lo diceva (“così s’en vanno su per l’onda bruna…”) E Luzi, un po’ dopo di lui (“file d’anime lungo la cornice…”) Siamo qua, e condividiamo una lingua, e la sua letteratura che è sempre in evoluzione e ci unisce. Letteratur... continua a leggere

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Per Fosca. Verso una fenomenologia del romanzo breve
di , , numero doppio 46/47, luglio 2018/giugno 2019, Saggi e Studi

Per <em>Fosca</em>. Verso una fenomenologia del romanzo breve

Fosca di Igino Ugo Tarchetti (1839-1869) rappresenta con ogni probabilità, nel vario ed eterogeneo panorama della Scapigliatura di un'Italia ancora da farsi, un romanzo d'importanza tutt'altro che secondaria: se, da una parte, appare accogliere parecchi motivi dominanti in questo movimento culturale affatto sui generis, dall'altra si rivela – a ben vedere – tendenzialmente sovversivo persino nell'anarchico "canone" scapigliato, nonché proiettato, talvolta quasi visionariamente, verso tematiche, fermenti e temperie assai posteriori. Uscito a puntate sulla rivista “Il pungolo”, apparve postumo, in volume, nel 1869: Tarchetti morì giovanissimo poco prima di completare il penultimo capitolo, tempestivamente redatto dal fraterno amico Salvatore Farina (1846-1918), che peraltro dall'autore – pure secondo la miglior filologia d'oggi – ne aveva ascoltato meticolosamen... continua a leggere

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La poesia in prosa di Libretto di transito di Franca Mancinelli
di , numero doppio 46/47, luglio 2018/giugno 2019, Letture e Recensioni

La poesia in prosa di <em>Libretto di transito</em> di Franca Mancinelli

La prosa di Libretto di transito (Mestre, 2018) è poesia che tende asintoticamente, perciò impercettibilmente, a diventare un vero e proprio romanzo laconico o sospeso allo stato embrionale; qualcosa al contempo di contratto eppure articolato abbastanza da non essere contenibile nella misura tipica del racconto. Plasticità o rilievo, per emergere, devono continuamente vincere la resistenza di una misteriosa bidimensionalità che è anche una reticenza, la quale attraversa le cose quasi cancellandole, oppure verificandone l’importanza, oppure ancora costringendole a diventare eventi o a non essere. Viene in mente la paradossalità tangibile del nastro di Möbius che richiama continuamente alle due dimensioni un oggetto dall’interno della sua stessa tridimensionalità. Il soggetto, anche quello in prima persona, è interno all’enunciazione, non ne straborda mai per esistere fuori e prima di essa, rendendosene indipendente come l’a priori della narrazione. Inoltre quando il periodo è costruito alla prima persona, nonostante esso sia sempre breve, il soggetto trova comunque il modo di mettersi a ... continua a leggere

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L’esempio di Gianni Brera. Una via d’uscita dalla paraletteratura
di , numero doppio 46/47, luglio 2018/giugno 2019, Saggi e Studi

L’esempio di Gianni Brera. Una via d’uscita dalla paraletteratura

La letteratura italiana, come quelle di tutto il mondo, si è dovuta confrontare con le problematiche che nel ‘900 hanno investito il concetto stesso di letteratura e la figura del letterato. Partendo già dalle teorie di Simmel e poi di Benjamin si è andati riscontrando come le metropoli e la società capitalistica abbiano modificato i connotati dell’individuo e della sua soggettività, arrivando a mettere in crisi il sistema di valori tradizionali e con esso anche la funzione del raccontare la realtà. Le metropoli sconvolgono lo stile di vita dei singoli individui che si devono adattare ad un ambiente regolato da elementi oggettivi ed alienanti come il tempo ed il denaro, all’insegna dell’intensificazione della vita nervosa. La base psicologica su cui si erge il tipo delle individualità metropolitane è l’intensificazione della vita nervosa, che è prodotta dal rapido e ininterrotto avvicendarsi di impressioni esteriori e interiori. L’uomo è un essere che distingue, il che significa che la sua c... continua a leggere

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